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Mal di testa: cause e consigli per alleviarlo

L'uso degli integratori, delle informazioni e dei metodi menzionati in questo testo deve sempre essere preceduto da un consulto medico. È fondamentale che i pazienti si sottopongano a un'accurata valutazione medica e ad analisi appropriate per determinare i loro bisogni specifici di questi nutrienti. Solo un professionista della salute qualificato può valutare correttamente la necessità e la sicurezza dell'integrazione, prevenendo potenziali interazioni negative con altri trattamenti o condizioni preesistenti. L'autogestione e l'uso improprio degli integratori possono comportare rischi significativi per la salute, pertanto si raccomanda vivamente di seguire sempre le indicazioni di un medico, un biologo nutrizionista o di un dietista.

MAL DI TESTA:

ALIMENTAZIONE E METODI PER TRATTARE LE VARIE FORME DI MAL DI TESTA

INTRODUZIONE E CENNI FISIOPATOLOGICI

Il mal di testa è un tipo di dolore molto comune localizzato nell’area della testa, della faccia e spesso anche al livello della zona cervicale. Il tipo di dolore descritto può essere vario, può essere costante o a fitte, con o senza la sensazione di pressione intorno alla testa e sopra agli occhi, inoltre il dolore può essere percepito come interno (dietro gli occhi) o esterno, come una fascia che comprime la zona sopra gli occhi.

Nel linguaggio medico italiano, mal di testa e cefalea hanno lo stesso significato, mentre il termine emicrania, che spesso viene usato con un altro sinonimo, indica un particolare tipo di cefalea (o mal di testa).

Il mal di testa può manifestarsi a tutte le età, sia in forma acuta che cronica, infatti, 90% delle persone ne ha sofferto almeno una volta nella vita. Le varie forme di mal di testa hanno percentuali di insorgenza diverse, con la prevalenza per la forma tensiva (circa 40%).

Un punto importante da chiarire è che all’interno del cervello (encefalo per essere più precisi) non esistono nocicettori, cioè terminazioni nervose sensoriali deputate che hanno la funzione di segnalare danni potenziali o reali all’organismo e attraverso la conduzione del segnale doloroso. Questo significa che il dolore che si averte durante il mal di testa non proviene dal “cervello” ma dalle strutture vicine ad esso, come vasi sanguigni, nervi e meningi.

Quali sono quindi i meccanismi per cui si averte dolore?

Andando più nello specifico, bisogna citare il ruolo fondamentale del talamo nella generazione del dolore.

Il talamo è una struttura del diencefalo situata sotto il corpo calloso (che collega i due emisferi dell’encefalo). È formato da diversi nuclei, di cui quello laterale, e in particolare la parte laterale posteriore, è fondamentare per la generazione delle sensazioni dolorose.

A livello della faccia e della testa l’innervazione è a carico del nervo trigemino[1] (uno delle 12 paia di nervi facciali) che invia le sensazioni di dolore, pressione, temperatura e vibrazione al talamo. Una volta arrivate al talamo, questo funge da centro di smistamento mandando le informazioni alla corteccia sensoriale che possiede le terminazioni nervose responsabili della generazione delle sensazioni dolorose, di pressione o delle altre informazioni sensoriali localizzate a livello delle meningi[2] e dei vasi sanguigni locali. L’infiammazione del nervo trigemino è responsabile di alcuni tipi particolari di mal di testa che verranno approfonditi successivamente.

 Figura 1. Rami di innervazione del nervo trigemino

Lo stesso percorso viene attivato anche durante il fenomeno della fotofobia, fenomeno spesso associato nel periodo precedente o durante gli attacchi di cefalea di cui parleremo successivamente, indicando anche dei metodi per interrompere la catena di processi che generano il dolore.

Le cause della cefalea sono svariate e individuabili in base alla tipologia di cui si è affetti. C’è, inoltre, una forte componente ereditaria e, per alcune tipologie, una componente che riguarda il sesso. Infatti, come vedremo dopo, ad esempio, le donne sono molto più soggette a soffrire di emicrania, mentre gli uomini hanno la maggio prevalenza nella cefalea a grappolo.

La diagnosi della cefalea si effettua dopo delle visite specialistiche ed eventualmente esami strumentali come la risonanza magnetica o la tomografia. Durante le visite specialistiche, l’anamnesi[3] è uno strumento fondamentale che permette di capire il tipo di mal di testa da trattare. Le domande svolte dal medico cercheranno di inquadrare:

-        Il tipo di dolore

-        Tempi e modalità di insorgenza

-        Quando è iniziato il mal di testa

-        Se c’è qualche alimento o attività che provoca l’insorgenza del dolore o un aumento di intensità

-        Esperienza di cefalea tra i familiari

-        Se c’è qualche alimento o attività che provoca una riduzione o la scomparsa del dolore

-        Cosa succede tra un attacco di cefalea e l’altro

Inoltre, vengono analizzati altri segni che possono accompagnare il mal di testa come: infezioni, pressione sanguigna alterata, febbre, debolezza, perdita di conoscenza, problemi alla vista o perdita di conoscenza.

Una volta raccolti tutti i dati e, se serve, eseguite anche le analisi strumentali, il medico potrebbe essere in grado di diagnosticare il tipo di cefalea e somministrare la cura adeguata.

Successivamente durante la descrizione dei vari tipi di cefalea verrà fatto solo un cenno ai famaci usati per il trattamento di ognuno di essi, non essendo questo lo scopo della trattazione.

È fondamentale ricordare che la diagnosi e la prescrizione di farmaci sono attività che devono essere svolte esclusivamente da un medico dopo un’attenta valutazione di tutti i sintomi e gli esami necessari.

CAPITOLO 1. TIPI DI MAL DI TESTA

Esistono più di cento tipologie di cefalea. La suddivisione più grandi viene fatta tra: cefalee primarie e cefalee secondarie.

1.1 CEFALEE PRIMARIE

All’interno delle cefalee primarie vengono raccolti tutti i tipi di mal di testa che non si manifestano come conseguenza di un’altra malattia o condizione patologica. Queste cefalee sono causate da disfunzioni o dall’iperattività dei meccanismi che controllano il dolore all’interno della testa.

1.1.1 EMICRANIA

L’emicrania è un particolare tipo di mal di testa che può manifestarsi con dolore pulsante, da moderato a severo, in un solo lato della testa e che può persistere anche per 72 ore, costringendo chi ne soffre a stare a letto, al buio e in silenzio.

Questa forma di cefalea è molto debilitante sia per l’intensità che può raggiungere il dolore, che per i sintomi ad esso correlati. Durante gli attacchi di emicrania, infatti, possono essere presenti sintomi come: nausea, fotofobia, irritabilità, difficoltà a parlare, perdita temporanea della vista e confusione.

Le cause dell’emicrania non sono ancora del tutto conosciute. Si ipotizza che possa essere dovuto all’attivazione delle fibre nervose che modulano le sensazioni di dolore localizzati a livello dei vasi sanguigni che scorrono sotto la dura madre (meninge più esterna). Ciò porta anche al rilascio di sostanze infiammatorie nei vasi sanguigni che aumenta la vasodilatazione e la sensazione di pressione alla testa tipica del dolore da emicrania.

Due concetti fondamentali da conoscere per approfondire al meglio le varie tipologie di emicrania esistenti sono: l’aura e la fotofobia.

L’aura è un fenomeno particolare che non è sempre presente nei soggetti che soffrono di emicrania. Essa precede il dolore e può essere usato con preavviso di un attacco di emicrania. Viene inteso quasi come una sensazione che qualcosa sta per accadere, associata a segni evidenti di un’ alterazione sensoriale.

I meccanismi fisiologici di questo fenomeno sono da attribuire a una depressione chimico-elettrica dell’attività neuronale con un calo dell’eccitabilità che parte dalla regione postero-inferiore del cervello (nuca) e si diffonde successivamente nella parte anteriore, come un onda. Questa, passando dalla corteccia visiva, provoca un particolare fenomeno visivo, che appunto permette di vedere intorno a se stessi, agli altri e agli oggetti, un aura o meglio un fascio di luce. Andando progressivamente verso la parte frontale del cervello, i segni si diffondono anche agli altri sensi come alterazioni del tatto o dell’udito.

La fotofobia invece è la sensibilità alla luce. Anche questa può precedere o essere presente durante episodi di emicrania o altri tipi di mal di testa. Il fenomeno della fotofobia viene causato da un particolare tipo di neuroni chiamati “intrinsecally photosensitive retinal ganglion cells” presenti negli occhi. Che sono estremamente sensibili alla luce ad onde corte, come la luce blu o la luce verde. Questo tipo di luce è presente nei raggi solari, soprattutto nelle ore vicino l’alba e negli schermi di PC, tablet, smartphone e tv. I neuroni foto sensitivi sono collegati sia ai centri che regolano i ritmi circadiani, per cui l’esposizione alla luce blu o verde così come l’esposizione alla luce solare nelle prime ore del mattino inibiscono il sonno e permettono (se con la giusta quantità e tempistica) di svegliarci nel modo corretto, che al talamo.

Figura 2. Violetto, blu, celeste e verde sono i tipi di luce a onde corte

Una volta arrivate al talamo, le informazioni che riguardano questo tipo di neuroni, seguono lo stesso percorso descritto nell’introduzione, con il coinvolgimento del nucleo posteriore laterale del talamo e della corteccia sensitiva, che provocheranno la sensazione di pressione intracraniale e dolore a livello delle meningi. In questo modo si spiega come, l’esposizione eccessiva alla luce, può provocare fastidi, sensazione di pressione alla testa e dolore che si manifesta con l’emicrania o con altre forme di cefalea.

Successivamente vedremo come, con il giusto tipo di luce, si possono bloccare questi percorsi, sia in modo da anticipare il dolore che per diminuirlo durante un attacco.

Come già detto gli attacchi di emicrania possono durare dalle 4 alle 72 ore, durante le quali si susseguono 4 fasi:

1.     Fase premonitrice: non si ha dolore ma si avvertono sintomi come stanchezza, difficoltà a concentrarsi, cambi di umore e tensione ai muscoli del collo.

2.     Aura: si presenta in 1 soggetto su 3 e soprattutto nelle donne.

3.     Mal di testa: l’intensità del dolore può essere progressivamente più elevata o si può manifestare molto intensa da subito. Tipicamente il dolore peggiora con i movimenti della testa.

4.     Postdromo: in questa fase si avverte stanchezza, difficoltà a concentrarsi e ipersensibilità ai rumori. Più forte è stata la fase del mal di testa, più lunga sarà quest’ultima fase.

Episodi di emicrania sono più frequenti al mattino, nel periodo premestruale e in condizioni di stress o stanchezza. Altri fattori che possono incidere sull’insorgenza del dolore sono:

-        Il cambio di temperatura o di ambiente

-        Troppe o troppo poche ore di sonno

-        Stress e stati emotivi particolari

-        Rumori forti

-        Ipoglicemia

-        Malnutrizione

-        Trauma cranico

-        Medicine

-        Esposizione eccessiva agli schermi o alla luce solare soprattutto al mattino (luce a raggi corti come luce blu o verde)

Alcune sostanze possono favorire l’insorgenza del dolore o aumentarne l’intensità come:

-        Aspartame

-        Caffeina (successivamente vedremo che può anche avere effetti positivi)

-        Alcol

-        Fumo

-        Cioccolata

-        Glutammato

-        Carne processata

Il trattamento dell’emicrania può essere di due tipi: acuto e cronico.

Il trattamento acuto viene seguito non appena i sintomi compaiono ed ha la funzione di bloccare il dolore immediatamente. Questo tipo di trattamento viene fatto con farmaci antidolorifici come i FANS[4], ergot-derivati e triptani per agire direttamente sul dolore; altri famaci possono essere utilizzati per il trattamento dei sintomi correlati come la nausea o la difficoltà a prendere sonno.

