I temi scolastici, spesso, sono l’occasione per leggere errori d’ortografia, grammatica e sintassi, a volte esilaranti, a volte deprimenti.
Tra gli errori più comuni, vi sono "un amica”, “c’è ne”, “centra” e il purtroppo sempreverde pò.
L’elenco delle perle, tuttavia, non finisce qui ed evidenzia una deficitaria conoscenza della lingua italiana nelle sue strutture grammaticali e sintattiche, unita ad una notevole sciatteria.
La seconda si evidenzia nell’uso di parole di differente significato come se fossero sinonimi, perché distinte da un apostrofo.
Un esempio di questa abitudine sciagurata è nell’uso di “centra” in luogo di “c’entra”. Sono entrambe parole del vocabolario italiano, ma l’apostrofo cambia il significato. “Centra”, infatti, è la terza persona singolare dell’indicativo del verbo “centrare, fare centro”, mentre “c’entra” significa “ha attinenza”.
Un esempio ancora più chiaro di tale diversità di significato è nella differenza tra “in fondo” e “infondo”, anche essi usati come sinonimi. “In fondo”, infatti, è una locuzione avverbiale, mentre “infondo” è la prima persona singola dell’indicativo del verbo infondere.
Il primo rimedio è la lettura appassionata di libri di buon livello, ma gli effetti di tale cura sono lenti e, nei temi, c'è la necessità di un rimedio rapido, che possa saltare all'occhio dell'insegnante.
Un consiglio pratico è la scrittura di frasi brevi: soggetto, predicato, complementi.
Questo espediente, infatti, porta alla scomparsa di errori legati ad una cattiva conoscenza della subordinazione, perchè, con frasi brevi, scompare tale pericolo.
Le frasi brevi, inoltre, permettono allo studente di rendersi conto di eventuali errori di ortografia, che rischiano di perdersi, con una sintassi più articolata.