Nicola Napoletano

Consiglio vivamente la lettura e la scrittura nella lingua studiata. Per mantenerla viva non occorrono necessariamente conoscenze scientifiche, che possono essere acquisite solo dopo aver assimilato il linguaggio di tutti i giorni. Vorrei fare un esempio per gli studenti universitari: il dottorato lo si ottiene ovviamente nel Paese in cui lo si ha conseguito. Per questo motivo si può essere laureati in una materia nel proprio Paese e nel contempo avere solo una vaga nozione di una lingua straniera.

Chi asserisce (come qualche autore strafottente) che la padronanza di una lingua si perde nell'étà avanzata a causa dell'Alzheimer fa un errore grossolano.

E' anche vero, tuttavia, che la perfezione non è di questo mondo e che una persona spigliata riesce, anche con un vocabolario di base, a farsi capire in territorio straniero.

Se poi ci si convince che basta affidarsi alla cosiddetta Intelligenza Artificiale nel proprio telefonino, in questo caso, lo studio della lingua non servirebbe a nulla e i docenti farebbero tutti la fame.

Condivido volentieri la mia esperienza linguistica con persone che vogliono fare un passo più avanti dopo il buongiorno e la buonasera, il che è comunque segno di buona creanza.

Secondo il mio punto di vista, le parola "poliglotta" e "autodidatta" servono solo a riempirsi la bocca e ad avere buona coscienza.

Concludo con l'augurio, se mai mi capiterà di incontrarti, che tu eviti possibilmente di dirmi che la conoscenza di una seconda lingua ti faccia diventare molto ricca.

Scusami, ma non ho e non intendo usare la webcam.