Chi è appassionato di fotgrafia, avrà sentito parlare del "Self Portrait". In pratica è una forma di autoscatto che a differenza del classico ed inutile "selfie", ha uno scopo più profondo che è quello di indagare l'anima del soggetto.
Una pratica artistica che rientra nel ramo della fotografia, dove viene usata la tecnica fotografica, ma che spesso viene rielaborata in seguito, codificata, o snaturata per rappresentare nel profondo la natura empatica del soggetto, tanto da ricavarne una nicchia di mercato dell'arte del collezinismo.
È una pratica prevalentemente femminile, statisticamente parlando, che spesso riceve molte attenzioni dai maschietti per le rappresentazioni di corpi senza veli.
Vorrei sfatare il mito che il bias cognitivo del sesso vende. Molti studi infatti contestualizzano l'utilizzo di questa tecnica di marketing, dove essa risulta efficace, dove invece fallisce. È stato dimostrato che spesso se usata in contesti inappropriati, risulta controproducente.
Questo per distinguere chi cerca attenzione attraverso un atteggiamento esibizionista da chi invece è alla ricerca del sé più profondo.
Francesca Woodman fu solo uno degli esempi divenuta celebre solo dopo la prematura dipartita. Francesca riuscì a rappresentare con i propri scatti la fusione del proprio corpo, nudo, in ambienti spesso degradati, dimenticati e sporchi, come a rappresentare il tentativo di trovare il proprio posto in un mondo che non le apparteneva.
Ed è proprio questo sistema indagatore che mette a nudo la profondità della nostra anima, spesso tormentata, che ci obbliga ad osservare noi stessi da una prospettiva esterna, apparentemente priva di giudizi, ma che ci obbliga ad essere sinceri.
Diventa così una forma di liberazione da quei demoni che ci opprimono, rompendo giudizi e tabù tanto radicati nelle nostre menti e nelle società consumistiche dove siamo obbligati ad integrarci, programmati sin da piccoli ad essere perfetti consumatori.
La fotografia come mezzo per raggiungere la verità. Paradossale, poichè proprio il mezzo fotografico è considerato la rappresentazione di un punto di vista e quindi di una mezza verità
Ma dopotutto siamo fatti di illusione, dove tutto è effimero e si riduce ad un insieme di percezioni neurologiche.
In conclusione, la fotografia, come potete vedere non ha solo la funzione di mostrare attraverso i social quando fashion ed inarrivabili sono le nostre vite, non ha lo scopo di scatenare invidia verso il prossimo, in cerca di nuovi follower per avviare la desiderata carriera di influencer, ma può aspirare a fini ben più profondi e meno tangibili, meno materialistici come la propria consapevolezza, la necessità di comprendere la natura della propria esistenza, come individuo.
Govanni Gastel parlava di seduzione tra fotografo e fotografato, come forma di legame, nell'atto di cogliere. Ma cogliere cosa? Un fotografo se vuole toccare l'essenza del proprio soggetto deve dare tutto sé stesso, solo così chi viene fotografato si aprirà davanti l'obiettivo. Il risultato potra solo essere toccante e raffinato.
Immaginiamo di fare tutto questo con noi stessi, self-portrait. Essere sinceri con noi stessi diventa uno sforzo enorme. Noi abituati a giustificare ogni azione, ogni pensiero, noi che giudichiamo dall'alto della nostra zona di confort. Ci fa sentire migliori, ci fa stare bene. Ma è proprio quando siamo obbligati ad uscire dalla confort zone che avviene la magia, avviene un'evoluzione in noi stessi. Ed è questa la magia della fotografia, per questo fotografo da oltre 20 anni.
La fotografia è il mezzo con cui indago il mondo.