Come si dice "Io" in giapponese? - 10+ modi per riferirsi a sé stessi

Riferirsi a se stessi in giapponese

Hai iniziato o vorresti iniziare a studiare giapponese? Addentriamoci in questa meravigliosa e intricata lingua dalle basi!

Come si dice “Io” in giapponese? La risposta non è così semplice come potrebbe sembrare.

Il giapponese è una lingua con una grande densità semantica e lessicale, per cui per esprimere un singolo concetto si utilizzano diversi termini con sfumature e differenze – all’apparenza – insignificanti. Per dare un’idea di cosa sia una lingua molto densa, immaginate di dovere sistemare in ordine la vostra ampissima collezione di calzini in un piccolo contenitore a scomparti dell’Ikea (credo che si chiami SKUBB).

Per fare un esempio, si può utilizzare con un solo modo verbale per esprimere ben 8 modalità di azione, oppure si utilizzano due kanji diversi per esprimere lo stesso significato di “ascoltare”. Sapendo questo, dunque, non stupisce affatto che la semplice domanda “Come si dice ‘Io’?”, farebbe sudare freddo anche il più preparato dei nipponisti. Ed è proprio su questa domanda temuta che ho deciso di provare a dare una risposta pratica, il più possibile concisa, possibilmente interessante; ma la risposta migliore sarebbe – come capita spesso con questa lingua –  “Dipende”.

Dipende da chi siate, in quale genere vi riconosciate, con chi stiate interloquendo, in quale contesto ci si ritrovi, quanto anni abbiamo, come vorremmo essere percepiti, se si stia comunicando per via orale o scritta… Insomma, è quasi impossibile dare una risposta univoca come potrebbe essere con le nostre lingue indoeuropee, nelle quali il massimo della variazione potrebbe essere il plurale maiestatis, oppure l’odioso riferirsi a sé stessi usando il proprio nome e cognome (in questo ultimo caso, le bastonate sulle gengive sono quasi da considerarsi un obbligo morale).

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Cercando di dare un senso 

Ma tornando al nostro amato giapponese, un modo molto facile per categorizzare le varie “versioni” della prima persona singolare è attraverso l’identificazione in una categoria di parlante, ovvero, come ci si vuole presentare e quale “ruolo sociale” interpretiamo in una determinata conversazione. Siete avvisati però che quello che sta seguendo è solo una selezione dei vari modi di riferirsi a sé stessi, sappiate che la lista è in realtà molto più lunga, soprattutto se teniamo in considerazione tutte le sfumature aggiuntive che possono esserci a seconda che ci stiamo riferendo a scritto/parlato, donna/uomo, ruolo ecc…

私(わたし)

Partiamo da quello che è considerato “lo standard”.

Il primo modo per riferirsi alla prima persona singolare che tipicamente viene insegnato a chi studia il giapponese è . Dal punto di vista sociale, questo modo di riferirsi alla propria persona è il più neutro in assoluto: viene utilizzato sia da uomini che da donne, non è eccessivamente colloquiale ma allo stesso tempo è adatto anche a contesti formali, non è esclusivo a nessun gruppo particolare di persone…

Questo è il nostro punto di partenza.

あたし

Da questo centro di genere e formalità cominciamo a spostarci in una direzione di minore “rigidità”, e allo stesso tempo verso la parlata che tipicamente viene preferita dalle persone di genere femminile. あたし è il pronome personale solitamente utilizzato dalle donne in contesti meno formali, pur mantenendo un certo “contegno” e dimostrando la propria femminilità senza risultare necessariamente infantili o caricaturali. Se volete identificarvi nel genere femminile, questo あたし è un’ottima scelta.

うち

Di solito troverete scritto che うち è utilizzato molto spesso dalle donne, tipicamente nella zona del Kansai; ma dovete comunque ricordare che le barriere di genere sono una costruzione umana fluida, e quindi potete anche considerare l’idea di utilizzarlo senza alcun problema al di fuori della propria identità di genere! Tenete solo in considerazione che dicendo うち probabilmente suonerete come una giovane elegante nata e cresciuta nel Kansai – teniamo comunque conto che Murasaki Shikibu e Mieko Kawakami sono entrambe della zona; quindi, personalmente, non lo considererei affatto come un punto negativo.

僕(ぼく)

Questo pronome è di fatto un “jolly” nell’oralità: se è vero che tipicamente viene associato agli uomini, nello specifico ai ragazzi sotto una certa età, non è raro sentire anche alcune ragazze riferirsi a sé stesse utilizzando questo pronome; in ogni caso, quantomeno nelle opere di narrativa, è quasi sempre associato ai ragazzi.

Personalmente, però, mi risulta molto poco “adulto” - passatemi il termine. Se incontriamo una persona di una certa età si riferisce a sé stesso con , allora sta facendo una scelta molto precisa e di sicuro non causale. I casi, tipicamente, sono due: si sta interloquendo con una persona di grado superiore, e quindi è necessario in qualche modo rendersi “inferiore” anche rimarcando una sorta di figurata giovinezza esperienziale; oppure la sua è una scelta motivata dal volere mettere in mostra la propria personalità, evidenziando come possa essere meno sostenuta e rigida rispetto a quella di un “adulto responsabile” – qualunque cosa voglia dire.

