Il cinese ti incuriorisce e spaventa allo stesso tempo...? Sei in buona compagnia
“[…] Ho letto il tuo metodo di insegnamento e non ho nulla da eccepire, però sono molto pessimista sui caratteri: io sarei molto soddisfatto con me stesso se riuscissi a comunicare un po' in pīnyīn senza saper leggere i caratteri. Pensi sia possibile? Ciao, M.”
Questo è lo stralcio di uno dei primissimi messaggi che ho ricevuto come insegnante di cinese.
Questo ragazzo lavorava presso una nota multinazionale cinese ed era uno dei pochi occidentali presenti in quell’azienda e, proprio per questa ragione, ha deciso di contattarmi: desiderava imparare cinese e riuscire a parlarlo con i suoi colleghi.
Correva l’anno 2020, mi ero appena laureata, l’Italia era in pieno lockdown e trovare un lavoro sembrava quasi impossibile. Ero emozionatissima, non vedevo l’ora di iniziare queste lezioni con lui!
Temevo che la mia risposta lo avrebbe spaventato ma non potevo assolutamente assecondare la sua richiesta… Imparare il cinese senza studiare i caratteri? Impensabile!
Perché lo studio della scrittura e dei caratteri cinesi gli incuteva così tanto timore? I caratteri sono davvero così difficili da assimilare? Perché?
Partiamo dalle basi. La scrittura cinese non si serve dell’alfabeto ma dei sinogrammi, “volgarmente” conosciuti come “caratteri”. I caratteri hanno una storia millenaria che va da un minimo di 3.500 anni a un massimo di 7.500 anni e sono stati incisi su gusci di tartaruga, scapole di buoi, iscritti su ceramica, bronzo, pietra, giada, strisce di bambù, scampoli di seta e su fogli di carta.
A differenza del mondo occidentale, in cui il sistema scrittorio è stato alfabetico, in quello cinese, invece, la rappresentazione grafica risultava sin da subito essere indipendente dalla pronuncia. I caratteri, infatti, potevano essere pronunciati in modo diverso da nord a sud della Cina pur mantenendo la stessa rappresentazione grafica nonché il medesimo significato.
Per spiegare meglio tale fenomeno possiamo considerare i caratteri cinesi come le cifre arabe: esse possono essere colte visivamente nel loro significato anche se si pronunciano in modo differente da paese a paese e da continente a continente. Tale indipendenza della scrittura rispetto all’evoluzione della lingua parlata permise una certa continuità della tradizione scritta che non sarebbe stata possibile con un sistema alfabetico.
Inoltre, la lingua cinese, a differenza delle lingue flessive, come ad esempio le lingue romanze, in cui i lessemi si distinguono in parti variabili (articoli, sostantivi, aggettivi, pronomi, verbi) e invariabili (preposizioni, congiunzioni avverbi, interiezioni) del discorso, è considerata una lingua isolante, ovvero una lingua in cui tutti i lessemi hanno una forma fissa e invariabile.
Il fatto che la lingua italiana sia una lingua alfabetica, quindi, non la rende automaticamente una lingua più semplice da studiare rispetto a quella cinese. Anzi! La grammatica è molto complessa ricca di tempi verbali e regole grammaticali altamente difficili. Noi le conosciamo perché le abbiamo studiate da piccoli, perché parliamo ogni giorno italiano – e quindi facciamo continuamente pratica – e perché ormai abbiamo immagazzinato le informazioni, i meccanismi e i processi che stanno dietro la lingua italiana.
Ma pensa per un attimo di essere cinese e di dover imparare le preposizioni, gli articoli, le coniugazioni, gli innumerevoli tempi verbali e le infinite eccezioni della lingua… Credi ancora che la lingua cinese sia più complessa di quella italiana? O francese? O spagnola?
Non sto dicendo che sia più semplice! Lungi da me!
Sto solo sottolineando il fatto che ogni lingua ha le proprie peculiarità e che ogni lingua deve essere studiata nella sua totalità. I caratteri fanno inevitabilmente parte della storia scrittoria e culturale della Cina e dei cinesi e il fatto che la scrittura cinese, diversamente dalle lingue europee, sia caratterizzata da ideogrammi non la rende nostra nemica! “Bypassarne” l’apprendimento non permetterà di imparare la lingua in maniera più semplice, anzi!
In più è bene specificare che esistono svariati metodi per imparare a scrivere bene i caratteri e a memorizzarli.
Innanzitutto, per quello che riguarda la composizione propria dei segni, i caratteri della lingua cinese si formano assemblando punti e linee in un medesimo spazio fisico in cui ogni elemento rappresenta un blocco del carattere cinese chiamato “tratto”. I tratti indicano ogni linea o punto che forma graficamente i caratteri; si definisce “tratto” ogni singolo segno fisico tracciato con un singolo movimento della penna sul foglio. I tratti si dividono in semplici e complessi e sono accompagnati da alcune regole:
1. Tratto orizzontale prima di quello verticale, o di quello discendente a sinistra o destra;
2. Tratto discendente a sinistra prima del tratto discendente a destra;
3. Tratto superiore prima di quello inferiore;
4. Tratto a sinistra prima di quello a destra;
5. Tratto al centro prima di quelli laterali;
6. Tratti esterni prima di quelli interni;
7. Il tratto orizzontale che chiude non tagliando, si scrive per ultimo;
8. Completare i tratti interni prima di tracciare il tratto di chiusura della parte esterna del carattere.
Un altro aiuto fondamentale per apprendere i caratteri è quello di imparare i radicali, base della classificazione e categorizzazione dei caratteri cinesi. I radicali permettono di comprendere e memorizzare con molta più facilità il significato e la pronuncia dei caratteri. Ecco un semplice esempio: il radicale 女 nǚ, vuol dire donna. Se inserito all’interno di un carattere, esso ci fa capire che quel carattere ha qualcosa a che fare con la “donna” come 妈妈 māma (mamma) o 奶奶 năinai (nonna).
