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L'adulto impone, il discente obbedisce: riflessioni in termini di approccio allo studio.

Martina

Tutti voi nel corso del tempo, vi sarete trovati a dover rispettare delle regole, ma diciamocela tutta, ci sono regole, che vanno rispettate e rientrano nel concetto imprescindibile di educazione civica, altre strettamente famigliari correlate dunque a culture diverse, ed altre ancora delle quali ancor oggi non si riesce proprio a comprenderne il significato. Una di queste regole che di sicuro vi sarete sentiti ripetere, chi più e chi meno, è rappresentata dalla classica esclamazione:

“Devi studiare!”

Innanzitutto, specifichiamo a noi stessi che non è una regola che va imposta ,ma puramente buon senso e coscienziosità nel prepararsi intellettualmente, emotivamente etc, ad un futuro prospero caratterizzato sia da discese e successi, e non meno importanti, caratterizzato anche da salite ed insuccessi, i quali andranno curati a loro volta in ogni loro veste, e di conseguenza poi minuziosamente rivestiti con uno degli “abiti più preziosi” proprio in considerazione che ciascun fallimento rappresenta anch’esso, una lezione, una lezione di vita, collocato come parte integrante dell’insegnamento in termini di conoscenza di noi stessi (“Sbagliando si impara”); dunque bisognerà avere molta cura nel scegliere il nostro “abito” e andrà esteso il concetto di fortificazione personale, di sicurezza in noi stessi, di conoscenza dei nostri limiti durante tutto l’arco della nostra vita.

Ebbene, ritengo di elevata importanza, sottolineare che per quanto sia un nostro FONDAMENTALE diritto ed obbligo avere un'istruzione, bisogna anche abituare i bambini gradualmente all’importanza dello studio, bisogna in primis aiutarli a comprendere il perché è giusto crearsi un proprio bagaglio culturale; l’adulto comprende correttamente il perché, ma proiettandosi nelle loro testoline, nella loro età, non pensate anche voi si chiederanno:

“ma io, con questo bagaglio, che ci devo fare? Io preferisco giocare e di preparare bagagli proprio non ne ho voglia!”

In questo modo, inizia il lento processo per il quale “il mondo dello studio, della scuola, della cultura” diviene noioso, si crea dunque un'associazione negativa “compiti > noia > pesantezza = studio e io non lo faccio”.

Quindi arrivati a questo punto, vi domanderete: “come posso fare?”

A questa domanda non esiste una risposta univoca, poiché ciascuno di noi è differente, ma ognuno di noi possiede degli interessi, i bambini sono attirati dal mondo del gioco, dai loro giocattoli, dai loro cartoni e personaggi preferiti.

Il mio parere, sviluppato negli anni di studi universitari da me svolti, consiste dapprima nel stimolare il concetto di “interesse per” ad esempio, l’interesse per un gioco: “sai cosa serve per realizzare questo gioco? guarda ti faccio vedere” -oppure- “sai come viene realizzato questo tuo cartone animato preferito? Guarda mettiamo insieme una serie di immagini, ti faccio vedere!”.

Stimolare la curiosità, è dunque la reale priorità.

Incrementare le nozioni, fa parte della crescita.

Imporre sin dalla scuola materna e/o dalla prima classe della scuola primaria un errato concetto di studio:

“Prendi la penna, il libro e adesso fai i compiti”

(imposizione _ connotazione negativa),

per quanto di fondo sia concretamente il fine ultimo, va sottoposto al bambino avvalendosi di forme di comunicazione maggiormente stimolanti.

Abbiamo precedentemente parlato dell’interesse rispetto ad un gioco e da come esso è realizzato, adesso invece parleremo delle materie oggetto di studio. Nuovamente vi domando se avete mai sentito dire:

“Devi studiare la matematica perché nella vita ti serve e basta!”

Siamo nel 2021, nell’era della tecnologia avanzata, possiamo certamente trovare di meglio da dire … non trovate?

A volte, quando parliamo con i bambini, con i propri figli, si pensa spesso ad esprimere in modo diretto il concetto, senza far trapelare perplessità rispetto ad un dato argomento, si va semplicemente dritti al punto!

La teoria spesso, gira tutto attorno al concetto, titolo del post: “l’adulto impone e il discente obbedisce”. Ma vogliamo spiegare loro perché ad esempio, davanti ad uno scaffale di un giocattolaio possiamo permetterci di comprare solo un gioco, invece di due? Introdurre gradualmente (non creando un senso di colpa nel bambino sia chiaro) il concetto di lavoro > soldi > spese prioritarie e/o difficoltà, secondo voi è tanto sbagliato?

Quando vi si chiede di fare o di non fare qualcosa, ve lo domandate quale sia il motivo di tale decisione?

Si? bene, esattamente! ricordiamoci sempre che  il medesimo processo di ragionamento pensato da noi adulti, dunque il ricercare una vera e propria spiegazione ad un dato fatto, può essere sostenuta anche con un bambino, senza dover  arrivare subito al fine ultimo, cosi facendo non sarà assorbito come imposizione fine a se stessa, ovvero senza un perché:

“Posa quel gioco subito! Ho detto di no!”.

Possiamo introdurre il concetto del denaro > dall’acquisto di un gioco > sino ad arrivare a vere e proprie nozioni di matematica e calcolo.

Tornando al perché studiare la matematica nel 2021, nell’era dell’evoluzione rispetto ogni settore che ci circonda, possiamo dunque trovare una risposta più originale:

“Devi studiare la matematica perché se un giorno avrai 30 Euro, potrai calcolare da solo il costo di un giocattolo, e comprare anche un bel gelato o un pacchetto di figurine; se il negoziante ti darà il resto sbagliato e te non saprai contare, sai cosa succederà? Niente gelato e niente figurine, perché non ti basteranno i soldini che hai in mano!!”. 

Dunque,  ciò che ho potuto constatare di persona, in quanto educatrice professionale, attraverso lo studio di materie pedagogiche e grazie allo scambio di riflessioni sostenute con genitori e colleghi, sintetizzo di seguito, pochi e semplici spunti di riflessione:

1- esprimere i ragionamenti dietro ad un concetto rivolto al bambino senza passare (laddove è possibile) al concetto stesso diretto;

2- argomentare i "perché" dei bambini;

3- ricordare che "l’adultità" è un traguardo, un processo psico-fisico, che viene raggiunto passando per molteplici, non sempre semplici step. È bene scindere il concetto dunque di “adultità” dal concetto di “autorità” ovvero  "cercare di imporre fermamente la propria volontà su chi gli è sottoposto" (“Devi studiare!”) ;

4- stimolare l’interesse nel bambino, per stendere agevolmente "il tappeto della curiosità" rispetto le materie scolastiche, ricordandosi sempre, come disse il filosofo empirista inglese John Locke: “Il bambino è come una tabula rasa ed é grazie all’interazione sociale che egli impara a parlare, apprende emozioni e principi morali… -  questa tabula rasa andrà plasmata".

Stimoliamo "il sapere con curiosità", non indirizzando negativamente il concetto proprio di studio.

5- imparare si … ma giocando (non scarichiamo solo giochi fini a se stessi, esistono applicazioni anche educative con contenuti didattici interattivi e gratuiti).

Vi aspetto al prossimo post-riflessivo! 

Martina Bartolomeo

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