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La respirazione e la fisiologia nel canto moderno

Anatomia della respirazione 

La respirazione è uno dei processi fisiologici fondamentali. Durante tutta la giornata e per tutta la vita, inspiriamo aria per rifornire di ossigeno le cellule del corpo ed espiriamo anidride carbonica per eliminare i prodotti di scarto dell’attività cellulare. Inoltre, la respirazione fornisce l’energia necessaria per mettere in vibrazione le corde vocali, permettendo la produzione dei suoni. 

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Per farlo, non espiriamo in modo ordinario, ma modifichiamo la respirazione per sostenere i suoni della voce parlata e cantata. Sebbene il concetto di respirazione suggerisca un flusso d’aria in entrata e in uscita, in realtà respiriamo modificando le dimensioni della cavità toracica, non agendo direttamente sull’aria. Modificando lo spazio toracico, che si espande e si contrae, l’aria fluisce dentro e fuori attraverso il naso o la bocca. Questo semplice scambio è ciò che chiamiamo respirazione.

Esistono due modalità per modificare le dimensioni della cavità toracica.

In primo luogo, le coste, che formano la cavità, possono sollevarsi a “manico di secchio”, muovendosi nelle articolazioni che le collegano alla colonna vertebrale; questo movimento aumenta lo spazio toracico. Le coste superiori si articolano con lo sterno, mentre quelle inferiori formano un arco sotto di esso; le ultime due, le coste fluttuanti, non si congiungono anteriormente. Perciò, non tutte le coste si muovono allo stesso modo né con la stessa ampiezza, ma la maggior parte si sollevano e si allargano in misura sufficiente da ampliare lo spazio toracico. Quando ritornano in posizione abbassata, lo spazio si riduce.

In secondo luogo, la base della cavità toracica è separata dagli organi addominali sottostanti dal diaframma, un muscolo a forma di cupola. Quando si contrae, il diaframma si appiattisce, aumentando lo spazio nella porzione inferiore del torace. Quando le coste si alzano e si aprono, il diaframma si contrae e si abbassa; quando le coste tornano in posizione normale, il diaframma si rilassa e si solleva, spingendo l’aria verso l’esterno e consentendo l’espirazione.

Il diaframma costituisce il confine inferiore del torace: sopra di esso si trovano cuore e polmoni, mentre la maggior parte degli organi interni si colloca sotto di esso, separando la regione superiore da quella inferiore del tronco. Il termine “diaframma” deriva infatti dal greco e significa “muro di separazione”.

Il corpo umano presenta dodici coste per lato, corrispondenti alle dodici vertebre toraciche della colonna vertebrale. Le prime sette coste si articolano anteriormente allo sterno e sono dette coste vere. Le restanti cinque sono chiamate false perché non si congiungono direttamente allo sterno, ma si uniscono tra loro a formare l’arco costale, facilmente percepibile sotto lo sterno. All’estremità, l’osso delle coste diventa cartilagine, e quindi le articolazioni con lo sterno e con l’arco costale sono cartilaginee e abbastanza flessibili. Anche l’arco costale stesso è composto di tessuto cartilagineo.

La respirazione nel canto 

La respirazione costo-diaframmatica è il metodo fisiologicamente più efficiente e adatto alle esigenze del canto. Tuttavia, nonostante sembri offrire le caratteristiche ideali per i cantanti, è evidente, vista la varietà di scuole di pensiero efficaci, che non esiste un unico modo universalmente corretto di gestire la respirazione. È essenziale adattare la tecnica respiratoria a molteplici fattori, come le limitazioni imposte da una performance fisicamente impegnativa, le esigenze stilistiche di un cantante che predilige un particolare tipo di emissione (ad esempio, ariosa o più compressa), o le caratteristiche fisiche dell’esecutore stesso.

Il canto inizia con l’inspirazione, calibrata in base all’intensità e alla durata dell’emissione successiva. Il fiato, regolato dall’antagonismo tra la muscolatura inspiratoria ed espiratoria, mette in vibrazione le corde vocali, generando il suono.

Nella respirazione costo-diaframmatica, i muscoli coinvolti nell’inspirazione sono il diaframma, gli intercostali esterni e gli elevatori delle coste, mentre è esclusa tutta la muscolatura accessoria (platisma, sternocleidomastoideo, scaleni, grande e piccolo pettorale e dentato). Un corretto rifornimento d’aria si manifesta inizialmente con un rigonfiamento della zona addominale, seguito da un’espansione della cassa toracica in corrispondenza delle coste fluttuanti. Movimenti come l’innalzamento di clavicole, sterno o spalle sono considerati scorretti, in quanto derivano dalla contrazione della muscolatura accessoria, la quale aumenta la tensione del collo e limita il controllo della pressione durante l’emissione.

I fattori che determinano la pressione dell’aria durante l’emissione sono due. Il primo riguarda il modo in cui viene rilasciata la muscolatura inspiratoria, che, se sollecitata, rallenta il ritorno del diaframma e delle coste fluttuanti alla loro posizione di riposo. Una volta dilatate, queste strutture esercitano una forza di compressione grazie all’elasticità del tessuto cartilagineo che le connette allo sterno. È per questo che, rilassando completamente la muscolatura inspiratoria dopo una profonda inspirazione, si assiste a una rapida riduzione dello spazio intratoracico e a un veloce esaurimento dell’aria, come accade dopo uno sbadiglio. Se invece si desidera dosare l’uscita dell’aria, come quando si soffia delicatamente per gonfiare una bolla di sapone, la muscolatura inspiratoria agisce per rallentare il processo espiratorio.