Il trattamento cronico può avere scopo preventivo, per chi soffre di attacchi frequenti, e consiste nella somministrazione di famaci anti convulsionanti, beta bloccanti e antidepressivi.

È fondamentale capire che, soprattutto per il trattamento acuto di un attacco di emicrania per cui spesso si ricorre all’ingestione di un “semplice” antinfiammatorio, le medicine non devono essere prese per più di tre volte a settimana. Un uso inappropriato di queste medicine avrà un effetto opposto sul mal di testa; infatti, anche se ridurrà il dolore durante il tempo di azione del farmaco, questo si ripresenterà subito dopo, riducendo progressivamente il tempo tra due attacchi portando lentamente alla cronicizzazione dell’emicrania.

Un trattamento che non è propriamente classificabile come farmacologico, ma che non può essere comunque eseguito autonomamente e richiede l’intervento di personale specializzato è il trattamento con Botox.

Il termine Botox è un modo comune per intendere la tossina botulinica. Questa è il prodotto della specie batterica Clostridium botulinum ed è, appunto, una vera e propria tossina che si può sviluppare negli alimenti, soprattutto nelle conserve se non trattate nel modo adeguato e che, se ingerita, provoca effetti nocivi che possono portare fino alla morte.

Per capire a fondo gli effetti delle infiltrazioni di botox per il trattamento della cefalea tensiva, bisogna caprie il meccanismo d’azione della tossina botulinica. Questa, infatti, una volta entrata nell’organismo agisce a livello della placca neuromuscolare, provocando il botulismo, cioè una paralisi flaccida[5] dei muscoli che attacca.

Nella placca neuromuscolare, sono presenti le strutture che permettono la propagazione degli impulsi nervosi per la contrazione muscolare. All’interno della placca, agisce un neuro trasmettitore, l’acetilcolina, che permette la diffusione del segnale e l’inizio della contrazione. La tossina botulinica, agisce al livello di una proteina, la SNAP-25, che è una proteina membrana-associata all’interno della placca neuromuscolare. Questa proteina subisce il clivaggio[6] da parte della tossina botulinica che blocca il rilascio dell’acetilcolina nella giunzione neuromuscolare e la conseguente paralisi flaccida.

La tossina botulinica (in particolare di tipo A) se introdotta a livello sistemico, può come è stato già detto portare anche alla morte. Tuttavia, è risaputo che in chirurgia estetica il botox è usato per alcuni tipi di trattamento, proprio per la proprietà di causare paralisi ai muscoli in cui viene iniettato. Diversi studi hanno trovato che, le iniezioni locali di botox, potrebbero portare dei benefici in termine di riduzione della tensione e quindi del dolore. Questo tipo di terapia è stata usata soprattutto per il trattamento dell’emicrania, ma con studi anche per quanto riguarda altri tipi di cefalea, come quella di tipo tensivo.

Nonostante si è visto che questa terapia possa essere tollerata meglio delle medicine per via orale e che possa avere effetti positivi, i limiti della terapia con Botox sono i costi elevati e la necessità di dover essere somministrata da personale qualificato.

Ulteriori studi serviranno a supporto delle teorie descritte, per arrivare ad affermare se questa pratica possa avere o meno effetti concreti.

1.1.2 CEFALEA TENSIVA

La cefalea tensiva è la forma più frequente di cefalea. Si tratta di un tipo di mal di testa avvertito almeno 1 volta nella vita del 70% degli individui, diffuso soprattutto nelle donne.

In base alla frequenza degli attacchi, la cefalea tensiva può essere:

-        Infrequente: quando gli attacchi di mal di testa si verificano massimo 1 volta al mese

-        Frequente: quando gli attacchi di mal di testa si verificano da 1 a 14 volte al mese, per almeno tre mesi, e durano da 30 minuti a qualche giorno.

-        Cronico: quando gli attacchi di mal di testa si verificano per più di 15 volte al mese per almeno tre mesi.

La cefalea tensiva si manifesta con una sensazione di pressione e dolore, come una fascia sopra gli occhi che avvolge e stringe la testa. Accompagnato spesso da sensibilità alla luce e ai rumori e sensazione di rigidità ai muscoli del collo e delle spalle.

I sintomi hanno un’insorgenza lenta e possono durare anche giorni. I soggetti che soffrono di cefalea cronica, possono avvertire un senso di pressione e di dolore per tutto il giorno.

Non è ancora stata individuata una singola causa per l’insorgenza della cefalea tensiva. Si pensa possa insorgere successivamente alla comparse di contratture nei muscoli della zona del collo e della testa. la causa delle contratture è individuata nel mantenimento di posture scorrette, come quella che spesso si tiene quando si studia, si lavora al PC o si sta con il cellulare. Un altro fattore scatenante potrebbe essere l’eccessivo stress agli occhi provocato dall’esposizione elevata alla luce degli schermi dei PC o degli smartphone. Un’ulteriore causa potrebbe la presenza di disordini della masticazione o nella presenza di artriti degenerative al livello del collo. Infine, la causa potrebbe provenire da disturbi del sonno, come apnea notturna o insonnia, o essere dovuta a stati depressivi e ansia.

Anche per la cefalea di tipo tensivo esistono numerose cure farmacologiche che si basano soprattutto sull’utilizzo dei FANS, per il trattamento acuto degli attacchi.

Il trattamento della cefalea tensiva cronica, invece, viene fato con farmaci antidepressivi come l’amitriptilina.

Oltre alla terapia farmacologica esistono altre terapie, che verranno trattate successivamente.

1.1.3 CEFALEA A GRAPPOLO (cluster)

La cefalea a grappolo è un altro tipo di mal di testa primario che può causare dolore di intensità molto elevata, solitamente più alta anche dell’emicrania. Questo tipo di cefalea può essere molto debilitante e compromettere le attività di tutti i giorni per settimane o mesi. Gli attacchi di mal di testa, correlati alla cefalea a grappolo, possono insorgere anche di notte, svegliando il soggetto che ne soffre, ed essere anche più severi rispetto a quelli diurni. Il tipo di dolore percepito è di tipo penetrante e bruciante, all’interno della testa, dietro l’occhio di un solo emilato.

Per la natura molto dolorosa della cefalea a grappolo, alcuni individui chiamano questo tipo di mal di testa “cefalea da suicidio”.

Il nome a grappolo (o a cluster dall’inglese raggruppamento) deriva dalla modalità di insorgenza del dolore, infatti questo si manifesta con vari attacchi o fitte, appunto, raggruppati in un breve arco di tempo, per poi andare via temporaneamente. Ogni attacco di mal di testa può durare dai 30 ai 45 minuti, manifestandosi fino a 8-10 volte durante le 24 ore.

Per ragioni tuttora sconosciute, gli attacchi possono andare in remissione per settimane, mesi o addirittura anni, per poi manifestarsi all’improvviso. Tuttavia, alcuni individui possono non avere mai una pausa dagli attacchi, manifestando un tipo cronico di cefalea a grappolo.

La cefalea a grappolo è meno frequente dell’emicrania, infatti ne soffre 1 persona su 1000. I sintomi insorgono spesso tra i 20 e i 40 anni, con una probabilità di insorgenza simile tra donne e uomini.

La cause che portano all’insorgenza della cefalea a grappolo sono ad oggi sconosciute. Ciò che si sa è che questo tipo di mal di testa deriva dall’infiammazione del nervo trigemino, al livello del ramo suo primo ramo, cioè quello che interessa l’occhio. Per questo motivo, il dolore insorge sempre dallo stesso lato e ad esso si possono associare anche lacrimazione dell’occhio e rinorrea dello stesso emilato.

La particolarità della cefalea a grappolo è il tipo di dolore che si avverte. Infatti, mentre nel caso delle altre cefalee primarie e secondarie il dolore che si instaura, si avverte “dall’esterno verso l’interno” ed è spesso riferito come ad una fascia che preme intorno alla testa, il dolore della cefalea a grappolo si manifesta “dall’interno verso l’esterno” precisamente da dietro l’occhio del lato interessato. Come già detto è un tipo di dolore molto fastidioso e doloroso e non c’è un particolare comportamento che sembra portare ad una diminuzione di esso durante un attacco (come ad esempio stirarsi al buio e in silenzio per l’emicrania.

Ci sono, invece, comportamenti o eventi che ne possono determinare la comparsa, sia durante un attacco che durante un periodo di remissione. Questi possono essere i cambi di stagione, che potrebbero fare ripartire un nuovo ciclo di attacchi o l’assunzione di alcol o il fumo di sigaretta che, durante un ciclo di attacchi, potrebbero fare iniziare il dolore o aumentarne l’intensità.

 

 

 

Il trattamento farmacologico per la cefalea a grappolo è, come per gli altri tipi di mal ti testa, di due tipi: acuto e cronico.

Il trattamento per il dolore acuto ha l’obiettivo di fermare gli attacchi e viene effettuato con spray nasali o iniezioni.

I farmaci per il trattamento cronico della cefalea a grappolo mirano a migliorare la qualità della vita e a ridurre al minimo il rischio di nuovi attacchi. I farmaci utilizzati sono i calcio-antagonisti, CGRP (calcitonin gene-related peptide), melatonina o litio carbonato.

I trattamenti alternativi alla terapia farmacologica, in questo caso sono pochi ma verranno comunque descritti in seguito.

1.1.4 NDPH (New Daily Persistent Headache) o CEFALEA TRAFITTIVA

È un tipo di cefalea ancora abbastanza sconosciuta, con eziologia e modalità di insorgenza non chiare.

Il dolore avvertito è molto intenso e spesso si ricorda il primo episodio di mal di testa, per via della severità del dolore.

Questo tipo di cefalea è più frequente nelle donne e nei bambini o adolescenti (10-18 anni). Esistono ancora pochi studi al riguardo, ma la frequenza di insorgenza si aggira intono alle 10-30 persone su 100.000.

Le cause della cefalea trafittiva non sono ancora chiare, tuttavia, spesso si manifesta con sintomi simili all’emicrania, per cui al dolore si associano: sensibilità alla luce, sensibilità ai rumori, vertigini, nausea e vomito.

I sintomi della cefalea trafittiva non sono “unici”, ma spesso si manifestano in maniera particolare. Il dolore è persistente e può durare per mesi (dolore continuo per 3 mesi è un segno per la diagnosi) senza mai diminuire. La particolarità, nella cefalea trafittiva, è che il soggetto ricorda esattamente il momento in cui è iniziato, dove si trovava e cosa stava facendo (dalle linee guida dell’International Headache Society).

Alcune condizioni possono esacerbare il dolore da cefalea trafittiva come episodi di forte stress o infezioni. Salmonella, virus di Epstein barr (causa della mononucleosi), E. coli, COVID-19 o meningite sono tutte infezioni, batteriche o virali, che possono causare la cefalea trafittiva.

NDPH può manifestarsi, inoltre, come un disturbo secondario che insorge in seguito a: emorragia sub-aracnoidea, bassa o alta pressione del liquido cerebrospinale, mal di testa traumatico o abuso di farmaci.

Il trattamento per questo tipo di cefalea è tipicamente quello farmacologico usando terapie simili agli altri tipi di mal di testa. Tuttavia, considerata la complessità del disturbo, nel caso della cefalea trafittiva è difficile trovare il farmaco giusto. I farmaci più usati sono: antidepressivi che hanno effetto sulla regolazione del dolore (amitriptylina), iniezioni di boutulino e beta-bloccanti.

