Se stai pensando di dare lezioni private, ripetizioni o avviare un’attività di doposcuola, è fondamentale sapere quando aprire la Partita IVA, quale regime fiscale scegliere e come gestire adempimenti, tasse e contributi in modo corretto e vantaggioso.
In questa guida aggiornata a inizio 2026, ti spiego passo passo tutto ciò che devi sapere per essere in regola con il fisco italiano, con un focus pratico per insegnanti, tutor e formatori freelance.
Come mettersi in regola per dare lezioni private
Non tutte le lezioni private richiedono automaticamente l’apertura della partita IVA. Il criterio principale stabilito dalla normativa fiscale italiana è l’abitualità dell’attività, non l’importo guadagnato.
Puoi lavorare senza partita IVA se:
In questi casi, il compenso può rientrare nei redditi diversi e va comunque dichiarato.
⚠️ Attenzione: non esiste una soglia fissa di 5.000 € che ti esonera automaticamente dalla partita IVA. È un falso mito ancora molto diffuso.
La partita IVA è necessaria se:
Anche con pochi studenti, se l’attività è abituale, la partita IVA è obbligatoria.
Come gestire la nostra attività economica, è uno delle questioni che genera più dubbi. In articoli precedenti ti abbiamo già dato qualche consiglio su come decidere la tariffa per le tue lezioni private, ma se vuoi avere un’idea più dettagliata riguardo ai prezzi della tua zona o della tua materia specifica ti consigliamo di consultare sempre anche le tariffe degli altri insegnanti privati. In questo modo potrai farti un’idea dell’andamento di mercato, prendendo in considerazione quelle caratteristiche che rendono le tue lezioni diverse dagli altri.
Ricorda sempre di fare la ricerca dei prezzi in base a quello che vuoi insegnare, perché le tariffe per ripetizioni di matematica o per altre materie scolastiche come lezioni di inglese o lezioni di italiano sono diverse a seconda dei livelli e delle fasce di età. Inoltre, se vuoi insegnare materie extrascolastiche, come per esempio lezioni di fotografia o disegno consulta le tariffe per queste discipline.
Vediamo ora un altro aspetto fondamentale per chi dà lezioni private: come dichiarare correttamente i compensi al fisco. Qualunque sia la modalità con cui insegni, lezioni online, a domicilio o a casa tua, è importante ricordare che le lezioni private costituiscono un’attività economica e, come tale, devono sempre essere dichiarate.
La differenza non sta nel se dichiarare i guadagni, ma nel modo in cui farlo, che dipende da come svolgi l’attività: in maniera occasionale oppure abituale.
Se dare lezioni private non è la tua attività principale e lo fai in modo saltuario, non continuativo e senza organizzazione stabile, puoi dichiarare i compensi come attività autonoma occasionale, senza aprire la partita IVA.
In questo caso:
I proventi delle lezioni occasionali devono essere indicati nel quadro RL (o quadro equivalente) della dichiarazione dei redditi.
Nel caso delle prestazioni occasionali, l’iscrizione alla Gestione Separata INPS è richiesta solo se i compensi complessivi superano una certa soglia annua.
L’aliquota contributiva varia a seconda della tua situazione (ad esempio se sei già lavoratore dipendente o meno) e viene aggiornata periodicamente dall’INPS.
Se le lezioni diventano regolari nel tempo, con studenti fissi, una certa continuità o una promozione attiva dell’attività (online o offline), non si parla più di prestazione occasionale.
In questo caso, anche se l’insegnamento non è il tuo unico lavoro o lo svolgi part-time, è necessario aprire la partita IVA e dichiarare i compensi come reddito da lavoro autonomo.
Se il tuo reddito proviene in modo prevalente o stabile dalle lezioni private, l’apertura della partita IVA è obbligatoria. Anche se a prima vista può sembrare complicato, in realtà la procedura è piuttosto semplice.
Per aprire la partita IVA è necessario:
Al momento dell’apertura della partita IVA è necessario scegliere il regime fiscale.
Il regime ordinario (o semplificato) prevede:
Il regime forfettario, invece, è oggi quello più scelto dagli insegnanti privati perché:
Nel 2026 è possibile accedere al regime forfettario se i compensi non superano 85.000 € annui.
