La Filosofia non va spiegata, va interrogata, discussa e sviscerata. Così intendo fare lezione: cercando di capire insieme alle alunne e agli alunni quali fossero i nuclei su cui si sono arrovellate le menti delle filosofe e dei filosofi prima di noi. Capire quei pensieri significa anticipare e prevenire alcune direzioni che può prendere oggi il dibattito pubblico, soprattutto sui temi più legati alla sfera psico-sociale, politica e ordinaria. La storia del pensiero occidentale si trova, è vero, ad un livello di astrazione concettuale "alto", che può apparire lontano, un "mero esercizio intellettuale", ma non era così per le pensatrici e i pensatori del passato. Per loro erano spesso questioni di estrema urgenza e rilevanza: per orientarsi nel mondo bisognava non solo comprenderlo per orientarsi ma anche imparare a cambiarlo per viverlo perseguendo il proprio e il benessere collettivo. È così che arrivano le domande più complesse per gli esseri umani: la distinzione fra sé e altro da sé, la coabitazione con altri esseri animali, il rapporto fra passività e attività, volontà e sentimento. Se l'origine del mondo può spiegare in che rapporto nasciamo col mondo, il modo di raccontare questa origine ci interroga sul rapporto che vogliamo con esso.
Abbiamo a disposizione milioni di testi che ci aprono le porte sul passato di grandi pensatrici e grandi pensatori. È proprio per una tale ricchezza narrativa che bisogna metterci in cammino, non per ricalcare i loro passi ma per imparare ad esprimere le domande che ognuno di noi ha dentro di sé.
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