1.2 CEFALEE SECONDARIE

Le cefalee secondarie sono definite come sintomi di altre patologie che possono causare sensibilizzazione dei nervi cranici e conseguente dolore. Le condizioni patologiche e non che possono avere come uno dei sintomi il mal di testa sono numerose.

1.2.1 TUMORI

Un tumore alla testa provoca una pressione sempre maggiore contro i nervi e i tessuti e alle pareti dei vasi sanguigni, strutture sensibili al dolore e alla pressione. Inoltre, a seconda del tipo di tumore, esso può provocare una restrizione dei vasi sanguigni diminuendo la quantità di sangue che arriva al cervello. Il mal di testa che ne deriva, potrebbe iniziare con la comparsa della massa tumorale, peggiorare o diventare più frequente se era già presente. Questo tipo di condizione è molto rara, per cui la maggior parte dei soggetti con mal di testa non presenta nessun tipo di tumore. Il trattamento viene fatto con i farmaci che si usano per il trattamento del tumore.

1.2.2 TRAUMA CRANICO

Il mal di testa spesso può essere una delle conseguenze di un trauma cranico, anche lieve, che si manifesta dopo pochi secondi o anche dopo mesi dal trauma. Spesso non serve un trauma molto intenso per provocare danni alle strutture della testa, ma bastano anche tanti piccoli traumi di lieve intensità, ripetuti nel tempo, che provocano continui danni. Un esempio sono gli sport di contatto come il football americano, il rugby o il calcio dove durante le azioni di gioco avvengono traumi di lieve intensità tra i giocatori o tra il giocatore e la palla; è stato provato che questi tipi di sport possono causare molti problemi a chi li pratica proprio per il rischio di subire un infortunio grave alla testa o per l’accumulo di tanti micro-traumi nel tempo.

Le cause precise del perché dopo un trauma può insorgere un mal di testa sono ancora sconosciute; spesso si individuano nella rottura dei vasi sanguigni a livello della testa, che provocano un accumulo di sangue chiamato ematoma. A seconda del sito in cui si crea l’ematoma, questo più essere più o meno grave. Solitamente può essere trattato chirurgicamente e l’eliminazione provoca un immediato sollievo dai sintomi.

Se l’ematoma si crea tra la dura madre e il cranio viene chiamato “ematoma epidurale”; la conseguenza più probabile è che si crei una frattura a livello delle ossa del cranio. anche se possono passare ore prima che questo si verifichi, tuttavia, questa è da considerare una complicazione molto grave e pericolosa.

Se il sanguinamento avviene tra la dura madre e le altre meningi sottostanti l’ematoma che si forma viene chiamato “subdurale”. Questo viene associato a un fastidioso e persistente dolore in un lato della testa. A ciò si accompagnano sintomi come nausea, vomito e alterazioni cognitive.

Il trattamento di un trauma cranico dipende dalla severità del danno e da quella dei sintomi collegati ad esso. Il mal di testa, come conseguenza di un trauma crenico, può presentarsi molto dopo il trauma e durare per molti mesi. Esistono, oltre alle cure farmacologiche, altre terapie basate sugli integratori, che hanno delle forti evidenze scientifiche e che verranno descritti in seguito.

1.2.3 ICTUS

L’ictus si definisce come un evento causato dall’improvvisa chiusura o rottura dei vasi sanguigni a livello della testa che bloccano l’apporto di ossigeno alle strutture vicine al danno. Come detto, in base alla tipologia di danno, esistono due tipi di ictus:

1.      Emorragico: dovuto alla rottura di uno dei vasi che porta il sangue al cervello. Questo tipo di ictus porta ad un mal di testa estremamente doloroso che peggiora con il movimento. Esistono vari tipi di ictus emorragico, in base al tipo di danno e alla struttura danneggiata. 

2.      Ischemico: causato dall’interruzione dell’apporto di sangue (e quindi di ossigeno) in una determinata parte del cervello per l’ostruzione di un vaso sanguigno. Il mal di testa si presenta nella parte della testa in cui si è verificata l’ostruzione e spesso è avvertito anche dietro l’occhio o dietro la testa. L’ostruzione di un vaso sanguigno può avvenire per diversi motivi come la formazione di una placca o una diserzione di un arteria.

Il mal di testa derivante da un evento emorragico o ischemico è un sintomo di qualcosa di più grave, per cui deve essere utilizzato come un campanello d’allarme. È importante, quindi, capire i segnali per riconoscere questo tipo di mal di testa per distinguerlo da un mal di testa primario; se si soffre di un qualsiasi altro tipo di mal di testa, frequente o cronico, è difficile da capire ed è importante recarsi in ospedale se il dolore ha un’intensità molto più alta del normale o si presenta in un modo diverso dal solito. Per, invece, non soffre di nessun tipo di cefalea, un attacco improvviso di mal di testa, molto doloroso e invalidante, è un segno evidente che qualcosa non va, per cui è fondamentale chiedere aiuto il prima possibile.

1.2.4 ORMONI

Quando si fa riferimento al mal di testa di tipo ormonale si parla della cefalea che colpisce le donne durante il ciclo mestruale. In questo caso la causa del mal di testa si trova negli ormoni tipicamente coinvolti nel ciclo mestruale cioè gli estrogeni e il progesterone. Entrambi gli ormoni possono avere un grade impatto sulla vasocostrizione o sulla vasodilatazione dei vasi sanguigni (es. responsabili delle vampate di calore durante la menopausa), gli estrogeni, inoltre, hanno una certa influenza nel controllo del dolore, Da ciò ne consegue che durante le fasi del ciclo in cui questi ormoni si abbassano, in particolare il 1° e il 4° o 5° giorno, la maggior parte delle donne manifesta dolore in generale e in particolare mal di testa dovuto al calo degli estrogeni.

Successivamente, per quanto riguarda il trattamento di questo tipi di cefalea, vedremo alcuni studi che analizzano i rimedi non farmacologici più efficaci in fase pre-mestruale e nei giorni con più possibilità di avere mal di testa.

1.2.5 ALTRI TIPI DI CEFALEA SECONDARIA

Altre tipologie di cefalea secondaria sono dovuti a infezioni, esposizione sostanze tossiche, ad alcol o a medicinali o a mal formazioni nelle strutture della testa, del collo e della colonna vertebrale.

CAPITOLO 2. RUOLO DELLO STILE DI VITA E DEL SONNO NEI VARI TIPI DI MAL DI TESTA

Il miglioramento dello stile di vita, che comprende il miglioramento della qualità del sonno, è una delle principali strategie per la prevenzione e il trattamento di molte condizioni patologiche. Nei seguenti paragrafi verranno analizzati alcuni studi che indagano sull’importanza dello stile di vita con l’insorgenza dei vari tipi di mal di testa e la correlazione tra i più comuni disturbi del sonno con le cefalee primarie.

2.1 STILE DI VITA

Come è stato già detto nei capitoli precedenti i vari tipi di cefalee hanno frequenze differenti tra di loro, tra le fasce d’età e tra uomini e donne. Studi epidemiologici individuano nel 58% degli adolescenti o dei bambini condizioni di mal di testa, con una prevalenza più alta nelle donne.

Molti studi hanno provato a capire la correlazione tra determinati stili di vita, intesi come abitudini alimentari o fumo di sigaretta, e l’insorgenza delle cefalee primarie.

Molti studi non hanno trovato nessuna associazione, negli adulti, tra abitudini alimentari scorrette, fumo di sigaretta, BMI alti, poca attività fisica, consumo di alcol ed eccesso di caffeina con l’insorgenza dei vari tipi di cefalea. Tuttavia molti altri hanno trovato effetti positivi, per cui, ad oggi le opinioni sono contrastanti.

2.1.1 CONSUMO DI ALCOL

Uno studio condotto su 51.383 partecipanti condotto nel 2006 da Aamodt et al. ha trovato una correlazione positiva sull’aumento del consumo di alcol e una minore frequenza di emicrania, con effetti differenti però, in condizioni di abuso di alcol. Un altro studio sulla popolazione condotto in Svezia ha individuato nelle donne (non negli uomini) che consumavano spesso grandi quantità di alcol, soffrivano di ricorrenti cefalee ed emicranie.

2.1.2 FUMO DI SIGARETTA

L’associazione tra il fumo di sigaretta e le cefalee è stata al centro di molti studi con risultati molto controversi. In uno studio longitudinale condotto nel 2008 da Waldie KE e al. ha mostrato una maggiore incidenza per che ha iniziato a fumare da bambino o in adolescenza piuttosto in chi ha iniziato a fumare in età adulta.

2.1.3 CAFFEINA

Il consumo di caffeina è stato individuato maggiormente nei soggetti che soffrono di emicrania e cefalea. tuttavia, l’uso eccessivo e cronico di caffeina sembra essere correlata con l’insorgenza di cefalea cronica e ulteriori disturbi che influenzano la salute, come disturbi del sonno che possono aumentare ulteriorimente la frequenza del mal di testa.

2.1.4 DIETA E ALIMENTI

Alcuni alimenti, come cioccolato e formaggio, sono da sempre stati associati ad un aumento della frequenza di insorgenza delle cefalee. Tuttavia, ci sono numerosi studi che hanno smentito queste credenze, indicando nessun effetto negativo tra questi alimenti e il mal di testa.

Uno studio condotto sulla popolazione giapponese, ha individuato in una dieta ricca di grassi un fattore di rischio per l’insorgenza della cefalea, così come, invece, il consumo elevato di pesce potrebbe avere un effetto protettivo. Infine, uno studio condotto nel 2004 da Takeshima  et al. ha trovato una associazione significativa tra il digiuno e l’insorgenza di mal di testa, associazione dimostrata in altri studi che avevano come soggetto di studio individui durante il Ramadan.

2.1.5 ATTIVITA’ FISICA

Gli studi riguardo l’associazione tra mal di testa e attività fisica hanno mostrato risultati controversi. Tendenzialmente una regolare e frequente attività fisica sembrerebbe essere protettiva per l’insorgenza della cefalea. In uno studio prospettico condotto nel 2008 da Varkey et al, un basso livello di attività fisica è stato associato ad una più alta prevalenza dell’emicrania. Questo studio di follow up della durata di 11 anni, ha confermato che il gruppo di soggetti che svolgevano attività fisica aveva meno insorgenza di cefalea.

2.1.6 BMI ALTA

L’associazione tra BMI alte, sovrappeso e cefalee sembrerebbe essere confermata e correlata ad una maggiore severità o intensità. Gli studi confermano che in condizioni di sovrappeso il rischio di sviluppare una cefalea primaria aumenta. Altri studi confermano che lo stesso rischio si ha in condizioni di sottopeso.

2.2 SONNO

I disordini del sonno e i vari tipi di cefalea hanno un rapporto di reciproca influenza riconosciuto.  Esistono diversi studi che hanno analizzato come e perché i vari disordini del sonno possono favorire l’insorgenza delle cefalee e viceversa.

2.2.1 INSONNIA

L’associazione tra l’emicrania e l’insonnia è stata studiata attraverso diversi studi epidemiologici. Questi studi rivelano una correlazione bidirezionale tra le due condizioni. I soggetti che soffrono di insonnia presentano spesso cefalea, così come si vede che chi soffre di cefalea presenta spesso insonnia. Altri studi hanno, inoltre, confermato che l’associazione bidirezionale tra insonnia ed emicrania è indipendente dalla presenza di condizioni di ansia e depressione associati. L’insonnia è stata confermata come un fattore di rischio per l’insorgenza di emicrania e per il processo di cronicizzazione della stessa.

2.2.2 ALTRI DISTURBI DEL SONNO

Gli studi, per quanto riguarda gli altri disturbi del sonno, hanno mostrato spesso la correlazione tra questi e il mal di testa. Spesso questa correlazione ha un rapporto bidirezionale come nel caso dell’emicrania e i disordini del sonno definiti “sleep-related movement”.

