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Principali periodi di crisi economica in Italia

L'Italia, nella sua storia recente, ha attraversato vari periodi di crisi economica. Il sottoscritto li ha vissuti tutti, almeno a partire dai primi anni 70, allorché, bambino, ricordo le domeniche a piedi a causa della crisi petrolifera e del conseguente regime di "austerity" imposto dai governi dell'epoca.

Ma andiamo con ordine: iniziamo a riassumere quali siano stati i periodi di crisi economica più rilevanti degli ultimi 50/55 anni.

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I periodi di crisi economica più rilevanti in Italia negli ultimi 50/55 anni

L'Italia è un Paese con scarse risorse naturali e dunque dipendente dalle importazioni soprattutto relativamente ai minerali fossili, fonte energetica principale tutt'ora, e maggiormente negli anni 60/70. A seguito del boom economico degli anni 60 vi era stato un aumento di richieste di energia per far funzionare le fabbriche e gli opifici che lavoravano a pieno regime per far fronte alle richieste di prodotti di consumo e durevoli. La motorizzazione di massa, avviata sin dagli anni 50, aveva portato a incrementare le richieste di prodotti petroliferi e dunque di materie prime per le raffinerie. Fino agli inizi degli anni 70 il petrolio aveva prezzi accessibili e dunque consentiva di operare con buoni margini, mantenendo contenuto anche il prezzo finale per i consumatori.

Nell'autunno 1973 accadde un fatto rilevante per la geopolitica internazionale: la guerra del Kippur, nella quale una coalizione di paesi arabi (Egitto, Siria principalmente) attaccarono Israele per riconquistare i territori che gli Israeliani avevano occupato nel 1967 a seguito della Guerra dei Sei Giorni. Senza dilungarci sugli aspetti politico-militari di tale conflitto, la conseguenza economica fu la chiusura del canale di Suez, attraverso il quale transitavano molte delle navi petroliere che trasportavano il greggio dai paesi di produzione (Arabia Saudita e Golfo Persico) fino ai porti del Mediterraneo, Chiudendo questa "porta di accesso" si rese necessario modificare le rotte di tali navi, appesantendone però la lunghezza dei viaggi (attraverso il più lungo percorso intorno all'Africa) e conseguentemente il prezzo finale del petrolio e dunque dei suoi derivati.

L'inflazione

A questa inflazione (cosiddetta "importata") si aggiunse un ulteriore rincaro a causa dell'aumento del prezzo del petrolio deciso dai Paesi produttori, che in quell'epoca crearono l'OPEC, di fatto un "cartello" per uniformare il prezzo del petrolio praticato dai paesi produttori, ponendosi in una situazione pressochè monopolista a danno dei Paesi che necessitavano tale materia prima.

Pertanto in Italia, ma anche in altri Paesi occidentali, soprattutto quelli che non potevano contare su fonti alternative, i prezzi iniziarono ad aumentare in maniera consistente portando il livello di inflazione a valori a due cifre. D'altra parte i governi dell'epoca poterono fare ben poco (a parte i provvedimenti di "austerity" già citati - stop alla circolazione di auto private nei giorni festivi, spegnimento delle luci alle 22,00, riduzione dell'uso dei riscaldamenti) sul fronte prezzi anche perchè, il meccanismo di adeguamento automatico dei salari all'inflazione (la cosiddetta "scala mobile") innescava un processo di spirale inflazionistica perchè i salari aumentavano e le aziende conseguentemente aumentavano i prezzi dei prodotti, causando altra inflazione che faceva di nuovo aumentare i salari a causa del meccanismo sopra descritto.

Questo meccanismo si interruppe quando si abolì la "scala mobile", nel frattempo anche i prezzi di prodotti petroliferi erano diminuiti e dunque si crearono i presupposti per una ripartenza dell'economia negli anni 80. L'inflazione rimaneva comunque alta ma sotto controllo anche perchè gli aggiustamenti dovuti alla svalutazione della moneta (era ancora la lira) consentivano di restare competitivi sui mercati internazionali e quindi, sotto il profilo economico, il Paese era produttivo (da cui la famosa frase dell'allora capo del governo Bettino Craxi: "...e la nave va", citazionedel titolo di un film di Federico Fellini).

La Guerra del Golfo

I problemi erano però finanziari, il debito pubblico cresceva e si arrivò ad una seconda crisi, questa volta appunto finanziaria, nel 1992. Anche in questo caso si arrivò alla crisi a causa di un evento di politica internazionale: la Guerra del Golfo.

Tale conflitto, causato dall’invasione del Kuwait nell’agosto del 1990 ad opera dell’Iraq, portò alla reazione degli USA e dei suoi alleati a difesa del Kuwait (e delle sue riserve di petrolio). Chiaramente il prezzo del petrolio salì fino a livelli mai raggiunti prima, con conseguenze simili a quelle viste circa vent’anni prima. In questo caso però, non si verificarono situazioni di austerity come sopra descritte ma la spinta inflazionistica ci fu comunque e colpì maggiormente I paesi con alto debito pubblico come l’Italia.

Inoltre nel 1992 accadde anche un altro fenomeno: l’apertura delle frontiere tra I Paesi dell’Unione Europea, in seguito alla quale si rese necessario avere cambi tra le valute oscillanti in un “range” ristretto (prodromi dell’unione monetaria che si sarebbe concretizzata di lì a pochi anni).

Questo particolare di fatto impedì ai governi italiani di poter operare con la leva della svalutazione monetaria per sostenere l’economia nazionale e quindi gli speculatori internazionali ne approfittarono per mettere sotto attacco la lira che, nel settembre di quell’anno, fu costretta ad uscire dallo SME (il sistema monetario sopra descritto); questo portò forti tensioni sui mercati finanziari e rialzo dei tassi, paradossalmente soprattutto a breve termine. Tutto ciò causò incremento della spesa pubblica per interessi oltre che difficoltà finanziarie nelle famiglie e nelle imprese indebitate.

Questa crisi si concluse con una fase di ribassi dei tassi, resasi necessaria per la convergenza verso la unione monetaria europea, consentendo una fase di crescita economica che finì con la nuova crisi, tra il 2001 e il 2003, conseguente agli eventi terroristici dell’11 settembre 2001 e I successivi conflitti in Iraq e Afghanistan.

Un ulteriore periodo di crisi si è aperto nel 2008 all’indomani del fallimento di importanti banche USA (Lehman Brothers e altre) cui si è posto rimedio con forti immissioni di liquidità nel sistema con l’operazione cosiddetta di “quantitative easing”.

Come si vede comunque da ogni crisi nascono opportunità di ripresa (così come si evidenzia dagli idiogrammi delle lingue asiatiche, con I quali crisi e opportunità di scrivono nello stesso modo); dunque in momenti di crisi non bisogna aver paura e fuggire ma affrontare le difficoltà con la consapevolezza che da esse possono nascere opportunità inaspettate.

Luciano Lotta

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Luciano
Insegnante di Storia a Fiorano Modenese. Specializzato/a nell'offerta di lezioni di lezioni presenziali e lezioni a domicilio, adattate alle esigenze individuali di ogni studente. Le lezioni che tengo sono pensate per aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi e le tue mete.Contattare
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