Semplificare l'apprendimento della lingua latina deve partire da una presa d'atto: morfologia e sintassi delle lingue sintetiche sono complesse, e affrontarle con profitto richiede dedizione e metodo.
Detto altrimenti, se il bisogno delle così dette ripetizioni private di latino è così diffuso, ciò è dovuto in primo luogo a questo: molti studenti considerano il latino un inutile tributo alla tradizione se non, addirittura, una palla al piede senza la quale la vita scorrerebbe più tranquilla per non dire più sensata, ovvero più rivolta ad ambiti didattici ritenuti proficui come quello dell'informatica e della lingua inglese.
Inizia a dare ripetizioni di latino
Questo senso di fastidio è fin troppo diffuso: non sono pochi, infatti, gli iscritti a Lettere moderne che apprezzerebbero non solo un ridimensionamento del latino tra i loro esami, ma, addirittura, l'uscita della lingua di Cicerone dai loro piani di studio. Non a caso, numerosi fruitori di lezioni private provengono da quest'ultimo gruppo, e corrono a sbarazzarsi del latino per proseguire sereni il proprio iter accademico.
A questo punto, ci si chiede: se anche buona parte di chi coltiva la cultura umanistica mal sopporta il latino, con un'avversione nata al liceo – e che già richiedeva insegnanti privati per “strappare la sufficienza” in grammatica –, ha senso interrogarsi sulle scelte didattiche tradizionali, spesso ancora inamovibili, ma riproposte all'infinito nonostante l'evidente disaffezione degli alunni?
La risposta è implicita nella domanda, ed è affermativa. In effetti, se è vero che da tempo sono in atto lodevoli tentativi di svecchiare l'impostazione stantìa spesso ancora in voga nei licei benché invisa alle nuove generazioni, resta il fatto che la vita di migliaia di studenti italiani – a scuola come all'università – è ancora ostaggio delle imprese militari di Cesare, degli eserciti di Tito Livio, della leggenda nera di Nerone alimentata da Svetonio e delle lotte intestine di Sallustio.
Cosa può fare chi si occupa di “ripetizioni” per superare tanti vizi inveterati? Come può contrastare lo strapotere della cronaca militare nell'immagine che lo studente riceve della civiltà latina, depositaria non solo di legioni e coorti, ma anche di una letteratura ricchissima e preziosa nei domini della fantasia, della riflessione etica, della poesia, della satira e del mito?
Per prima cosa, può rifiutare l'etichetta riduttiva di “insegnante di supporto”, escutore passivo – di seconda mano – dei programmi ministeriali. Può dimostrare che le così dette “ripetizioni” sono, in realtà, uno spazio libero in cui dare voce agli interessi reali degli studenti guidandoli nell'apprendimento alle loro condizioni e al meglio del loro potenziale.
In tema di didattica, separare il livello dell'insegnamento da quello dell'apprendimento è impresa ardua. In effetti, la trasmissione del sapere – di qualunque tipo – coinvolge due attori ugualmente imprescindibili: chi lo trasferisce (il docente che insegna) e chi lo riceve (lo studente che impara).
Quanto alla motivazione, conta, però, più l'interesse che lo studente già nutre per la materia che sta imparando o il contributo del docente che deve alimentarlo mentre insegna?
Anziché stabilire una gerarchia tra i due fattori, va ribadita la loro co-essenzialità per raggiungere gli obiettivi didattici di chi contatta l'esperto di lezioni private.
Già da diversi anni, gli studi di psicologia applicata alla didattica riconoscono tutti l'assoluta preminenza della motivazione. Tra i più convinti assertori di questa linea, ricordiamo i saggi di Mary Ainley dell'Università di Melbourne, Thomas W. Malone dell'Università del Massachusetts e Mark L. Lepper dell'Università di Stanford; fra gli iniziatori della teoria motivazionale, lo psicologo canadese Albert Bandura.
Ogni docente può infatti contare su una motivazione originaria variabile fondata su 7 punti:
senso della sfida;
curiosità;
volontà di controllo;
creatività volta alla soluzione;
competizione (anche con se stessi: per migliorarsi);
cooperazione;
ambizione volta al riconoscimento da parte degli altri.
Un insegnante di lezioni private proiettato oltre il concetto di “ripetizioni” deve dunque stimolare la motivazione dell'allievo grazie a un rapporto uno-a-uno perlopiù impraticabile a scuola o all'università, dove il numero di interlocutori impedisce spesso al docente di trarre il meglio dal singolo individuo.
Per accendere nello studente il senso della sfida conviene porre periodicamente gli obiettivi un poco al di sopra del livello atteso.
Ma sono soprattutto il traino della curiosità e l'abilità dell'insegnante nel potenziarlo a imprimere efficacia all'interazione didattica.
In tal senso, servirà:
evidenziare i punti di contatto del latino con il dialetto/la lingua regionale dell'allievo;
sottolineare i riflessi del latino nella lingua inglese;
mostrare le corrispondenze tra il latino e l'italiano standard;
evidenziare la continuità culturale tra passato e presente;
ricorrere a risorse online, come vlog e database gratuiti.
Dopo questo sguardo sui termini della questione, eccoci allo spazio riservato al vero oggetto del sapere trasmesso: la selezione dei testi in latino utilizzati come antologia da proporre all'allievo di lezioni private.
Si tratta, per esempio, di:
Apuleio, con l'incanto favoloso del suo Asino d'oro;
Petronio, nel cui Satyricon la critica sociale si sposa al fascino delle superstizioni del mondo classico;
Lucrezio, testimone di una coscienza scientifica antica;
Marziale, con la sua mordacità negli epigrammi;
Cicerone e Seneca, con il tono intimo degli epistolari;
Tacito, con il suo sguardo antropologico sui Germani;
Rutilio Namaziano, con la prospettiva eccentrica sulla fine della civiltà pre-cristiana.
Perché non far leva sulla musica anche nel caso del latino? I Carmina Burana sono un valido strumento didattico: adolescenti o adulti, conquistati dalla melodia, vogliono esplorare i testi, finendo per memorizzare intere strofe.
Così, l'insegnante privato di latino dimostra che le... “Ripetizioni” possono non ripetere gli errori più diffusi nella scuola tradizionale.