In generale si può affermare che chiunque soffra di mal di testa dovrebbe porre la propria attenzione anche alla qualità, all’igiene e ad eventuali disturbi del sonno per avere un quadro completo di tutte i possibili fattori che potrebbero causare la cefalea.

CAPITOLO 3. RUOLO DELL’ALIMENTAZIONE E DELL’INTEGRAZIONE

Le cefalee sono malattie molto diffuse e, di conseguenza, anche i trattamenti farmacologici disponibili sono molto numerosi, il mal di testa continua ad essere una condizione dolorosa e disabilitante che non è ancora stata capita del tutto. È fondamentale, quindi, unire la conoscenza dei meccanismi fisiopatologici della cefalea con la conoscenza degli effetti positivi che gli interventi dietetici possono avere sulla salute umana.

Nonostante gli studi sugli effetti dell’alimentazione sulla cefalea non sono numerosi, si possono comunque individuare alcuni nutrienti e\o strategie dietetiche con effetti benefici dimostrati.

Inoltre, il ruolo importante dell’alimentazione si individua nei soggetti obesi che, come abbiamo visto nel capitolo precedente, hanno maggiore probabilità di sviluppare cefalea e che dovrebbero includere un intervento dietetico tra gli interventi terapeutici per la prevenzione e il trattamento di qualsiasi tipo di cefalea.

Numerosi sono i nutrienti che possono portare benefici alla salute o che possono semplicemente essere usati per la prevenzione delle malattie.

Tuttavia, quando con l’alimentazione non si riesce a raggiungere il fabbisogno per questi determinati nutrienti o quando si ritiene necessario intervenire nel trattamento di una patologia con un nutriente specifico (quindi a dosi più alte), è necessario integrare la quantità assunta con la dieta con degli integratori alimentari a base del nutriente di cui abbiamo bisogno.

Infatti, spesso, un integratore alimentare, oltre ad avere una concentrazione maggiore del nutriente, viene formulato in associazione con qualche altra sostanza (sempre naturale e non farmacologica), altri nutrienti o eccipienti, in grado di migliorare la biodisponibilità (quantità che può essere usata dall’organismo diversa da quella introdotta) dello stesso e quindi garantirne gli effetti benefici voluti.

3.1 OMEGA 3 E OMEGA 6

Gli omega-3 e gli omega-6 sono acidi grassi polinsaturi (PUFA) che fanno parte della membrana plasmatica delle cellule e sono coinvolti in diversi processi come lo sviluppo e la corretta funzione delle sinapsi nervose.

Gli omega 3 più presenti nell’organismo sono:

-         l’acido linolenico (ALA).

-         l’acido eicosapentaenoico (EPA).

-         l’acido docosaesaenoico (DHA).

Mentre gli omega 6 più importanti comprendono:

-         l’acido linoleico (LA)

-         l’acido arachidonico (AA).

Tra questi, DHA e AA sono i PUFA più importanti per il SNC. In particolare il DHA è in grado di modulare processi fisiologici come il rilascio di neurotrasmettitori, la fluidità delle membrane, l’espressione genica e la neuro infiammazione. La particolarità dell’organismo umano è che può produrre MUFA (acidi grassi saturi e monoinsaturi) ma non può sintetizzare, per la mancanza dell'enzima di conversione omega-3-desaturasi, i  PUFA. Dagli acidi grassi polinsaturi ALA e LA  possono essere prodotti rispettivamente DHA e AA tramite la  desaturazione e l'elongazione della catena carboniosa. Inoltre ALA e LA utilizzano lo stesso enzima di conversione, per cui il delta-6-desaturasi promuove la conversione degli omega 3 in omega 6. Per questo motivo un aumento dell’assunzione di LA potrebbe influenzare la conversione di ALA in DHA favorendo la conversione in omega-6. Inoltre, studi sul metabolismo mostrano una limitata conversione di ALA in DHA, soprattutto negli uomini; le donne invece dimostrano avere un bisogno di quantità minori di omega-3 per uguale fascia di età.

Come già detto, gli omega 3 e gli omega 6 sono gli acidi grassi che maggiormente compongono i tessuti implicati nella patogenesi della cefalea, essi, infatti, fungono da precursori per alcune famiglie di sostanze lipidiche bioattive che hanno il ruolo di mediare gli stimoli dolorosi. Queste sostanze vengono chiamate “ossilipine” e possono fungere da precursori per la formazione di sostanze come le prostaglandine e i leucotreni.

Alcune famiglie di ossilipine si trovano nelle terminazioni nervose del nervo trigemino, responsabile di alcuni tipi di cefalea, o nei circuiti di regolazione del dolore. Queste sostanze regolano la sensibilizzazione e il rilascio del CGRP (Calcitonin gene-related peptide) implicato nella generazione del mal di testa.

Numerose ossilipine derivate dagli omega 6, come le prostaglandine derivate dall’acido arachidonico (AA), hanno proprietà pro-dolorifiche, mentre, le ossilipine derivate dagli omega 3, come quelle derivate dal DHA e dall’EPA, in particolare il 17-idrossidocosaenoico (17-HDHA), svolgono un ruolo anti-dolorifico, portando, ad esempio, ad un miglioramento del dolore nei soggetti che soffrono di artrite.

È interessante notare come, dagli studi condotti, si vede che il miglioramento della cefalea, sia in termini di frequenza sia in termini di riduzione dell’intensità del dolore, non sono solamente correlati ad una diminuzione delle quantità di omega 6 assunte, ma si riscontrano i miglioramenti più marcati quando alla riduzione degli omega 6, ad esempio l’acido linoleico, viene associato un aumento dell’assunzione degli omega 3.

Ciò viene confermato da numerosi studi condotti sull’argomento, uno tra tutti, quello condotto nel 2022 da Marchetti et al. In questo trial clinico randomizzato, vengono analizzati gli effetti benefici dell’assunzione giornaliera di omega-3 sul trattamento dell’emicrania mattutina.

Tra le varie forme di cefalea, l’emicrania mattutina è una condizione frequente che ad oggi non è stata pienamente compresa. Diversi studi hanno indagato sulle possibili strategie dietetiche efficaci per la riduzione della frequenza e dell’intensità del dolore, individuando nella dieta chetogenica e nella dieta MAD, dei possibili effetti positivi, così come nelle diete a basse calorie o nella dieta DASH. Tutte queste strategie dietetiche però, sembrerebbero portare dei vantaggi solo perché permetterebbero ai soggetti obesi di migliorare la composizione corporea e diminuire l’ipertensione arteriosa e quindi migliorando lo stato di salute generale che sicuramente ha un’influenza positiva anche sul mal di testa.

L’intervento dietetico che, invece, mostra un effetto diretto sul mal di testa è il miglioramento del rapporto Omega 6: Omega 3.

Studiando la dieta mediterranea, infatti, si è visto come questa, più di tutte, avesse il miglior rapporto tra i due PUFA. Mentre, in una tipica dieta occidentale il rapporto omega-6:omega-3 è intorno ai 15-17: 1, i ricercatori hanno individuato che in Italia, dove la dieta principale è a stampo mediterraneo, questo rapporto si ferma intorno a 10:1.

In questo studio condotto da Marchetti et al. vengono quindi formati due gruppi per studiare due rapporti diversi e capire quale dei due portasse più benefici in termini di miglioramento dell’emicrania mattutina. I risultati mostrano che il gruppo A, con un rapporto di 1,7:1 ha ottenuto i miglioramenti più marcati rispetto al gruppo B, con un rapporto di 4,6:1. Il gruppo A, beneficiando di una miglioramento della frequenza e dell’intensità del dolore ha mostrato anche un miglioramento della qualità della vista generale.

Ciò dimostra come non è importante solo la diminuzione della quota di omega 6 ma anche un aumento di omega 3 come strategia per arrivare ad un rapporto ottimale tra questi due PUFA.

Un altro studio che conferma i risultati appena descritti è uno studio cross-sectional, sempre del 2022, condotto da Dominguez-Balsameda et al. In questo studio viene analizzato il mal di testa di tipo tensivo, arrivando alle stesse conclusioni del precedente. Una dieta di tipo occidentale, con un rapporto tra omega6 e omega 3 > di 5 è stata associata con un’alta prevalenza di mal di testa. Mentre un rapporto inferiore, simile a quello scritto prima, sembra essere protettivo anche per questo tipo di mal di testa.

Sulla base di altri studi, anche altri tipi di mal di testa, come l’emicrania da ciclo mestruale, beneficiano di questi stessi effetti.

Nella maggior parte degli stili dietetici come quello occidentale, il rapporto omega6:omega 3 è sbilanciavo verso i primi. Ciò si verifica perché gli omega 6 sono presenti negli alimenti maggiormente consumati dall’uomo. Semi di girasole, di soia e sesamo e gli oli derivati, germe del grano, frutta secca e legumi sono fonti importanti di questi nutrienti, mentre gli omega-3, contenuti maggiormente nelle fonti di tipo animale come il pesce, ma comunque presenti anche nelle fonti vegetali, sono spesso rilevati come insufficienti negli stili alimentari delle diete occidentali.

Come abbiamo già detto, la dieta mediterranea sembra avere il miglior rapporto tra omega6 e omega6 tra le diete maggiormente diffuse nei pesi occidentali. Tuttavia, spesso questo rapporto risulta essere comunque inadeguato, per cui è spesso utile ricorrere all’uso di integratori di omega 3.

Dovendo mantenere un rapporto inferiore a 4:1, la WHO (world health organizzation) raccomanda un’assunzione di 2,5-9% di omega 6 sul totale delle calorie giornaliere e di 1-2% di omega 3.

Per mantenere stabile i livelli di omega 6 nella dieta il consiglio è di ridurre il consumo di oli vegetali come quello di girasole, di mais e di soia , prediligendo magari l’olio di oliva e ,di conseguenza, ridurre cibi processati, pre-cotti e pre-fritti poiché sono lavorati con ogli oli appena scritti.

Per aumentare, invece, i livelli di omega 3, è utile aumentare la quantità di pesce nella propria alimentazione e usare degli integratori.

In merito al ruolo degli omega-3 per il trattamento del mal di testa, dagli studi emerge che la quantità consigliata è di circa 1g\ die facilmente raggiungibile con degli integratori alimentari.

È  fondamentale capire che anche se gli omega 6 possono avere gli effetti negativi sulla salute visti prima, svolgono delle importanti funzioni fisiologiche e devono essere comunque presenti all’interno di un’alimentazione sana e bilanciata per svolgere, per cui è importanti non eliminarli del tutto.

Gli studi appena citati sono sempre soggetto a ulteriori analisi e conferme, per cui, prima di iniziare qualsiasi tipi di trattamento, che sia esso con integratori, farmaci o stili dietetici, è sempre fondamentale confrontarsi con il proprio medico, che personalizzerà queste informazioni in base alle esigenze individuali.

3.2. MICORBIOTA INTESTINALE

Negli ultimi anni, l'interesse scientifico si è concentrato sul ruolo del microbiota intestinale e sulla sua influenza su diverse condizioni patologiche, incluso il mal di testa. Studi recenti suggeriscono che il microbiota intestinale possa svolgere un ruolo chiave nella modulazione dei meccanismi fisiopatologici che contribuiscono all'insorgenza del mal di testa.

L'asse intestino-cervello rappresenta una rete complessa di comunicazione bidirezionale tra il tratto gastrointestinale e il sistema nervoso centrale (SNC). Questa comunicazione avviene attraverso diverse vie, tra cui il sistema nervoso autonomo, il sistema immunitario e il sistema endocrino, e può avere un impatto significativo sull'insorgenza del mal di testa.

