Martina Eduardo Pedone

Vengo da una formazione linguistica sin dalle medie: come tutti l'inglese mi ha accompagnato durante tutto il percorso educativo seguito dal francese per i tre anni di scuola secondaria di primo grado - lo spagnolo ed il tedesco per la durata dei 5 anni di liceo linguistico ed infine il russo durante i 3 anni di laurea breve in lingue e culture straniere (facoltà di letteratura). Trapiantata dalla Puglia alle Marche terminata la scuola media, ho proseguito la carriera universitaria nella città di Urbino rimanendo nelle Marche ma viaggiando appena il tempo ed il portafogli me lo permettevano. Ho fatto tantissimi scambi culturali grazie al liceo della mia città (tra Germania e Spagna) e due vacanze studio negli Stati Uniti. Ho sempre preferito la parlata americana a quella britannica fino a che non ho iniziato a seguire tutta la serie GOT e ho cambiato idea. La maggior parte delle volte (sfortunatamente a mio avviso) ho dovuto applicare dialettica e conversazione al di fuori delle mura scolastiche perché i miei professori dell'epoca non mi stimolavano abbastanza e consideravano lo studio di una lingua straniera quasi "effimero". Mi munivo di carta, penna e dizionario e cercavo di tradurre qualsiasi cosa mi passasse sotto mano (la generazione è cambiata tanto - io ora sono quasi vecchia - e non avevo pc e internet ad aiutarmi così come ora). Mi ricordo mi piacesse tantissimo tradurre i testi delle canzoni che trovavo comprando i CD musicali delle pop band, o degli artisti jazz e R&B che piacevano tanto a mia mamma. Poi con l'arrivo dei social è diventato tutto più facile: potevo rimanere in contatto con le amiche all'estero, conoscere nuove persone, partecipare agli eventi Erasmus in altre facoltà (quelli di Bologna sono fantastici!), guardare video, post, reels e così via. Ora vengono tanto criticati ma sono del parere che se usati con criterio possono aiutarci a tenere attiva la seconda o terza lingua senza nemmeno chissà quale sforzo. In facoltà ho amato il corso di letteratura americana - lì ho appreso quanto sia importante essere un insegnante. La mia docente era passione e cultura, pazienza ed empatia in un corpo solo. E' stata la mia docente preferita dopo la maestra delle elementari e non ne incontravo una così da anni. Mi ha seguita durante il periodo di laurea e scrittura della tesi (proponendomene una sperimentale) che mi ha fatto crescere tanto in termini di responsabilità e perseveranza.