Ciao Francesco, ti scrivo le due differenze principali.
Prima differenza: Socrate ritiene che esista una verità oggettiva, cioè che si possa dire qualcosa che è vero in ogni circostanza, che ci sono cose assolutamente giuste e assolutamente sbagliate (nel senso che esistono un male e un bene uguali per tutti e in ogni circostanza) e, soprattutto, che bene e male, vero e falso si possono conoscere, anche se è difficile e non è detto che esista qualcuno che c'è riuscito. I sofisti invece ritengono che talvolta la stessa cosa può essere un male e un bene, che di una stessa cosa si può dire qualcosa e il suo contrario, e che cosa è bene o male, vero o falso, lo decidono le circostanze e le credenze degli uomini che dialogano.
Seconda differenza: secondo Socrate, esiste una pratica (non una scienza, un metodo sistematizzato) che può aiutarci, tramite il confronto con gli altri, ad approssimarci tutti insieme - collaborando - a ciò che è vero e ciò che è buono. Questa pratica è il dialogo "ironico", in cui si mettono da parte le proprie convinzioni per sottoporle a giudizio cercandone i difetti, le parti che conducono a contraddizione. Difficile dire - secondo me - se per Socrate/Platone questa pratica può essere insegnata, al più probabilmente può essere appresa per imitazione da chi la pratica. Per i sofisti, invece, esiste l'arte di parlare appropriatamente di fronte a un pubblico e in un luogo pubblico o privato in un modo tale da convincere delle proprie posizioni, giuste o sbagliate che siano, anche senza conoscere l'argomento di cui si parla. Quest'arte si chiama retorica, ha un metodo esplicito e può essere insegnata. A essa si affianca l'eristica, che è la tecnica con cui si può argomentare a favore di qualcosa e del suo contrario.
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