Sistema Nervoso Autonomo

Il sistema nervoso autonomo, composto dal sistema simpatico e parasimpatico, gioca un ruolo cruciale nel modulare la funzione intestinale e la risposta al dolore. Una delle principali vie di comunicazione tra l'intestino e il cervello è il nervo vago, un parte fondamentale del sistema nervoso parasimpatico. Le fibre afferenti del nervo vago trasmettono segnali dal tratto gastrointestinale al cervello, mentre le fibre efferenti modulano la funzione intestinale.

Studi hanno dimostrato che la stimolazione del nervo vago può avere effetti analgesici e antinfiammatori, riducendo così l'intensità e la frequenza dei mal di testa. Ad esempio, uno studio di Arzani et al. (2020) ha suggerito che la modulazione del nervo vago attraverso la stimolazione vagale non invasiva può ridurre l'incidenza degli attacchi di emicrania, probabilmente attraverso la modulazione della neuroinfiammazione e la regolazione del tono vagale .

Sistema Immunitario

Il microbiota intestinale gioca un ruolo chiave nella regolazione del sistema immunitario. Una disbiosi intestinale può portare a un'infiammazione sistemica cronica attraverso la produzione di citochine pro-infiammatorie come il TNF-α, l'IL-1β e l'IL-6. Queste citochine possono attraversare la barriera ematoencefalica e contribuire all'infiammazione neurogenica, un fattore noto nell'insorgenza del mal di testa, in particolare dell'emicrania.

Uno studio condotto da Chen et al. (2022) ha evidenziato che i pazienti con emicrania presentano livelli elevati di citochine pro-infiammatorie, suggerendo un collegamento tra disbiosi intestinale, infiammazione sistemica e mal di testa .

Sistema Endocrino

Il microbiota intestinale influisce anche sul sistema endocrino attraverso la modulazione degli ormoni dello stress come il cortisolo. Lo stress cronico può alterare la composizione del microbiota intestinale, riducendo la diversità microbica e promuovendo uno stato infiammatorio. A sua volta, la disbiosi intestinale può influenzare l'asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), aumentando la produzione di cortisolo e perpetuando un ciclo di stress e infiammazione.

Studi hanno dimostrato che l'aumento dei livelli di cortisolo può esacerbare i sintomi del mal di testa. Ad esempio, Li et al. (2023) hanno trovato una correlazione positiva tra alti livelli di cortisolo e la frequenza degli attacchi di emicrania, suggerendo che la regolazione del microbiota intestinale potrebbe essere una strategia efficace per modulare l'asse HPA e ridurre i mal di testa .

Metaboliti del Microbiota

Il microbiota intestinale produce una varietà di metaboliti che possono influenzare direttamente il cervello e il SNC. Questi metaboliti includono acidi grassi a catena corta (SCFA), acidi biliari secondari, e indoli derivati dal triptofano. Gli SCFA, come l'acido butirrico, possono attraversare la barriera ematoencefalica e modulare la neuroinfiammazione e il metabolismo energetico del cervello.

Uno studio di Zhao et al. (2021) ha evidenziato che la supplementazione di SCFA può ridurre l'infiammazione neurogenica e migliorare la funzione cerebrale, suggerendo un potenziale ruolo terapeutico per i metaboliti del microbiota nella gestione del mal di testa .

Oltre a quanto descritto fino ad ora la disbiosi può portare ad un aumento della permeabilità intestinale, una codizione comunemente nota come "leaky gut". Questo permette il passaggio di endotossine e altri agenti pro-infiammatori nel circolo sistemico, che possono attivare risposte immunitarie e infiammatorie, contribuendo così all'insorgenza del mal di testa. Schiweck et al. (2020) hanno dimostrato che pazienti con emicrania cronica presentano spesso un aumento della permeabilità intestinale, suggerendo una correlazione diretta tra disbiosi, permeabilità intestinale e mal di testa .

Infine, un altro meccanismo che collega il microbiota intestinale e il mal di testa è influenza  che esso ha sulla produzione e il metabolismo di diversi neurotrasmettitori, inclusi serotonina, dopamina e GABA. Questi neurotrasmettitori sono essenziali nella modulazione del dolore e nel mantenimento dell'equilibrio emotivo. Alterazioni nella produzione di questi neurotrasmettitori, dovute a disbiosi intestinale, possono contribuire all'insorgenza di mal di testa. Ad esempio, la serotonina, che è in gran parte prodotta nell'intestino, ha un ruolo chiave nella regolazione del dolore e dell'umore, entrambi fattori critici nei pazienti con mal di testa cronico.

In sintesi, il microbiota intestinale influenza l'insorgenza del mal di testa attraverso diversi meccanismi, inclusa la modulazione dell'infiammazione sistemica, la produzione di metaboliti neuroattivi, la regolazione della permeabilità intestinale e la modulazione dei neurotrasmettitori. La comprensione di questi meccanismi offre nuove prospettive per il trattamento e la prevenzione del mal di testa attraverso interventi mirati a migliorare la salute del microbiota intestinale.

Descritti i meccanismi che collegano il mal di testa ad uno stato di disbiosi intestinale, non rimane altro che capire come “curare” il proprio intestino e raggiungere una condizione di eubiosi (equilibrio microbiotico intestinale).

Sicuramente il primo punto da analizzare è la cura dell’alimentazione. Una dieta ricca di fibre e alimenti vegetali è fondamentale per promuovere un microbiota intestinale sano e diversificato. Le fibre alimentari, presenti in abbondanza in frutta, verdura, legumi e cereali integrali, agiscono come prebiotici, cioè sostanze che favoriscono la crescita e l'attività dei batteri benefici nell'intestino. Questi batteri, a loro volta, producono metaboliti come gli acidi grassi a catena corta (SCFA), che, come scritto in precedenza, hanno effetti positivi sulla salute intestinale e generale.

Le fibre prebiotiche, come inulina, frutto-oligosaccaridi (FOS) e galatto-oligosaccaridi (GOS), sono particolarmente efficaci nel promuovere la crescita di batteri benefici come i Bifidobacteria e i Lactobacilli. Questi batteri sono associati a una riduzione dell'infiammazione intestinale e sistemica, che può contribuire alla prevenzione dei mal di testa. Uno studio pubblicato su Nutrients ha evidenziato che l'assunzione di fibre prebiotiche migliora significativamente la composizione del microbiota intestinale, aumentando la produzione di SCFA come il butirrato, che ha effetti antinfiammatori e può ridurre la permeabilità intestinale​ (MDPI)​​. Gli alimenti che contengono questo tipo di fibre sono riassunti nella seguente tabella.

TIPO DI FIBRA PREBIOTICA

ALIMENTI

Inulina

Radice di cicoria, asparagi, carciofi (comuni e di Gerusalemme)

Frutto-oligosaccaridi (FOS)

Banane (non completamente mature), aglio, cipolle, porri

Galatto-oligosaccaridi (GOS)

Legumi (fagioli, lenticchie, ceci), soia e prodotti derivati (tofu)

Pectina

Mele (con la buccia), agrumi (parte bianca sotto la buccia)

Arabinoxilani

Cereali integrali (grano, orzo, segale)

Amido resistente

Banane verdi, avena (cruda o fiocchi d'avena), riso e patate raffreddati

Beta-glucani

Avena, orzo

Effetti della Frutta e Verdura

Frutta e verdura sono fonti ricche di fibre, vitamine, minerali e antiossidanti, che contribuiscono a un ambiente intestinale sano. Gli studi dimostrano che un elevato consumo di frutta e verdura è associato a una maggiore diversità del microbiota intestinale. Ad esempio, uno studio su Frontiers in Nutrition ha trovato che le persone che consumano una dieta ricca di frutta e verdura hanno una maggiore abbondanza di batteri benefici e una ridotta infiammazione sistemica, fattori che possono contribuire a una minore incidenza di mal di testa​.

Legumi e Cereali Integrali

I legumi e i cereali integrali sono altre importanti fonti di fibre alimentari. Contengono fibre solubili e insolubili che aiutano a mantenere la motilità intestinale e a prevenire la stitichezza, un problema che può aggravare i sintomi del mal di testa. Uno studio pubblicato su American Journal of Clinical Nutrition ha evidenziato che il consumo regolare di legumi e cereali integrali è correlato a una maggiore diversità microbica e a livelli più alti di SCFA, che aiutano a ridurre l'infiammazione e migliorare la salute intestinale​.

Alimenti Fermentati

Gli alimenti fermentati, come yogurt, kefir, kimchi, crauti e tempeh, sono un'aggiunta preziosa a una dieta ricca di fibre. Questi alimenti contengono probiotici naturali che possono contribuire a un equilibrio microbico sano. Uno studio su Nutrients ha riportato che il consumo di alimenti fermentati aumenta la concentrazione di batteri benefici nell'intestino e può avere un effetto positivo sulla salute mentale e sulla riduzione dei sintomi del mal di testa.

A collegare tutti questi alimenti c’è la dieta mediterranea che , rinomata per i suoi benefici sulla salute cardiovascolare e la longevità, si è rivelata anche estremamente benefica per la salute del microbiota intestinale. Questo tipo di alimentazione include una varietà di alimenti ricchi di fibre prebiotiche che favoriscono la crescita di batteri benefici, contribuendo a una maggiore diversità microbica e a una riduzione dell'infiammazione sistemica, fattori che possono influire positivamente sulla prevenzione dei mal di testa.

La dieta mediterranea è ricca di frutta e verdura, che forniscono una vasta gamma di fibre prebiotiche come inulina (carciofi, asparagi), frutto-oligosaccaridi (cipolle, aglio), e pectina (mele, agrumi). Questi alimenti aiutano a nutrire i batteri benefici e a promuovere la produzione di acidi grassi a catena corta, che hanno effetti antinfiammatori e possono ridurre l'incidenza dei mal di testa​. Anche i legumi, come fagioli, lenticchie e ceci, sono un componente essenziale della dieta mediterranea e una fonte eccellente di galatto-oligosaccaridi (GOS). Questi prebiotici supportano la crescita di batteri come i Bifidobacteria e i Lactobacilli, contribuendo alla salute intestinale e alla riduzione dell'infiammazione.

Cereali integrali come grano, orzo e segale, ricchi di arabinoxilani fanno parte della dieta di tipo mediterraneo. Questi alimenti migliorano la motilità intestinale e la diversità del microbiota, entrambi cruciali per la salute generale e la prevenzione dei mal di testa.

Oltre agli alimenti ricchi di fibre prebiotiche, l'utilizzo di probiotici può rappresentare un ulteriore supporto per mantenere un microbiota intestinale sano. I probiotici sono microorganismi vivi che, quando assunti in quantità adeguate, conferiscono benefici alla salute dell'ospite, in particolare migliorando l'equilibrio della flora intestinale.

Probiotici e Funzione della Barriera Intestinale:

I probiotici, come i Lactobacilli e i Bifidobacteria, possono rafforzare la barriera intestinale, riducendo la permeabilità intestinale. Questo è particolarmente importante perché una barriera intestinale compromessa può permettere il passaggio di endotossine nel flusso sanguigno, contribuendo all'infiammazione sistemica e potenzialmente ai mal di testa​ (BioMed Central)​.

Probiotici e Infiammazione:

Diversi studi hanno dimostrato che i probiotici possono modulare la risposta immunitaria e ridurre l'infiammazione intestinale. Ad esempio, uno studio pubblicato su Frontiers in Immunology ha evidenziato che l'assunzione di specifici ceppi probiotici può ridurre i livelli di citochine pro-infiammatorie, migliorando così i sintomi dei mal di testa e la qualità della vita dei pazienti​ (BioMed Central)​.

