Diagnosi DSA? Aiutare tuo figlio in poche mosse (parte seconda)
Nel mio precedente articolo abbiamo scoperto tre semplici strategie applicabili nella vita di tutti i giorni, per aiutare tuo figlio ad affrontare al meglio le proprie caratteristiche in presenza di una diagnosi di DSA (dislessia, discalculia, disortografia, ecc.) o di disturbi dell'attenzione (ADHD...).
In questi casi è normale che i bambini e i ragazzi non amino tanto la scuola, o che la vivano con un po’ di ansia. Ma le cose non devono essere così per forza.
In questo articolo vedremo tre strumenti che possiamo offrire agli alunni con diagnosi di DSA/ADHD per vivere con soddisfazione e serenità le sfide legate agli anni della scuola e dell’apprendimento in generale.
Queste strategie, comunque, funzionano molto meglio se combinate alle azioni quotidiane che abbiamo esposto nell’articolo “Diagnosi DSA? Aiutare tuo figlio in poche mosse (parte prima)”: quindi ti invitiamo a visionare anche l’altro testo.
Veniamo quindi alle tre mosse relative al metodo di studio e di lavoro.
#1 Limitare la noia e le ripetizioni il più possibile: i ragazzi con DSA sono ragazzi molto intelligenti, creativi, dotati di pensiero laterale. È normale che provino noia, disinteresse e frustrazione davanti a una pagina di compiti ripetitivi. Da questo punto di vista può essere utile concordare con gli insegnanti una riduzione “strategica” dei compiti a casa. L’accordo potrebbe essere di questo tipo. Anziché “fai 8 divisioni con il resto”, “fai queste divisioni col resto fino a che ne farai 3 di seguito senza errori”. In questo modo se lo studente sbaglia le prime 2, ma capisce l’errore e poi svolge correttamente le successive 3, può avere diritto a una riduzione del compito (anziché 8 farà 5 esercizi). In questo modo si massimizza il tempo e l’efficacia del lavoro a casa e si mantengono sufficienti energie per tutte le materie. Certo per procedere in questo modo è utile la mediazione di un Tutor dell’apprendimento specializzato che possa concordare con gli insegnanti modalità e motivazioni di questa strategia.
#2 Imparare a fare mappe di studio su misura: le mappe di studio devono essere personali e personalizzate. Certo, in assenza di meglio, è comprensibile che molti ragazzi cerchino mappe già fatte sui siti internet dedicati, ma si tratta di una soluzione di emergenza che non valorizza le potenzialità di ciascuno studente. Una mappa deve tenere conto degli elementi (parole, date) che facilitano la comprensione e il ricordo di ciascuno di noi: quindi se vengono ‘riciclate’ perdono di efficacia. Per alcuni sarà utile un approccio più schematico, per altri saranno utili dei pittogrammi, per altri i colori ecc. Un Tutor specializzato può fare sperimentare i vari stili di mappe e cucire un abito su misura per ogni studente.
#3 Convincersi che le difficoltà di apprendimento sono tutte superabili. In particolare, questo è vero per la matematica: Ho conosciuto molti ragazzi convinti di non riuscire a capire quasi nulla di matematica, che hanno cambiato idea dopo pochi incontri personalizzati, perché hanno cominciato a colmare quelle specifiche lacune che gli impedivano di comprendere alcuni passaggi. In oltre 10 anni di esperienza ho visto tanti ragazzi passare dal 4 al 7 nel giro di brevissimo tempo, proprio grazie ad un approccio su misura. Per risultati davvero significati, è essenziale sperimentare molti e molti modi diversi di spiegare l’argomento “ostico”, fino a che si è certi che lo studente lo abbia interiorizzato. La regola d’oro è portare la matematica ai ragazzi rendendo accessibile, non il contrario.
Terminiamo con un segreto “aureo” che vale per tutte le materie: occorre promuovere sempre il lavoro autonomo: se uno studente arriva a un incontro on line con me e non ha provato a fare gli esercizi da solo, io ripianifico l’incontro ad un altro momento. Certo, magari il giorno dopo si farà una brutta figura con l’insegnante, ma il messaggio che sarà stato compreso vale molto di più. In tanti anni di lavoro ho visto in decine e decine di casi che fare gli esercizi insieme non serve a molto. Ciò che fa la differenza è responsabilizzare i ragazzi portandoli a conoscere e a gestire il loro stile di apprendimento.