Spesso viene insegnato che in giapponese esistono solo due tempi verbali: il passato e il tempo presente. Questa, però, è una semplificazione che viene fatta per aiutare le persone nelle lezioni di giapponese a barcamenarsi tra le numerose sfide che devono già affrontare senza aggiungere ulteriori pesi sulle loro spalle. In realtà, la questione è più complicata – come ogni cosa, in questa lingua.
Quando si parla di tempi verbali in giapponese, forse sarebbe meglio fare riferimento ad un “tempo passato” e un “tempo non-passato”, ed è generalmente quest’ultimo a cui viene associato quello che noi indichiamo con “tempo presente”.
Questo perché tempo non-passato (non come componente di una struttura grammaticale) è un piccolo contenitore grammaticale che contiene più aspetti di un’azione. Questo perché il tempo non-passato indica: un’azione che si può ascrivere ad una verità assoluta, l’espressione di un dato di fatto, oppure un’azione che deve ancora compiersi. Per certi aspetti, il tempo non-passato assomiglia a quel tempo verbale che in inglese è codificato con il nome di present simple. Sarà facile capire, dunque, il perché i grammatici giapponesi abbiano deciso di classificare il loro secondo tempo verbale come “non-passato” invece che “presente”.
Perché – tecnicamente parlando – in giapponese non esiste il tempo presente; o per essere più precisi: in giapponese non esiste un tempo presente codificato come in italiano
È importante fare notare questo aspetto, perché bisogna sempre ricordare che per acquisire competenza di una lingua straniera bisogna innanzitutto allontanarsi dalle strutture tipiche della propria lingua madre, e adottare il modo di ragionare – linguisticamente – di un’altra cultura.
È chiaro che i giapponesi hanno un modo per esprimere il tempo presente, ma semplicemente non è lo stesso di noi italiani. La maggior parte delle volte, invece di usare un tempo verbale apposito per comunicare al presente, in giapponese si utilizza un costrutto verbale molto versatile: il continuativo.
Quello che viene associato alla forma 〜ている è il modo attraverso il cui ci si può esprimere al tempo presente. Questo perché il continuativo indica (anche) un’azione che è iniziata e non è ancora terminata, e di conseguenza si addice particolarmente a rappresentare quello che noi identifichiamo come “tempo presente”.
Vediamo due esempi che possono aiutare a fare comprendere la differenza:
La differenza può essere molto sottile, ma garantisco che con la pratica imparerete a notarla!
Inoltre, esistono alcuni verbi particolari che, per via del loro significato intrinseco, richiedono esclusivamente il continuativo per indicare il tempo presente. Per citarne alcuni:
Per cui avremo:
E non:
Questo è solamente un piccolo assaggio dei vari utilizzi del non-passato e della forma in 〜ている, ma per il momento mi sono limitato a concentrarmi sulla loro potenzialità per esprimere il tempo presente.
Concludo con un piccolo consiglio applicabile anche in altre situazioni: quando avete un dubbio nello studio del giapponese affidatevi a Google. Digitate sulla barra di ricerca i due termini su cui siete incerti e controllate quale delle due versioni produce più risultati, statisticamente parlando la versione con più risultati sarà quella corretta.
Provare per credere!