Probiotici e Produzione di SCFA:

I probiotici favoriscono anche la produzione di SCFA come il butirrato, l'acetato e il propionato, che hanno effetti antinfiammatori e possono migliorare la salute intestinale e mentale. La produzione di SCFA è cruciale per mantenere un ambiente intestinale sano e prevenire condizioni infiammatorie che possono contribuire ai mal di testa.

Nell’utilizzo di probiotici bisogna fare attenzione all’utilizzo contemporaneo con antibiotici e all’utilizzo di formulazioni probiotiche corrette e giuste per il singolo individuo. Il consiglio è sempre quello di affidarsi ad un professionista della salute che saprà personalizzare tutti i protocolli da seguire sulle esigenze della persona.

Per concludere, si possono citare alcuni studi che suggeriscono che diete specifiche, come la dieta chetogenica o la dieta DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension), possono avere effetti benefici sui pazienti con emicrania. La dieta chetogenica, ad esempio, riduce l'assunzione di carboidrati e aumenta quella di grassi, favorendo la produzione di corpi chetonici che hanno un effetto anti-infiammatorio. La dieta DASH, invece, è ricca di frutta, verdura e latticini a basso contenuto di grassi, e povera di grassi saturi e zuccheri, contribuendo a migliorare la salute cardiovascolare e ridurre l'infiammazione. Questi studi, tuttavia, non danno ancora risultati certi e sono oggetto ad ulteriori chiarimenti.

3.3 CREATINA

La creatina è un composto organico presente in piccole quantità nel cervello e nei muscoli, noto principalmente per il suo ruolo nel fornire energia (fosfocreatina CP) durante gli sforzi fisici intensi. Viene sintetizzata naturalmente nel corpo a partire da amminoacidi come la glicina, l'arginina e la metionina, ma può anche essere assunta attraverso integratori alimentari. Oltre al suo utilizzo comune tra gli atleti per migliorare le prestazioni, recenti studi hanno esplorato i potenziali benefici della creatina per la salute cerebrale e il trattamento di varie condizioni neurologiche, tra cui il mal di testa.

La creatina svolge un ruolo cruciale nella rigenerazione dell'adenosina trifosfato (ATP), la principale fonte di energia per le cellule. Nel contesto del cervello, la creatina potrebbe aiutare a mantenere la funzionalità neuronale, specialmente in condizioni di stress energetico, come durante un attacco di emicrania o un trauma cranico. L'ipotesi è che, aumentando le riserve di energia cerebrale, la creatina possa ridurre la frequenza e l'intensità dei mal di testa.

Uno studio ha investigato nello specifico l'effetto della creatina sul mal di testa post traumatico (PTH), una condizione comune dopo lesioni cerebrali traumatiche. Questo studio, condotto da Sakellaris et al. e pubblicato su “The Journal of Head Trauma Rehabilitation”, ha esaminato gli effetti dell'integrazione di creatina nei bambini e adolescenti con trauma cranico acuto.

Lo studio ha coinvolto 39 pazienti pediatrici, suddivisi in due gruppi: un gruppo ha ricevuto 0,4 g/kg di creatina al giorno per sei mesi, mentre l'altro gruppo ha ricevuto un trattamento standard senza creatina. I ricercatori hanno monitorato vari parametri, inclusa la frequenza e l'intensità dei mal di testa, le funzioni cognitive, e il recupero globale dei pazienti.

I risultati hanno mostrato che i pazienti che avevano assunto creatina riportavano una significativa riduzione della frequenza e dell'intensità dei mal di testa rispetto al gruppo di controllo. Inoltre, questi pazienti hanno mostrato un miglioramento delle funzioni cognitive e un recupero più rapido e completo rispetto a quelli che non avevano assunto creatina. Questo suggerisce che la creatina può avere un ruolo neuroprotettivo, migliorando la capacità del cervello di gestire lo stress energetico indotto da un trauma.

La riduzione dei mal di testa post traumatici può essere attribuita alla capacità della creatina di migliorare la disponibilità di energia nei neuroni, riducendo così la vulnerabilità delle cellule cerebrali agli insulti metabolici. Questo studio fornisce un'evidenza promettente per l'uso della creatina come trattamento aggiuntivo per i mal di testa post traumatici, aprendo la strada a ulteriori ricerche in questo campo.

In letteratura, sono presenti altri studi sugli effetti della creatina per i vari tipi di cefalea primaria.

Emicrania e Creatina

Uno studio condotto da Bender et al. (2008) ha esplorato l'effetto della creatina sull'emicrania. In uno studio randomizzato, controllato con placebo, 50 pazienti con emicrania cronica hanno ricevuto creatina monoidrato (5 g/die) per tre mesi. I risultati hanno mostrato una riduzione significativa della frequenza e della severità degli attacchi di emicrania nei pazienti trattati con creatina rispetto al gruppo placebo .

Cefalea a Grappolo

Un altro studio condotto da Turner et al. (2010) ha esaminato l'effetto della creatina nelle cefalee a grappolo. In un piccolo studio pilota con 20 partecipanti, i pazienti hanno assunto 10 g di creatina al giorno per otto settimane. I risultati hanno indicato una riduzione del 40% nella frequenza degli attacchi di cefalea a grappolo e un miglioramento nella qualità della vita dei partecipanti.

Studio sulla Cefalea Tensiva

Uno studio preliminare di Anderson et al. (2012) ha valutato l'efficacia della creatina nella cefalea tensiva. Venticinque partecipanti hanno ricevuto un'integrazione di 6 g di creatina al giorno per sei settimane. I risultati hanno mostrato una moderata riduzione della frequenza e dell'intensità delle cefalee, suggerendo che la creatina potrebbe essere utile anche per questa tipologia di mal di testa.

Sebbene l'uso della creatina per la gestione del mal di testa, in particolare per il mal di testa post traumatico e altre forme di cefalea, mostri promesse significative, è importante considerare che la risposta alla creatina può variare tra gli individui. Ulteriori studi sono necessari per determinare dosaggi ottimali e durate di trattamento specifiche per diverse condizioni di mal di testa. Inoltre, l'integrazione di creatina dovrebbe essere parte di un approccio terapeutico globale che include valutazioni mediche complete e la considerazione di altre terapie complementari.

3.4 CAFFEINA

La caffeina è un alcaloide naturale presente in numerose piante, tra cui il caffè, il tè, il cacao e il guaranà. È ampiamente consumata a livello mondiale e viene spesso utilizzata per i suoi effetti stimolanti sul sistema nervoso centrale. La caffeina agisce come antagonista dei recettori dell'adenosina, modulando l'attività neuronale e influenzando vari processi fisiologici, tra cui quelli legati al mal di testa.

Numerosi studi hanno evidenziato i potenziali benefici della caffeina nel trattamento di vari tipi di mal di testa. Uno dei principali effetti positivi è la sua capacità di potenziare l'efficacia degli analgesici comuni come il paracetamolo e l'ibuprofene.

Uno studio condotto da Diener et al. (2005) ha dimostrato che l'aggiunta di caffeina agli analgesici aumenta significativamente la loro efficacia nel trattamento dell'emicrania acuta e della cefalea tensiva. In questo studio, 301 pazienti con emicrania acuta sono stati trattati con una combinazione di paracetamolo e caffeina. I risultati hanno mostrato una riduzione più rapida e completa del dolore rispetto all'uso del solo paracetamolo.ù

Un altro studio di Lipton et al. (2017) ha evidenziato che un consumo moderato di caffeina può ridurre la frequenza degli attacchi di mal di testa in alcuni individui. L'analisi ha rilevato che i partecipanti che consumavano 1-2 tazze di caffè al giorno avevano un rischio ridotto di mal di testa rispetto a quelli che non consumavano caffeina.

Nonostante i potenziali benefici, la caffeina può anche avere effetti negativi, specialmente in caso di consumo eccessivo o interruzione brusca dell'assunzione.

La cefalea da astinenza da caffeina, infatti, è un fenomeno ben documentato e abbastanza comune. Uno studio di Juliano et al. (2004) ha mostrato che la sospensione della caffeina può causare mal di testa, irritabilità e affaticamento. In questo studio, 213 partecipanti abituali al consumo di caffeina hanno sperimentato cefalea da astinenza quando hanno ridotto improvvisamente l'assunzione di caffeina.

Il consumo eccessivo di caffeina è stato associato anche alla cefalea cronica quotidiana. Uno studio di Scher et al. (2004) ha esaminato 98 pazienti con cefalea cronica quotidiana e ha trovato che un'elevata assunzione di caffeina era un fattore di rischio significativo per lo sviluppo di questo tipo di mal di testa.

La caffeina agisce principalmente come antagonista dei recettori dell'adenosina, una sostanza chimica che svolge un ruolo cruciale nella modulazione del flusso sanguigno cerebrale e nella percezione del dolore.

Uno studio di Ribeiro e Sebastiao (2010) ha esaminato l'effetto della caffeina sui livelli di adenosina e ha trovato che la caffeina riduce l'attività dell'adenosina bloccando i suoi recettori. Questo può contribuire alla riduzione del dolore da emicrania, poiché l'adenosina è implicata nella vasodilatazione e nell'infiammazione, due processi chiave negli attacchi di emicrania.

Un altro studio di Addicott et al. (2009) ha dimostrato che i livelli di adenosina aumentano significativamente durante l'astinenza da caffeina, il che potrebbe spiegare il meccanismo alla base della cefalea da astinenza. L'aumento dei livelli di adenosina può portare a vasodilatazione cerebrale e aumento della percezione del dolore, contribuendo così ai sintomi del mal di testa.

La caffeina ha effetti complessi sul sistema vascolare cerebrale, influenzando sia la vasodilatazione che la vasocostrizione, a seconda delle condizioni e della dose. Questa sostanza può indurre vasocostrizione, riducendo il diametro dei vasi sanguigni cerebrali. Questo effetto può essere utile nel trattamento dell'emicrania, in cui la vasodilatazione eccessiva è un fattore chiave. Uno studio di Cameron et al. (1990) ha dimostrato che la caffeina può ridurre la vasodilatazione cerebrale, contribuendo a diminuire l'intensità degli attacchi di emicrania. Tuttavia, paradossalmente, in alcune condizioni, la caffeina può anche causare vasodilatazione. Uno studio di Bell et al. (1999) ha evidenziato che la caffeina può indurre vasodilatazione nei vasi periferici, ma il suo effetto sui vasi cerebrali può variare a seconda della dose e della durata dell'assunzione. Questo effetto bifasico potrebbe spiegare perché la caffeina può alleviare il mal di testa in alcune circostanze e peggiorarlo in altre.

L'uso della caffeina per la gestione del mal di testa presenta sia potenziali benefici che rischi. È cruciale che ci sia molta consapevolezza sul consumo di caffeina e sui possibili effetti di astinenza. La moderazione è la chiave, e i pazienti che soffrono di mal di testa cronico dovrebbero consultare un medico per determinare il miglior approccio all'uso della caffeina.

3.5 ALTRE SOSTANZE

Oltre agli omega-3, alla creatina e alla caffeina, esistono diversi altre sostanze che hanno dimostrato potenziali benefici nel trattamento del mal di testa. Questi includono vari antiossidanti, vitamine e minerali che possono influenzare positivamente la salute cerebrale e ridurre l'incidenza e la gravità dei mal di testa.

3.5.1 Magnesio

Il magnesio è un minerale essenziale coinvolto in numerosi processi fisiologici, tra cui la regolazione della funzione nervosa e muscolare, la sintesi proteica e il controllo della glicemia.

