"Non si può insegnare niente. Si possono solo condividere esperienze." Gianni Lenoci.
Il mio modo di insegnare e trasferire conoscenza parte dal superamento di un rapporto ex cathedra con lo studente privilegiando una dimensione del fare vicina al concetto rinascimentale della bottega dove il maestro conduce lo studente nei luoghi del sapere in cui egli stesso è stato favorendo fin da subito una...
"Non si può insegnare niente. Si possono solo condividere esperienze." Gianni Lenoci.
Il mio modo di insegnare e trasferire conoscenza parte dal superamento di un rapporto ex cathedra con lo studente privilegiando una dimensione del fare vicina al concetto rinascimentale della bottega dove il maestro conduce lo studente nei luoghi del sapere in cui egli stesso è stato favorendo fin da subito una libera e autonoma esplorazione da parte di quest’ultimo. Così facendo lo studente non sarà mai un clone del suo maestro bensì un autonomo e consapevole esploratore in cerca delle proprie verità. In un periodo dove tutta la conoscenza è accessibile a chinque e gratuitamente tramite Internet, la funzione di un insegnante è diventata ancor più importante: essere uno specchio rivelatore per lo studente, una lampada al piede e una luce sul sentiero. Reputo un fallimento didattico il solo trasferimento di informazioni scisso dal favorire una presa di coscienza della propria identità artistica e personale. I miei più grandi insegnanti sono stati quelli che mi hanno liberato dal manierismo e dalla sicurezza mentale dei sentieri già battuti, che hanno demolito per costruire, che mi hanno aiutato ad avere fiducia nelle mie verità e nella mia visione dell’arte, che mi hanno insegnato a usare i miei limiti come grimaldelli per addentrarmi in un personale processo creativo. D’altro canto, i peggiori insegnanti che ho incontrato sono stati quelli che vivevano la propria espressione artistica come culto di dogmi invalicabili avendo perso la curiositas e la capacità di avventurarsi in territori nuovi.
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