Francesco Giacometti

Le mie lezioni sono incentrate essenzialmente sulla pratica, tanto esercizio/uso delle parole.
Si deve entrare nell'ottica di essere in grado di regolare la frequesnza della propria mentalità, il modo di pensare, la costruzione d un pensiero all'italiana, per riuscire a entrare nell'ottica della produzione giapponese.
In primis, chiaramente spiegazione della grammatica di base, poco alla volta, non ne serve una quantità smisurata all'inizio, delle piccole gocce che devono essere messe subito in opera.

Tanta pratica, perchè quella serve, piano piano piccole aggiunte (ci sono tante sfumature che noi italiani possiamo esprimere semplicemente modulando il timbro della nostra voce e con in abbinata la mimica corporea, ma in giapponese si deve puntare più alla modifica delle parole o all'aggiunta di particelle per rendere uno stato d'animo).

In definitiva, il sistema con cui si è imparato l'italiano, non cambia con altra lingua: si ha studiato prima la grammatica o prima si ha provato a parlare? La grammatica deve essere usata come una raspa, una lima, quando ci sia già una certa dimestichezza, una leggera bozza nella produzione di frasi.

Per come la veda, l'apprendimento deve coinvolgere la persona, deve far piacere, deve lasciarti un'impronta di soddisfazione, compiacimento e non far germogliare un senso d'incapacità, inadeguatezza e frustrazione.

Per questo motivo, preferisco svolgere (in primavera, estate o quando il tempo sia bello, con un sole da dire "è proprio un peccato stare al chiuso"), lezioni all'aperto, anche semplicemente passeggiando, lasciando che l'ansia-agitazione date dalla costrizione di rimanere fermi, dal pensiero di dover fare bene per compiacere e compiacersi, siano buttate via e non influiscano negativamente sulla persona.
Da qui si può chiedere allo studente di provare a descrivere una cosa, il nome di un'altra, d'interagire con il mondo esterno.
Se il termine non si conosce, sarò io a dirglielo,
Se sia il momento di un'aggiunta alla grammatica, per variare il pensiero, sarò io a spiegargliela.

Questo è un momento dove l'alunno ha bisogno di visualizzare la cosa che deve poi spiegare e la visione vera e propria aiuta a rimanere sul pezzo... sul ragionamento.