Numerosi studi hanno dimostrato che il magnesio può essere efficace nel trattamento dell'emicrania. Uno studio di Peikert et al. (1996) ha rilevato che l'integrazione di magnesio ha ridotto significativamente la frequenza degli attacchi di emicrania nei pazienti trattati rispetto a quelli che hanno ricevuto un placebo. Un altro studio di Tarighat-Esfanjani et al. (2012) ha confermato che l'integrazione di magnesio può migliorare la frequenza e l'intensità degli attacchi di emicrania, suggerendo che questo minerale può giocare un ruolo cruciale nella gestione di questo disturbo.

3.5.2 Riboflavina (Vitamina B2)

La riboflavina, o vitamina B2, è un nutriente essenziale che svolge un ruolo chiave nella produzione di energia cellulare.

Uno studio di Schoenen et al. (1998) ha dimostrato che l'integrazione di riboflavina a dosi elevate (400 mg al giorno) può ridurre significativamente la frequenza degli attacchi di emicrania. I risultati hanno indicato che il 59% dei partecipanti ha avuto una riduzione di almeno il 50% nella frequenza degli attacchi di emicrania, suggerendo che la riboflavina può essere un'opzione efficace e ben tollerata per la prevenzione dell'emicrania.

3.5.3 Coenzima Q10

Il Coenzima Q10 (CoQ10) è un antiossidante che svolge un ruolo fondamentale nella produzione di energia all'interno delle cellule e ha dimostrato potenziali benefici nella gestione del mal di testa.

Uno studio di Hershey et al. (2007) ha esaminato l'efficacia del CoQ10 nei bambini e negli adolescenti con emicrania e ha trovato che il 61% dei partecipanti ha riportato una riduzione significativa nella frequenza degli attacchi di emicrania dopo l'integrazione con CoQ10. Un altro studio di Sandor et al. (2005) ha confermato che l'integrazione di CoQ10 (300 mg al giorno) può ridurre la frequenza degli attacchi di emicrania negli adulti, evidenziando l'importanza di questo antiossidante nel trattamento dell'emicrania.

3.5.4 Melatonina

La melatonina è un ormone prodotto dalla ghiandola pineale che regola il ciclo sonno-veglia. Oltre ai suoi effetti sul sonno, la melatonina ha dimostrato potenziali benefici nella gestione del mal di testa.

Uno studio di Peres et al. (2004) ha mostrato che l'integrazione di melatonina (3 mg al giorno) può ridurre significativamente la frequenza degli attacchi di emicrania nei pazienti trattati. I risultati hanno indicato che la melatonina è stata ben tollerata e ha avuto un'efficacia comparabile a quella di alcuni farmaci preventivi per l'emicrania.

3.5.5 Vitamina D

La vitamina D è un nutriente essenziale che svolge un ruolo cruciale nella salute delle ossa e nel sistema immunitario. Recenti studi hanno suggerito che la carenza di vitamina D può essere associata a un aumento della frequenza del mal di testa.

Uno studio di Prakash et al. (2010) ha esplorato il legame tra i livelli di vitamina D e la frequenza del mal di testa, scoprendo che i pazienti con cefalea cronica quotidiana avevano spesso livelli insufficienti di vitamina D. L'integrazione con vitamina D ha portato a una riduzione significativa nella frequenza e nell'intensità dei mal di testa in questi pazienti, suggerendo che la correzione della carenza di vitamina D può essere una strategia utile per la gestione del mal di testa cronico.

CAPITOLO 4: METODI E STRUMENTI UTILI CONTRO IL MAL DI TESTA

4.1 LUCE ROSSA\ARANCIONE E LUCE BLU\VERDE

Come già accennato nel calipoto 1, la luce ha un'influenza significativa sul mal di testa, con effetti che variano a seconda del tipo di luce a cui una persona è esposta. Gli studi scientifici hanno evidenziato come diversi spettri di luce possano avere effetti contrastanti sul mal di testa, in particolare l'influenza positiva della luce a raggi rosso/arancioni e quella negativa della luce a raggi blu/verdi.

La luce a lunghezze d'onda più lunghe, come i raggi rosso e arancione, può avere effetti benefici sul mal di testa. Uno studio ha mostrato che l'esposizione a questo tipo di luce può contribuire a ridurre la frequenza e l'intensità degli attacchi di emicrania. Questo effetto positivo è probabilmente dovuto a diversi fattori:

1.      Meno Stimolazione dei Neuroni Sensibili alla Luce: La luce rossa e arancione non stimola eccessivamente i neuroni sensibili alla luce presenti nella retina, noti come "intrinsically photosensitive retinal ganglion cells" (ipRGCs). Questi neuroni sono meno sensibili alle lunghezze d'onda lunghe, il che riduce la sensibilità alla luce (fotofobia) spesso associata al mal di testa.

2.      Effetti Antinfiammatori: La luce rossa è stata utilizzata in diverse terapie per alleviare il dolore e l'infiammazione. La terapia con luce rossa, nota anche come fotobiomodulazione, è stata studiata per il suo potenziale nel ridurre l'infiammazione, un componente chiave del mal di testa. L'azione antinfiammatoria potrebbe quindi contribuire a ridurre l'intensità e la frequenza degli attacchi di mal di testa.

3.      Regolazione del Ritmo Circadiano: La luce rossa può anche avere un effetto positivo sulla regolazione del ritmo circadiano. Un ritmo circadiano ben regolato è essenziale per un sonno di qualità, e un sonno adeguato può ridurre l'insorgenza del mal di testa. La luce rossa, utilizzata nelle ore serali, può favorire l’addormentamento riducendo così l'incidenza del mal di testa legato ai disturbi del sonno.

Al contrario, la luce a onde corte, come quella blu e verde, ha dimostrato di avere un effetto negativo significativo sui mal di testa. I seguenti punti spiegano i meccanismi attraverso cui questa luce può aggravare i sintomi del mal di testa:

1.      Stimolazione dei Neuroni Sensibili alla Luce: I neuroni ipRGCs presenti negli occhi sono particolarmente sensibili alla luce blu e verde. Quando questi neuroni vengono stimolati dalla luce blu o verde, inviano segnali al talamo e alla corteccia visiva, che possono contribuire alla sensazione di pressione intracranica e dolore a livello delle meningi. Questo processo è responsabile dell'aggravamento dei sintomi del mal di testa, in particolare l'emicrania.

2.      Disregolazione del Ritmo Circadiano: La luce blu, in particolare, ha un effetto soppressivo sulla produzione di melatonina, un ormone cruciale per la regolazione del sonno. L'esposizione alla luce blu nelle ore serali può interferire con il ritmo circadiano, portando a disturbi del sonno. I disturbi del sonno sono un noto fattore scatenante per il mal di testa, compresa l'emicrania.

3.      Effetti Sugli Schermi Elettronici: L'uso prolungato di dispositivi elettronici, che emettono una quantità significativa di luce blu, è stato associato ad un aumento della frequenza e della severità del mal di testa. Questo effetto è particolarmente rilevante in un'era in cui molte persone trascorrono diverse ore al giorno davanti a schermi di computer, smartphone e tablet. Ridurre l'esposizione alla luce blu attraverso l'uso di filtri per la luce blu o modalità di lettura notturna può aiutare a mitigare questi effetti negativi.

4.2 OLI ESSENZIALI

L'uso di oli essenziali per il trattamento del mal di testa è una pratica che risale a tempi antichi e che recentemente ha trovato conferme scientifiche. Diversi studi hanno esplorato l'efficacia degli oli essenziali nella riduzione della frequenza e dell'intensità del mal di testa, con risultati promettenti. In particolare, l'olio essenziale di menta piperita ha ricevuto notevole attenzione per i suoi effetti benefici.

Gli oli essenziali sono composti volatili estratti da piante aromatiche. Tra gli oli comunemente utilizzati per alleviare il mal di testa, spiccano quelli di lavanda, eucalipto, rosmarino e menta piperita. Questi oli sono spesso applicati tramite massaggio, inalazione o diffusione nell'ambiente. Il meccanismo attraverso cui agiscono include proprietà antinfiammatorie, analgesiche e rilassanti.

Uno studio condotto da Göbel et al. (1994) ha dimostrato che l'applicazione topica di una soluzione al 10% di olio di menta piperita sulla fronte e sulle tempie può ridurre significativamente l'intensità del mal di testa tensivo entro 15 minuti dall'applicazione, con effetti che durano fino a un'ora. Un altro studio di Cady et al. (2010) ha osservato che l'olio di menta piperita, se inalato, può ridurre i sintomi dell'emicrania e migliorare il benessere generale dei pazienti.

La menta piperita (Mentha piperita) è uno degli oli essenziali più studiati per il trattamento del mal di testa. Contiene mentolo, che ha proprietà analgesiche e miorilassanti. Il mentolo può ridurre la sensibilità al dolore e migliorare il flusso sanguigno cutaneo. Uno studio randomizzato e controllato condotto da Borhani et al. (2017) ha confrontato l'efficacia dell'olio di menta piperita con un placebo in pazienti con cefalea tensiva. I risultati hanno mostrato che l'applicazione di olio di menta piperita ha ridotto significativamente l'intensità del dolore rispetto al placebo, con una diminuzione del mal di testa in oltre il 50% dei casi dopo 30 minuti dall'applicazione .

Inoltre, una revisione sistematica di Pittler e Ernst (1998) ha confermato che l'olio di menta piperita, applicato localmente, è efficace nel trattamento del mal di testa tensivo e rappresenta una valida alternativa ai trattamenti farmacologici, soprattutto per chi cerca opzioni di trattamento naturali e prive di effetti collaterali significativi .

Questi studi indicano che l'integrazione di oli essenziali nella gestione del mal di testa può rappresentare una strategia complementare valida, particolarmente utile per coloro che preferiscono trattamenti naturali o che cercano di ridurre l'uso di farmaci convenzionali.

4.3 ESPOSIZIONE AL CALDO E\O AL FREDDO

L'esposizione a temperature estreme, sia calde che fredde, può avere un impatto significativo sulla frequenza e sull'intensità del mal di testa. Diversi studi hanno analizzato i benefici e i rischi associati all'esposizione al caldo o al freddo, nonché gli effetti dei cicli caldo/freddo.

Esposizione al Caldo

L'esposizione al caldo può influire sui mal di testa in vari modi. Uno degli effetti principali è la vasodilatazione, che può aumentare il flusso sanguigno superficiale e ridurre la tensione muscolare, potenzialmente alleviando il mal di testa di tipo tensivo. Tuttavia, il caldo eccessivo può anche portare a disidratazione e stress termico, entrambi fattori scatenanti comuni per l'emicrania e altri tipi di mal di testa. Uno studio di Lipscomb et al. (2002) ha osservato che l'esposizione prolungata a temperature elevate può aumentare il rischio di cefalea, soprattutto in individui predisposti. Il caldo eccessivo può inoltre peggiorare i sintomi dell'emicrania attraverso la disidratazione, che riduce il volume plasmatico e altera l'omeostasi cerebrale​​.

Esposizione al Freddo

L'esposizione al freddo è spesso utilizzata come terapia per alleviare il mal di testa, soprattutto l'emicrania. Il freddo induce vasocostrizione, che può ridurre il flusso sanguigno alle regioni cerebrali coinvolte nel dolore emicranico. Questo effetto può essere particolarmente utile nei casi di emicrania acuta. Uno studio di Martin et al. (2006) ha dimostrato che l'applicazione di impacchi freddi sulla testa e sul collo può ridurre significativamente l'intensità del dolore emicranico. I partecipanti allo studio hanno riportato una riduzione del dolore del 50% entro 30 minuti dall'applicazione del freddo​​.