Il secondo fattore che influisce sulla pressione aerea è l’azione compressiva della muscolatura addominale profonda: trasverso, obliquo interno, obliquo esterno e retto dell’addome. Questi muscoli vengono attivati quando è necessario espellere l’aria con forza, ad esempio per gonfiare un palloncino o spegnere una candela da lontano.

L’equilibrio tra la muscolatura inspiratoria e quella espiratoria durante l’emissione definisce la tecnica utilizzata. Si parla di “appoggio” quando prevale l’azione della muscolatura inspiratoria, permettendo di ridurre la pressione sottoglottica. Si parla invece di “sostegno” quando predomina la muscolatura espiratoria, con l’obiettivo di aumentare la pressione sottoglottica. Sfruttare l’elasticità delle coste fluttuanti, stimolata da un’inspirazione profonda costo-diaframmatica, consente di ottenere una maggiore forza di sostegno senza un ulteriore dispendio energetico.

Il diaframma 

Il diaframma è il principale muscolo coinvolto nella respirazione. È un muscolo largo a forma di cupola che separa la cavità toracica da quella addominale. Le sue fibre muscolari originano dalla parte ventrale della colonna vertebrale e dall’intera circonferenza della parte inferiore del torace, convergendo verso un centro tendineo, che forma due cupole, una su ciascun lato. La sua origine inferiore, anch’essa tendinea e più ampia, è chiamata “pilastro”, che si estende su entrambi i lati della colonna vertebrale, dando al muscolo l’aspetto di un ventaglio che si apre verso l’alto a partire dalla porzione inferiore della colonna.

Altre parti del diaframma originano da un tendine situato nella parte inferiore dello sterno e dall’arco costale, formato dalla sesta o settima costa. Questo arco forma un legamento che si estende dalla parte inferiore della schiena, a livello della prima o seconda vertebra lombare, fino alla costa fluttuante più bassa. Da questi punti, le fibre muscolari del diaframma si incurvano verso l’alto per formare un’aponeurosi che culmina nel tendine centrale. Il cuore poggia direttamente sulla sommità del diaframma, incastonato tra i polmoni. Le fibre del pericardio, la membrana che avvolge il cuore, si intrecciano con quelle del centro tendineo, collegando i due organi. Il centro tendineo si estende lateralmente, formando la sommità di ciascuna cupola, che si divide in tre sezioni o foglie.

Essendo il diaframma il confine superiore della cavità addominale, poggia direttamente sui visceri: a destra sul fegato e a sinistra su stomaco e milza. La sua struttura a doppia cupola presenta una parte destra più alta per fare spazio al fegato, conferendogli un aspetto simile a “un cappello asimmetrico di un fungo”. Il diaframma è attraversato da importanti strutture anatomiche come l’aorta, l’esofago e la vena cava. Durante un’inspirazione profonda, le cupole del diaframma si abbassano di 2,5-5 cm, quasi fino al livello inferiore dello sterno.

Il diaframma è un muscolo estremamente attivo e dinamico, che si contrae ritmicamente per garantire un costante afflusso d’aria ai polmoni. La parte contrattile del diaframma è composta da fibre muscolari che si estendono dal centro tendineo lungo la circonferenza toracica. Quando il diaframma si contrae, queste fibre appiattiscono e abbassano il centro tendineo, aumentando lo spazio nella cavità toracica e permettendo l’ingresso di aria nei polmoni. È importante notare che il movimento del diaframma è verso il basso, non verso l’alto come spesso si crede erroneamente, probabilmente perché durante l’inspirazione le coste si sollevano. Il diaframma non contribuisce direttamente all’espirazione, poiché ritorna alla sua posizione originaria grazie all’elasticità delle sue fibre muscolari.

Durante la respirazione superficiale, il diaframma si abbassa di circa 1,5 cm, ma durante un’inspirazione profonda o forzata può abbassarsi fino a 6-7 cm.

Poiché il diaframma è situato sopra la cavità addominale, la sua azione è influenzata dagli organi e dai muscoli addominali. L’addome agisce come un contenitore flessibile pieno di liquidi: quando il diaframma si contrae, la sua discesa spinge i contenuti addominali verso l’esterno, soprattutto se l’addome è rilassato. Tuttavia, se i muscoli addominali sono contratti, i visceri non possono muoversi liberamente e il movimento del diaframma risulta limitato. In queste condizioni, i muscoli addominali possono supportare l’azione del diaframma, ma un eccessivo sforzo nella respirazione può causare una contrazione cronica del diaframma, portando a una distensione delle coste e a una deformazione della parte inferiore della gabbia toracica.

Durante la fonazione, i muscoli inspiratori ed espiratori lavorano in sinergia. Quando l’aria tende a uscire rapidamente dai polmoni, i muscoli inspiratori, come gli intercostali interni e il diaframma, mantengono il tono muscolare per rallentare il rilascio d’aria, consentendo un flusso controllato per la produzione della voce. Inoltre, il diaframma si oppone alla discesa delle coste, aiutando a mantenere l’espansione toracica e il controllo del respiro.

I muscoli espiratori, come quelli addominali e toracici, entrano in gioco in particolare durante il canto, quando l’aria nei polmoni si esaurisce ma è ancora necessario sostenere la voce. In questo caso, questi muscoli comprimono le viscere contro il diaframma, favorendo l’espulsione di un maggior volume d’aria.

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Fabrizio
Insegnante di Canto a Momperone, Brignano-Frascata, Casasco, Cecima, Ponte Nizza, Arquata Scrivia, Casei Gerola, Casalnoceto, Casteggio, Tortona. Specializzato/a nell'offerta di lezioni di lezioni a domicilio e lezioni online, adattate alle esigenze individuali di ogni studente. Le lezioni che tengo sono pensate per aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi e le tue mete.Contattare
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