L’aliquota è:
Per chi è agli inizi, il regime forfettario rappresenta spesso la soluzione più conveniente e sostenibile.
Al momento dell’apertura della partita IVA è necessario indicare un codice ATECO, che descrive l’attività svolta.
Per lezioni private, ripetizioni e doposcuola, i codici più utilizzati rientrano nella divisione 85 – Istruzione, ad esempio:
85.59.90 – Altri servizi di istruzione n.c.a.
85.59.30 – Corsi di formazione e aggiornamento
La scelta del codice ATECO è importante perché influisce su:
L’aumento di partite IVA negli ultimi anni ha dato vita a maggiori tutele, soprattutto per giovani e donne, che lavorano come autonomi.
Esistono molti vantaggi nel decidere il proprio orario e quantità di lavoro. Siamo più liberi sotto molti aspetti e se svolgiamo altre attività possiamo dichiararle senza problemi. Possiamo anche beneficiare di alcuni aiuti o sovvenzioni a seconda della nostra situazione. Ma a sua volta comporta alcune responsabilità come essere ben informati sui diritti e doveri per relazionarsi con il fisco. Pagare le tasse sulle lezioni private può sembrare una chimera, ma esistono servizi di contabilità che possono aiutarti a farlo in modo corretto e preciso, senza correre rischi di ricevere multe o sanzioni.
Chi svolge un’attività di insegnamento in modo regolare deve sapere come documentare correttamente i compensi ricevuti. Le lezioni private, infatti, sono a tutti gli effetti un’attività economica e devono essere sempre tracciate e dichiarate nel modo corretto.
È però importante distinguere due situazioni diverse: chi lavora con partita IVA e chi svolge lezioni in modo occasionale.
Se dai lezioni private con partita IVA, sei tenuto a emettere una fattura per ogni prestazione svolta.
Se invece insegni in modo saltuario e occasionale, senza partita IVA, non devi emettere una fattura, ma una ricevuta per prestazione occasionale.
Nel primo caso si parla quindi di fatturazione, nel secondo di ricevuta: la differenza è importante e dipende esclusivamente dal tipo di attività svolta.
Quando lavori con partita IVA, oggi la fatturazione avviene quasi sempre tramite fattura elettronica, anche per chi aderisce al regime forfettario.
Una fattura corretta deve contenere:
Alcuni elementi, come IVA o ritenuta d’acconto, dipendono dal regime fiscale scelto.
La maggior parte degli insegnanti privati sceglie il regime forfettario, perché è più semplice e conveniente.
In questo caso:
Nella fattura va inserita la dicitura che segnala l’applicazione del regime forfettario, come previsto dalle indicazioni dell’Agenzia delle Entrate.
Se l’insegnante opera in regime ordinario o semplificato, la fattura può essere più complessa:
Per questo motivo, nel regime ordinario è sempre consigliabile verificare con un professionista come compilare correttamente la fattura.
Quando le lezioni private sono svolte in modo occasionale, senza continuità e senza organizzazione stabile, non si emette una fattura, ma una ricevuta per prestazione occasionale.
Anche in questo caso:
L’importante è ricordare che nessun guadagno può rimanere “invisibile” al fisco, indipendentemente dalla forma utilizzata.

Tutto questo può sembrare un po' complicato, ma grazie alla forte crescita dei lavoratori autonomi e del lavoro da casa online, si sono moltiplicati anche gli uffici di consulenza, specializzati in lavoratori autonomi con un basso volume di reddito che offrono servizi a prezzi molto competitivi.
Ci teniamo a ricordarti che non dichiarare un certo volume di entrate e quindi evadere le tasse può essere considerato un reato grave. Se la somma non è alta può essere saldata con una multa, ma può diventare comunque un grave problema penale.
Non avere paura di gestire il tuo reddito e dichiararlo. Esistono molti lavoratori che sono nella tua stessa situazione. All'inizio può sembrare un grande passo, ma se lo fai ti renderai conto che è solo una formalità senza troppe difficoltà.
In bocca al lupo!