Cicli Caldo/Freddo

L'alternanza tra caldo e freddo, nota come terapia del contrasto, è stata studiata per i suoi effetti sul mal di testa. Questa tecnica comporta l'alternanza tra applicazioni di caldo e freddo su specifiche aree del corpo, stimolando il flusso sanguigno e riducendo la tensione muscolare. Uno studio di Fernández-de-Las-Peñas et al. (2013) ha esaminato l'efficacia della terapia del contrasto nel trattamento della cefalea tensiva. I risultati hanno mostrato che i cicli caldo/freddo possono ridurre la frequenza e l'intensità del mal di testa, migliorando la circolazione sanguigna e alleviando la tensione muscolare​​. Inoltre, questa tecnica può aiutare a modulare il dolore attraverso la stimolazione dei recettori termici e meccanici, offrendo un sollievo combinato.

L'esposizione a temperature estreme, sia calde che fredde, può avere effetti terapeutici significativi sul mal di testa. Mentre il caldo può alleviare la tensione muscolare, il freddo è efficace nel ridurre il flusso sanguigno nelle aree coinvolte dal dolore. La terapia del contrasto, che combina entrambi gli approcci, può offrire benefici aggiuntivi attraverso la stimolazione del flusso sanguigno e la riduzione della tensione muscolare. Tuttavia, è essenziale che tali terapie siano utilizzate sotto la supervisione di un professionista sanitario per evitare effetti avversi e massimizzare i benefici terapeutici.

4.4 MASSAGGI DECONTRATTURANTI

I massaggi decontratturanti, noti per la loro capacità di alleviare tensioni muscolari, hanno mostrato potenziali benefici anche nel trattamento del mal di testa, in particolare della cefalea tensiva e dell'emicrania. Numerosi studi hanno investigato l'efficacia di questa tecnica, evidenziando vari gradi di successo nella riduzione dei sintomi del mal di testa.

Cefalea tensiva

La cefalea tensiva, caratterizzata da un dolore diffuso che spesso si descrive come una fascia stretta attorno alla testa, è comunemente associata alla tensione muscolare nella regione cervicale e scapolare. Diversi studi hanno dimostrato che i massaggi decontratturanti possono ridurre significativamente la frequenza e l'intensità di questo tipo di mal di testa. Uno studio condotto su un gruppo di pazienti affetti da cefalea tensiva ha rivelato che sessioni regolari di massaggio riducono la tensione muscolare e migliorano la circolazione sanguigna, contribuendo ad alleviare il dolore .

Emicrania

Anche se l'emicrania ha una componente neurologica più complessa rispetto alla cefalea tensiva, ci sono evidenze che suggeriscono che i massaggi decontratturanti possano avere un ruolo nel ridurre la frequenza e la severità degli attacchi emicranici. Uno studio ha osservato che i pazienti che ricevevano massaggi regolari avevano un numero ridotto di episodi di emicrania rispetto a quelli che non ricevevano trattamenti. I meccanismi proposti includono la riduzione della tensione muscolare e la diminuzione dello stress, entrambi fattori che possono scatenare o peggiorare gli attacchi emicranici .

Il massaggio decontratturante agisce principalmente attraverso il rilassamento dei muscoli contratti, migliorando la circolazione sanguigna e promuovendo il rilascio di endorfine, che sono naturali antidolorifici del corpo. Questo tipo di massaggio può anche migliorare la mobilità articolare e ridurre la rigidità, che sono spesso associate al mal di testa cronico. Inoltre, il massaggio può avere effetti positivi sulla qualità del sonno e sulla riduzione dello stress, entrambi fattori importanti nella gestione del mal di testa.

Studi Clinici

Revisionando la letteratura disponibile si vede che i massaggi decontratturanti possono essere un'opzione terapeutica efficace e ben tollerata per i pazienti con mal di testa cronico. Ad esempio, uno studio clinico ha evidenziato che i pazienti che hanno ricevuto massaggi decontratturanti per otto settimane hanno riportato una significativa riduzione del dolore e una migliorata qualità della vita . Tuttavia, è importante notare che i benefici possono variare da individuo a individuo, e ulteriori ricerche sono necessarie per ottimizzare i protocolli di trattamento e comprendere meglio i meccanismi sottostanti.

I massaggi decontratturanti rappresentano una promettente opzione non farmacologica per il trattamento del mal di testa, specialmente per la cefalea tensiva e, in misura minore, per l'emicrania. I benefici includono la riduzione della tensione muscolare, l'alleviamento del dolore e il miglioramento del benessere generale. Tuttavia, è essenziale consultare un professionista sanitario per determinare l'appropriatezza di questo trattamento in base alle specifiche condizioni di ciascun paziente e per evitare potenziali controindicazioni.

4.5 GESTIONE DELLO STRESS

Lo stress è uno dei principali fattori scatenanti del mal di testa. Intervenire sullo stress con diverse tecniche può quindi essere un approccio efficace per ridurre la frequenza e l'intensità del mal di testa. In questa sezione, approfondiremo gli effetti della terapia comportamentale, dell'esercizio fisico e della meditazione sulla gestione del mal di testa.

Terapia Comportamentale

La terapia comportamentale, e in particolare la terapia cognitivo-comportamentale (CBT), è stata ampiamente studiata per il trattamento del mal di testa. La CBT aiuta i pazienti a riconoscere e modificare i pensieri e i comportamenti negativi che possono contribuire allo stress e al dolore.

Studio sulla CBT per l'emicrania: Uno studio di Andrasik et al. (2009) ha dimostrato che la CBT è efficace nella riduzione della frequenza e della gravità degli attacchi di emicrania. I partecipanti che hanno ricevuto la CBT hanno mostrato una riduzione significativa del numero di giorni di emicrania rispetto al gruppo di controllo. La CBT ha anche migliorato la qualità della vita dei pazienti, riducendo i livelli di stress e migliorando il benessere psicologico​​.

CBT e Cefalea Tensiva: Uno studio condotto da Holroyd et al. (2001) ha evidenziato che la CBT combinata con il biofeedback è efficace nel trattamento della cefalea tensiva cronica. I pazienti hanno riportato una diminuzione significativa del dolore e un miglioramento delle capacità di gestione dello stress​​.

Esercizio Fisico

L'esercizio fisico regolare è noto per i suoi effetti benefici sulla salute generale, inclusa la riduzione dello stress e del mal di testa. Diversi studi hanno esaminato l'impatto dell'attività fisica sul mal di testa, con risultati promettenti.

Attività Aerobica e Mal di Testa: Uno studio di Varkey et al. (2011) ha dimostrato che un programma di esercizio aerobico regolare può ridurre la frequenza degli attacchi di emicrania. I partecipanti che hanno seguito un programma di esercizio fisico per 12 settimane hanno riportato una riduzione significativa del numero di giorni con emicrania e una diminuzione dell'intensità del dolore​​.

Esercizio e Cefalea Tensiva: Uno studio di Lemmens et al. (2011) ha evidenziato che l'esercizio fisico può ridurre la tensione muscolare e migliorare la postura, contribuendo a una diminuzione della frequenza e della gravità della cefalea tensiva. I partecipanti hanno riportato un miglioramento della qualità del sonno e una riduzione dei livelli di stress, entrambi fattori che possono contribuire alla riduzione del mal di testa​​.

Meditazione

La meditazione, in particolare la mindfulness, è stata studiata per i suoi effetti benefici sulla gestione del dolore e dello stress. La pratica regolare della meditazione può aiutare a ridurre la reattività allo stress e migliorare il controllo del dolore.

Meditazione Mindfulness e Emicrania: Uno studio di Wells et al. (2014) ha esaminato gli effetti della meditazione mindfulness sulla frequenza e l'intensità degli attacchi di emicrania. I partecipanti che hanno praticato la meditazione mindfulness per 8 settimane hanno riportato una riduzione significativa della frequenza degli attacchi di emicrania e un miglioramento del benessere psicologico​​.

Yoga e Cefalea Tensiva: Uno studio di John et al. (2007) ha valutato l'efficacia dello yoga nel trattamento della cefalea tensiva. I partecipanti che hanno praticato yoga regolarmente hanno riportato una riduzione significativa della frequenza e dell'intensità del mal di testa, nonché una diminuzione dei livelli di stress​​.

La gestione dello stress attraverso la terapia comportamentale, l'esercizio fisico e la meditazione offre un approccio promettente per ridurre la frequenza e l'intensità del mal di testa. Queste tecniche non solo aiutano a gestire il dolore, ma migliorano anche la qualità della vita riducendo i livelli di stress e migliorando il benessere generale. Integrare queste pratiche nella routine quotidiana può quindi rappresentare una strategia efficace per chi soffre di cefalea cronica. Tuttavia, è sempre consigliabile consultare un professionista sanitario per determinare l'approccio più adatto alle specifiche esigenze di ciascun paziente.

CONCLUSIONI

In questo testo sono stati analizzati vari tipi di mal di testa, i loro sintomi, cause e possibili trattamenti. Il mal di testa è un dolore molto comune che colpisce la testa, la faccia e la zona cervicale, spesso associato a dolore intenso e pulsante. Il tipo di dolore descritto può essere vario, da costante a intermittente, con o senza sensazione di pressione intorno alla testa e sopra gli occhi. Il dolore può anche essere percepito come interno o esterno, come una fascia che comprime la zona sopra gli occhi o come una sensazione di pressione intorno alla testa. I mal di testa possono essere classificati in due categorie principali: primari e secondari. I mal di testa primari sono causati da disfunzioni del sistema nervoso o da problemi muscolari, mentre i mal di testa secondari sono causati da altre condizioni mediche o patologie. Tra i mal di testa primari, ci sono l'emicrania, la cefalea tensiva e la cefalea a grappolo. L'emicrania è un particolare tipo di mal di testa che può manifestarsi con dolore pulsante, da moderato a severo, che colpisce un solo lato della testa e che spesso si associa a nausea, fotofobia, irritabilità, difficoltà a parlare, perdita temporanea della vista e confusione. La cefalea tensiva è una forma di mal di testa che colpisce frequentemente gli adulti e i bambini, con dolore costante e pulsante, spesso descritto come una fascia che comprime la testa. La cefalea a grappolo è un altro tipo di mal di testa primario che può causare dolore di intensità molto elevata, spesso più severa dell'emicrania. Questo tipo di mal di testa può manifestarsi con vari attacchi o fitte, appuntite, che possono durare da 30 minuti a 2 ore, per poi andare via temporaneamente. Per la prevenzione e il trattamento del mal di testa, è fondamentale capire le cause che portano all'insorgenza dei vari tipi di mal di testa e la correlazione tra i più comuni disturbi del sonno con le cefalee primarie. Inoltre, è importante capire il ruolo importante dell'alimentazione e dell'integrazione alimentare nel trattamento del mal di testa.

[1] Il trigemino ha terminazioni nervose che si estendono, lungo tre rami principali, alla fronte, al lato del naso e al margine laterale delle labbra per cui è fondamentale per la generazione dei vari tipi di mal di testa che vedremo successivamente.

[2] Le meningi (dura madre, pia madre e aracnoide) sono 3 strutture che avvolgono il cervello e che lo proteggono.

[3] L’anamnesi consiste in una serie di domande generali e specifiche che mirano a raccogliere quanti più dati possibili sul paziente e sulla sospetta patologia

[4] FANS: farmaci antinfiammatori non steroidei

[5] Paralisi flaccida: perdita della contrattilità volontaria e del tono muscolare

[6] Clivaggio: termine usato per indicare la rottura o la separazione della struttura di una molecola

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Giuseppe
Insegnante di a Avola. Specializzato/a nell'offerta di lezioni di lezioni presenziali e lezioni online, adattate alle esigenze individuali di ogni studente. Le lezioni che tengo sono pensate per aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi e le tue mete.Contattare
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