Essere Italiani significa essere Europei. Questa affermazione non deve ritenersi banale in quanto, chiunque faccia parte di uno degli stati membri è un cittadino dell’Unione Europea.
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Tale organizzazione internazionale politica ed economica, a carattere sovranazionale, comprende 27 Stati: Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Estonia, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Ungheria, Malta, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Slovacchia, Finlandia e Svezia.
È entrata ufficialmente in vigore nel 1993 con il trattato di Maastricht ma le basi sono state gettate molto tempo prima. Risale infatti al 1951 la formazione della “Comunità Europea del carbone e dell’acciaio”, creata con il Trattato di Parigi su iniziativa dei politici francesi Jean Monnet e Robert Shuman. Successivamente, nel 1958, prese vita la “Comunità Europea dell'energia” alla quale aderirono Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Germania occidentale. Da quel momento si aggiunsero, nel corso del tempo, altri 22 membri che formarono un mercato unico. Queste varie tappe portarono poi alla formazione dell’Unione Europea che nacque ufficialmente con il Trattato di Lisbona del 2007.
Per entrare a far parte di questa istituzione si devono soddisfare i “Criteri di Copenaghen” che richiedono alcuni requisiti come la presenza di una democrazia stabile e l'impegno a promuovere la dignità umana, l'uguaglianza e la libertà.
Proprio riguardo al tema della libertà, nel documento fondante dell’UE si afferma come tutti i cittadini hanno il diritto di circolare liberamente tra gli Stati membri. Questo si deve grazie al Trattato Schengen, che ha abolito gradualmente i controlli nelle frontiere interne. L'accordo prevede l'applicazione di regole e procedure comuni in materia di visti, soggiorni brevi, richieste di asilo. Ma anche di rafforzamento della cooperazione e del coordinamento tra i servizi di polizia e le autorità giudiziarie per combattere la criminalità organizzata o il terrorismo attraverso una condivisione dei dati.
Non tutti gli Stati appartenenti all'Unione Europea però fanno parte del cosiddetto Spazio Schengen, nome derivante dalla località dove il 14 giugno del 1985 è stato firmato il trattato. Infatti, attualmente, aderiscono 22 paesi interni e quattro esterni: Norvegia, Islanda, Svizzera e Lichtenstein. Tra le eccezioni ci sono anche quella di alcune nazioni come Romania, Cipro e Croazia che fanno parte dell'UE ma non dello Spazio Schengen. Da quest'ultimo, Regno Unito ed Irlanda hanno scelto deliberatamente di restarne fuori partecipando solo ad alcuni aspetti relativi alla cooperazione giudiziaria e di polizia, mantenendo dunque i controlli alle frontiere.
Uno degli aspetti più importanti riguardo questo accordo è la possibilità di sospenderlo temporaneamente nel caso in cui si corrano seri rischi di sicurezza nazionale per uno dei componenti. La sospensione può durare al massimo sei mesi e non può essere applicata più di tre volte. Nonostante ciò ci sono Stati che ormai da oltre tre anni hanno interrotto questo tipo di concordato. Tra questi la Germania, costretta nel 2016 a reintrodurre i controlli per cercare di vigilare sui tantissimi arrivi proveniente dalla Siria dove era scoppiata la guerra civile e la Francia, che nel biennio 2015-2016 è stata vittima di numerosi attacchi terroristici.
Ciascun Paese dello spazio Schengen è soggetto ad una valutazione periodica da parte dell’Unione Europea finalizzata a verificare che tutte le norme concordate siano correttamente applicate.