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COSA STUDIARE IN DIRITTO COSTITUZIONALE? IL PRINCIPIO DI UGUAGLIANZA

L'esame di diritto costituzionale si colloca al primo anno del percorso universitario in Giurisprudenza per cui costituisce uno dei primi ostacoli che le giovani studentesse ed i giovani studenti in legge devono sostenere.

Diritto costituzionale è anche una materia da affrontare in molteplici concorsi pubblici e quindi diventa fondamentale approcciarsi correttamente a tale esame perchè si potranno ottenere strumenti ed informazioni da spendere in modo utile anche nel periodo post laurea.

Ma cosa si studia per l'esame di diritto costituzionale? Ovviamente il programma d'esame varia a seconda del corso, del professore o dell'ateneo frequentato ma, tendenzialmente, potremmo delineare gli argomenti più importanti e più richiesti in sede di esame.

Proviamo ad analizzare l'articolo 3 della nostra Costituzione, contenuto anche esso nella parte dedicata ai principi fondamentali. L'art. 3 recita "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese". Dalla lettura dell'articolo in questione si evince il principio di uguaglianza, principio basilare in qualunque ordinamento democratico.

Inoltre, ad una più attenta analisi, si notano due connotazioni del principio di eguaglianza: l'uguaglianza formale e l'uguaglianza sostanziale.

L'uguaglianza formale implica la parificazione dei singoli innanzi alla legge ed il divieto di operare discriminazioni in base all'orientamento sessuale e all'appartenenza di genere, all'appartenenza ad una razza (anche se, nel tempo, la comunità scientifica si è interrogata sulla valenza del concetto di "razza"), all'utilizzo di una data lingua, alla scelta di professare, credere, abbracciare una data religione, alla scelta di credere in dati ideali politici eccetera eccetera. In altre parole, in una salda democrazia, un ricco o un povero, un cattolico o un musulmano, un uomo o una donna, sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni. Questo non significa che non possono operarsi in assoluto trattamenti differenziati bensì significa che, da un lato, situazioni analoghe vanno trattate in modo analogo (e non in modo differente) e che, dall'altro lato, possono essere trattate situazoni differenti in modo differente (si possono, infatti, esercitare trattamenti differenziati quando a provocare le discriminazioni sarebbe la loro non applicazione).

L'uguaglianza sostanziale, invece, prevede un impegno programmatico dello Stato: è compito della Repubblica (che, dunque, deve impegnarsi attivamente in ciò) rimuovere gli ostacoli, di ordine economico e sociale, che creano discriminazioni ed impediscono il raggiungimento dell'uguaglianza di fatto fra i cittadini (ed impediscono il "pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese").

 

 

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