Elena Prizzi

L'esperienza in aula mi ha insegnato ad osservare e ad ascoltare. Il lavoro che faremo insieme si baserà su delle sessioni di ascolto ed autovalutazione per il raggiungimento di un obiettivo.
L'orientamento non crea vincoli, poiché l'orientatore è per il cliente un facilitatore nel momento della transizione, lo incoraggia a spiegare le ali confidando in se stesso, poi ognuno impara a volare da solo.
Ogni incontro durerà minuti ed il numero totale di incontri sarà definito insieme, ma con un limite massimo. Si deve raggiungere una meta, non tergiversare, serve essere efficaci e concreti.
Ci sarà del materiale su cui lavorare e su cui riflettere. La scadenza degli appuntamenti saranno concordati in base alle esigenze.
L'orientamento, è bene evidenziarlo, accompagna le persone nei momenti di passaggio, di scelta.
Il fine è far prendere coscienza alle persone di se stessi per metterle nelle condizioni migliori per affrontare i cambiamenti. Per questo motivo è fondamentale la partecipazione attiva di chi mi contatterà. Ci deve essere voglia di mettersi in gioco, di scoprire quanta bellezza occorra tirare fuori, l'entusiasmo di voler uscire dal pantano decisionale per sentirsi poi liberati e leggeri.
Nell'orientamento non ci sono giudizi, non interessano, ognuno è prezioso ed unico a modo suo, ciò che importa è far comprendere a chi parla quali dinamiche lo animino e lavorarci su, comprendendone la fondatezza o meno.
In conclusione è bene evidenziare che l'orientatore non sia uno psicologo, nè il cliente un paziente.
L'orientatore è un professionista qualificato, appassionato di umanità.