Ho iniziato tanto tempo fa aiutando i miei fratelli più piccoli a fare i compiti, poi i compagni di classe, quindi gli amici e infine è diventato, potrei dire, un lavoro: una passione in pratica lo è sempre stata.
Non credo in uno schema rigido che vada bene per ognuno; credo nella pazienza e nella umiltà di ascoltare per cogliere, attraverso l'interazione con l'alunno, una strada possibile.
For...
Ho iniziato tanto tempo fa aiutando i miei fratelli più piccoli a fare i compiti, poi i compagni di classe, quindi gli amici e infine è diventato, potrei dire, un lavoro: una passione in pratica lo è sempre stata.
Non credo in uno schema rigido che vada bene per ognuno; credo nella pazienza e nella umiltà di ascoltare per cogliere, attraverso l'interazione con l'alunno, una strada possibile.
Forse nessuno più di un insegnante sa, o dovrebbe sapere, che non si finisce mai di conoscere e che, prima ancora di dare istruzioni o consigli, occorre comprendere-prendere con sé, l'altro.
Accettarne le insufficienze cognitive
è, forse non l'unica, ma a mio avviso, la ragione più significativa, per la creazione di un rapporto di fiducia che faccia di ogni lezione un gradino per andare oltre, superando una piccola crisi ogni volta.
Non saprei se già tutto questo si configuri come una metologia, ma sono dei punti di partenza, i miei punti almeno : ogni lezione-ogni alunno, è una nuova occasione in cui, sia istinto o esperienza, immaginare i buchi ma anche le resistenze per inventare una lezione che colmi gli uni e provi a rimuovere le altre.
Penso a tutte le volte che, dopo aver cercato di elaborare una risposta per poi proporre una soluzione, magari con la presunzione di aver colto nel segno,
l'altro rispondeva : "Ah mi ricordo!".
Un po' ne rimanevo deluso ma mi accontentavo di ribadire un concetto corretto : bisognerebbe essere capaci di essere attenti solo al presente!
Per saperne di più
Vedi meno