Tommaso Lencioni

Ho iniziato ad insegnare quando ero ancora minorenne: nei campi estivi lavoravo come insegnante di disegno e di teatro a bambini da 4 a 15 anni. Ho compreso immediatamente che per fare una lezione la pianificazione era importante ma non fondamentale. Occorreva reinventarsi velocemente. Parallelamente ho creato un gruppo teatrale studentesco per il quale ho provvisto sia alla formazione teatrale e scenica di chi partecipava (in genere studenti dal 14 ai 18, ai tempi miei coetanei) che alla messa in scena. Il gruppo ha proseguito la sua attività e con esso la mia esperienza di insegnamento per 10 anni. Crescendo e studiando (ho una laurea triennale e una specialistica in pittura) ho subito inclinato i miei studi e interessi all'insegnamento liceale dell'arte. Oggi la scuola vive e soffre di un immediato bisogno di cambiamento, e gli adolescenti inevitabilmente e cognitivamente ne risentono. Il mio intento è cercare di capire insieme quali sono gli interessi della volontà di ogni studente in concomitanza con il principio democratico di 'tutti fanno la stessa cosa'. ''Il compito di un artista è di vedere la differenza tra due gocce d'acqua identiche'' diceva Marcel Duchamp. Senza rendersene conto ha ispirato una nuova didattica.
Seguo il metodo naturale di Joseph Jacotot che, sebbene un po' datato, lo trovo insuperabile, secondo cui siamo tutti intelligenti ugualmente: è l'attenzione che lega volontà e intelligenza, dote inalienabile dell'uomo. Questo significa che non esistono persone stupide: chiunque può imparare con la giusta attenzione.
Non esistono domande sceme, esistono solo risposte sceme: sarà mia premura stimolare domande e rispondere con la mia massima professionalità.
La cultura del corpo è inscindibile da qualsiasi pratica, specialmente in un momento in cui siamo più virtuali che materiali.
Chi meglio dei ragazzi e delle ragazze può comprendere l'aspetto più innovativo dell'arte e della cultura?