Spesso i bambini che hanno ricevuto una diagnosi di DSA (dislessia, discalculia, disortografia, ecc.) o di disturbi dell'attenzione (ADHD...) non amano tanto la scuola. E si sono fatti già l'idea che la scuola non sia fatta per loro.
Anche tuo figlio o tua figlia sono in questa situazione?
Se è così è importante dare una mano al tuo bambino con diagnosi DSA/ADHD perchè possa scoprire un metodo di studio personalizzato che gli consenta di stare bene a scuola e di ottenere delle soddisfazioni.
Purtroppo, in questi casi, può capitare che le famiglie non siano a conoscenza di tutte le possibilità di intervento che esistono, e quindi tendano a temporeggiare e a ritardare gli interventi, oppure ad attivare degli aiuti generici (es. mesi e mesi di aiuto compiti o ripetizioni standard), che finiscono per dare allo studente e ai famigliari la sensazione che il problema sia insormontabile e che l'autonomia sia un miraggio irraggiungibile (“avrà sempre bisogno di aiuto”, “non ce la fa a fare da solo”, ecc.).
Ma le cose non devono andare necessariamente così, anzi.
Attraverso un aiuto mirato ogni bambino può raggiungere i propri traguardi e migliorare visibilmente, anche in tempi brevi.
E l’aiuto da dove può provenire?
Ci sono due fonti principali di aiuto per uno studente con DSA: le attività quotidiane che il bambino può svolgere in famiglia, e gli strumenti che possono essere forniti dagli operatori specializzati (di cui parlerò in un secondo articolo).
Ecco allora alcuni spunti pratici per iniziare subito a dare una mano al tuo bambino con DSA nella vita di tutti i giorni:
#1 Estendere il linguaggio il più possibile. Trovare mille occasioni ogni giorno per fare frasi un po' più articolate e per usare parole che non siano troppo generiche (ad esempio se chiedi "com'era il film?" sarebbe utile che la risposta anziché "bello" diventasse "è stato divertente, interessante, sorprendente, avventuroso" ecc.) e per ottenere questo risultato occorre solo un po' di pazienza e un po' di impegno nel dare, noi adulti, il buon esempio quando parliamo tra di noi e con i nostri figli.
#2 Estendere le autonomie il più possibile. Indagare sulle cose che il bambino vorrebbe fare da solo e concedere (in base a quanto appropriato) spazi crescenti di autonomia. L’autonomia è la base dell’autostima e della sicurezza in sé stessi, quindi è utile rinforzarla con mille piccoli “messaggi” quotidiani. Ad esempio non sostituirti a tuo figlio nelle cose di tutti i giorni che lui potrebbe fare da solo (scegliersi i vestiti, aiutare nelle cose di casa, preparare la lista delle spesa ecc) e valorizza il suo contributo (anche se all’inizio potrà significare per te un allungamento dei tempi nelle “faccende” da sbrigare). So che è impegnativo ma ne vale la pena: vedrai tuo figlio più sicuro e più forte. Wow!
#3 Apprezzare gli errori il più possibile. Creare in casa un'atmosfera nella quale gli errori siano fonte di risate. Se l’adulto, quando sbaglia, riesce a reagire con calma e con un po’ di ironia, tutto sarà più semplice e leggero. Anche i bambini si sentiranno autorizzati a fare dei tentativi, a sfidarsi, sapendo che in caso di “non riuscita” le reazioni saranno comunque serene e accoglienti. Quindi largo all’errore e alle occasioni per fare cose nuove, anche se per le prime volte non saranno perfette (ad esempio leggere un libro o un fumetto più difficile del consueto, provare un nuovo sport, fare una partita a carte o con un gioco da tavolo anche se non si è molto abituati, provare tutti insieme a preparare una nuova ricetta…)
Ogni genitore che si impegnerà su una o più di queste direzioni vedrà di certo dei risultati.
Oltre a queste strategie relative alla vita di tutti i giorni, occorrerà integrare il tutto con strategie di apprendimento su misura per assicurarsi che il metodo di studio sia adatto alle caratteristiche di ciascun ragazzo e alle sue aree di forza. E di questo parleremo nella seconda parte di questo articolo.