I lavori in corso nel bilancio delle aziende

Nel bilancio di esercizio vanno identificati anche i lavori che rappresentano la produzione nella normale attività della società (produzioni pluriennali).

Infatti, la suddivisione della vita aziendale in molteplici esercizi è effettuata al fine di determinare periodicamente il risultato dell’attività aziendale.

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È il caso specifico dei beni realizzati su specifica commessa dei clienti (lavori in corso d’opera a fine esercizio, che hanno specifiche caratteristiche di contabilizzazione).

Si tratta di contratti di durata pluriennale (realizzazione di un’opera o complesso di opere o fornitura di beni e servizi “non di serie” che insieme formano un unico progetto) eseguiti su ordinazione di un committente con particolari specifiche tecniche richieste.

La vendita è anticipata (contratto stipulato prima dell’inizio dei lavori con pagamenti a stato di avanzamento previsti).

Tali opere non sono destinate al magazzino ed è necessario correlare i costi sostenuti con i ricavi di futura manifestazione.

La scelta del criterio da utilizzare per la valutazione delle rimanenze di magazzino dipende dagli scopi.

Se si intende privilegiare il principio della competenza economica sarà opportuno utilizzare il criterio della scissione del margine in corso di formazione.

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Se si opera una valutazione in corso di funzionamento bisogna effettuare un bilanciamento tra i criterio del costo e quello del provento netto atteso, privilegiando il minore dei due nel rispetto dei postulati di prudenza e competenza.

Nel caso di lavori in corso su ordinazione (commesse pluriennali) sarà più utile l’utilizzo del criterio della scissione del margine in corso di formazione.

 Le alternativa in merito alla correlazione costi-ricavi sono:

a) rinviare ai futuri esercizi i costi sostenuti: la correlazione è ottenuta nello stesso esercizio in cui si otterranno i ricavi e quindi la valutazione delle giacenze avviene al costo, a conclusione del ciclo reddituale

C.E. a t     : Costi = 6 è Rimanenze Finali = 6

C.E. a t+1 :   Rimanenze Iniziali = 6     è Ricavi di Vendita = 10

Costi = 1

Utile = 3

Tale criterio detto “criterio del costo” in ossequio al postulato della prudenza, non rispetta mai il principio della competenza 

b) anticipare all’esercizio in chiusura presunti proventi netti attesi di vendita (al netto dei costi di futuro sostenimento): la correlazione si avrà nell’esercizio di acquisizione dei fattori produttivi e quindi la valutazione è effettuato al criterio del provento netto atteso (che è uguale al valore di mercato)

C.E. a  t     :          Costi = 6 è Rimanenze Finali = 9                        Utile = 3              

C.E. a  t+1 : Rimanenze Iniziali = 9     è Ricavi di Vendita = 10

                  Costi = 1                       Utile = 0

Tale criterio non rispetta il postulato della prudenza, ma non rispetta mai neanche il principio della competenza 

 c) ragionata ripartizione tra l’esercizio in chiusura e i successivi fino alla vendita, ossia scissione del margine in corso di formazione: la correlazione così avviene in ciascun esercizio compreso tra quello dell’acquisto dei fattori produttivi e quello della vendita dei prodotti finiti ; la valutazione è operata aggiungendo al costo una quota del margine in corso di formazione (esiste la problematica di definire in quale misura gli esercizi contribuiscano alla formazione del margine : nella realtà quasi mai in maniera uguale)

C.E. a  t     :          Costi = 6 è Rimanenze Finali = 7,5                     Utile = 1,5            

C.E. a  t+1 : Rimanenze Iniziali = 7,5  è Ricavi di Vendita = 10

                       Costi = 1                       Utile = 1,5

Tale criterio, che necessita di maggiori informazioni (determinazione dei costi sostenuti, previsione dei costi da sostenere, stima dei ricavi netti futuri conseguibili) rispetta moderatamente il postulato della prudenza, mentre rispetta il principio della competenza.