Un altro modo molto valido per memorizzare i caratteri è quello di “inventare” delle storielle. Vi faccio un esempio. In cinese, “frigo” si dice 冰箱 bīngxiāng. Il primo carattere significa “ghiaccio” e per me era abbastanza facile da memorizzare. Il secondo, invece, non riuscivo proprio a memorizzarlo. Quindi, io e la mia coinquilina, ci siamo sforzate, abbiamo guardato a lungo il carattere e abbiamo inventato una storia. Abbiamo associato la parte superiore del carattere alle lucine del frigo, la parte a sinistra a un omino che apriva il frigo e quella a destra al frigo in sé e per sé. Grazie a questa breve ma efficace storiella, non abbiamo mai più dimenticato questo carattere!
Poi, come dicono sempre i cinesi, bisogna “多写” duō xiĕ (scrivere molto) perché è solo scrivendo svariate volte i caratteri che è possibile impararli. Inoltre, non bisogna solamente imprimere i caratteri nella mente ma anche nel corpo. In che senso? Nel senso che, se un medesimo carattere si scrive diverse volte, con lo stesso ordine dei tratti, anche il braccio e la mano finiranno per “fissarne”, a lungo termine, l’ordine e la scrittura.
Non fatevi spaventare dalla presenza dei caratteri, dal diverso modo di scrivere, dall'assenza di un alfabeto. Immergetevi, mettetevi alla prova e sperimentate le varie tecniche di memorizzazione! Uscite anche fuori dagli schemi! Utilizzate flashcards, giochi da tavola tradotti in cinese (come il monopoli o simili), scaricate cruciverba in lingua, inventate voi stessi dei giochi! E ancora... Scrivete i caratteri imparati su dei post-it e appiccicateli per tutta la casa. Ad esempio incollate il post-it con su scritto 冰箱 bīngxiāng (frigo) sul frigo della vostra cucina, idem per gli altri elettrodomestici o mobili. A furia di vederli in continuazione li imparerete di sicuro e... Per sempre!
Inoltre, visto che la scrittura è sganciata dalla lingua orale, è necessario non solo imparare i caratteri ma anche la loro pronuncia, il pīnyīn.
Il pīnyīn è la regola della fonetica cinese che governa la lettura. È lo strumento utilizzato per trascrivere e combinare i suoni cinesi che si serve di 26 lettere latine. Nella scrittura cinese ogni carattere corrisponde a una sillaba e ogni sillaba si può trascrivere col pīnyīn.
In più, la lingua cinese è una lingua tonale. Il tono è la curva di tonalità dell’emissione sonora nell’articolazione della vocale o del gruppo vocalico della sillaba; i toni del pŭtōnghuà 普通话, ovvero del cinese mandarino standard, sono quattro a cui va aggiunto un quinto tono detto neutro.
Servirsi solamente del pīnyīn (pronuncia) per comunicare in cinese non è impossibile ma sicuramente non è sufficiente. La lingua cinese, infatti, è caratterizzata da innumerevoli omofoni. Ed è proprio grazie ai toni e soprattutto grazie alla scrittura che riusciamo a differenziare sillabe pressoché identiche. Qui di seguito qualche esempio di sillabe identiche ma con toni e quindi caratteri – e traduzioni! – differenti:
yī 一 uno;
yì 意 senso;
yì 易 facile;
yĭ 已 già;
yī 衣 vestito;
yī医 dottore.
Questi pochi ma significativi esempi ci fanno comprendere che, prendendo come punto di riferimento soltanto il pīnyīn, come richiesto da M., sarebbe molto difficile distinguere un carattere da un altro. Quindi, la scrittura diventa non una nostra antagonista bensì una fedele alleata!
In maniera decisamente più sintetica, ho spiegato tutti questi concetti al mio alunno e lui ha compreso appieno.
Poco dopo, infatti, abbiamo iniziato il nostro percorso. Dopo qualche mese, grazie al suo studio e alla sua dedizione, era perfettamente in grado di capire, leggere e scrivere i caratteri studiati.
Una volta mi ha anche mandato un video per mostrarmi che era stato in grado di leggere un menu in lingua cinese e di ordinare cibo cinese in lingua cinese in maniera completamente autonoma. Recentemente è anche andato in Cina per lavoro!
Questo per lui è stato un grande traguardo ma lo è stato anche per me.
Non rimandare più, impara il cinese!
Se, per timore di perdere un “potenziale studente”, avessi acconsentito alla sua richiesta, sarebbe stato in grado di imparare il cinese alla stessa maniera? Io non credo!