俺(おれ)

Questo è il tipico pronome personale utilizzato da chi si identifica nel genere maschile. è chiaramente da utilizzare in un contesto informale, ma soprattutto non dovrebbe essere usato quando si sta parlando con una persona di rango superiore, perché in questo caso si rischierebbe di sembrare particolarmente sfacciati, o peggio ancora, maleducati; ricordate, infatti, che in giapponese è fondamentale cambiare stile di comunicazione a seconda della persona che abbiamo davanti!

In ogni caso, non è necessariamente un pronome “da zoticoni” o che usano solamente i membri della yakuza, affatto! È invece molto comune sentire persone di genere maschile riferirsi a sé stessi con , anche quando la persona in questione è l’esatto opposto del gangster da strada con i capelli impomatati, come per esempio il giovane padre di Yotsuba dal manga Yotsuba to!.

我(われ)

Con siamo entrati ufficialmente in quello che si definisce “linguaggio maschile”, e probabilmente non vi è nulla di più maschio che il. Oramai questo pronome è praticamente relegato solo alla comunicazione interaziendale, specialmente quando si vuole riferirsi in maniera più ampia alla propria azienda.

Ma nell’uso “narrativo” è spesso associato a patriarchi, uomini rigorosi e orgogliosi, specialmente nella ancora più celebre forma plurale 我々(われわれ), un vero e proprio plurale maiestatis usato solo dai personaggi più tosti. Insomma, a meno che non dobbiate parlare a nome di una grossa azienda, è molto probabile che non utilizzerete mai .

わたくし

E ritorniamo ad un linguaggio neutro ripulito da ogni sfumatura di genere, personalità o età, con わたくし. Questo è, di fatto, un “Watashi Plus”, trattandosi di un modo di esprimersi molto formale e cortese utilizzato – questo va fatto notare – quasi esclusivamente sul luogo di lavoro e possibilmente accompagnato da un buon keigo.

Attenzione però a non usarlo fuori da questo contesto, perché altrimenti risultereste abbastanza ridicoli: provate ad immaginare un signore distinto in completo, monocolo e tuba, entrare nel peggior bar della vostra stazione e riferirsi al barista sudicio dietro al balcone con “Buongiorno, buonuomo. Gradirei un bourbon doppio malto on the rocks, per cortesia”.

 

Pronomi personali “speciali”

Quelli sopra elencati sono i pronomi più comunemente trovati nella lingua di tutti i giorni e che, con ogni probabilità, utilizzerete durante il vostro viaggio nell’apprendimento del giapponese. Ma ora vediamo, giusto per divertimento, una piccola selezione di alcuni pronomi “speciali” che incontrerete quasi esclusivamente nelle opere di narrativa, oppure li dovrete imparare perché all’interno di qualche lista con del lessico per il JLPT.

Riferirsi a sé stessi usando il proprio nome

Sebbene in italiano venga – giustamente – condannato, in giapponese riferirsi a sé stessi usando il proprio nome non è una pratica così aliena, ma sempre con un grosso “MA”!

Questo pronome-non-pronome viene fondamentalmente usato solo dai bambini molto piccoli e dai personaggi anime che vogliono apparire moe o kawaii (non starò qui a spiegare che cosa voglia dire moe). Se siete persone adulte e non lavorate come voice actor, evitate; altrimenti potreste anche risparmiarvi le morali bastonate sulle gengive, ma di sicuro apparirete come una caricatura degli stranieri che vanno in Giappone dopo avere imparato a parlare imitando senza ragionare qualunque battuta esca da un personaggio anime.

わし

Al lato opposto di Riferirsi a sé stessi usando il proprio nome troviamo questo わし, trovato quasi solo nei prodotti di narrativa quando a parlare è una persona anziana e, tipicamente, saggia.   Piccola nota di linguistica storica: わし era originariamente un termine utilizzato sia da donne che uomini per comunicare in ambito familiare o informale, ma nel passaggio alla lingua contemporanea l’utilizzo è cambiato radialmente, diventando principalmente un termine quasi esclusivo per gli uomini che devono interagire con persone dello stesso rango o loro inferiori.

吾輩 (わがはい)

吾輩 è un pronome molto antico e oramai desueto.  Tecnicamente è utilizzato quando ci si vuole mettere in mostra: tenete conto che il dizionario monolingue definisce questo termine con “おれさま”, dunque “L’onorevole me”(!!!).

Il massimo della pomposità. Forse potrete usarlo solo se siete un libero professionista (come il sottoscritto) e volete vantarvi del vostro fatturato a cinque zeri (questo, tristemente, non è il sottoscritto).

Sappiate anche che 吾輩 è il pronome di riferimento utilizzato da tutti i gatti (questa è per gli amanti della letteratura giapponese).

朕(ちん)

Concludiamo con questa lista citando forse il pronome personale meno utilizzato in assoluto nella lingua giapponese: , la prima persona singolare utilizzata solo ed esclusivamente dall’Imperatore.

Lo sapevate che l’Imperatore del Giappone utilizza un pronome specifico solo per lui? Bene, ora lo sapete, e non sarete colti in fallo nel caso in cui dovreste diventare uno dei prossimi regnanti del Giappone.

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Federico
Insegnante di Giapponese a Genova, Arenzano, Mele. Specializzato/a nell'offerta di lezioni di lezioni a domicilio e lezioni online, adattate alle esigenze individuali di ogni studente. Le lezioni che tengo sono pensate per aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi e le tue mete.Contattare
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