È un quesito molto frequente tra i genitori, che purtroppo non ha una soluzione universale, tuttavia ci sono alcuni fattori che vanno tenuti in considerazione e che possono aiutare a trovare una risposta.
Partiamo con il dire che tendenzialmente si possono individuare due fasi nell’apprendimento di una seconda lingua: una precedente al sesto anno di vita e una successiva.
Lezioni di inglese per bambini
Dopo i 6-7 anni i bambini iniziano a sviluppare un pensiero più critico e analitico, che rende l’approccio alle nuove lingue più razionale e meno naturale e intuitivo, da qui in poi quindi risulterà sempre più difficile, con l’avanzare degli anni, imparare nuove lingue.
Al contrario invece, fino ai 6 anni di vita la plasticità del cervello è ai massimi livelli, quindi i bambini sono naturalmente portati ad assorbire tutte le informazioni che gli giungono con sorprendente facilità. Come spiega la dottoressa Patricia Kuhl, co-direttore dell’istituto per il cervello e scienze dell’apprendimento all’università di Washington, nel primo anno di vita i bambini distinguono qualsiasi suono in qualsiasi lingua, così che intorno al dodicesimo mese di vita il bambino ha chiaramente individuato uno spettro di suoni, che è quello della lingua a cui è maggiormente esposto, e la capacità di comprendere altri suoni al di fuori di quelli che appartengono a questo spettro comincia a decadere. Da qui in poi quindi risulterà sempre più difficile per il bambino abituarsi in maniera naturale a suoni che non appartengono alla sua lingua madre.
Quindi la prima infanzia è un momento essenziale per fornire ai bambini una prima finestra sulle lingue, ed è quindi importante cogliere il momento, esponendo i bambini a lingue diverse da quella madre già da molto piccoli.
Questo ovviamente non significa che dopo il primo anno di vita è già troppo tardi, ma solo che più sono piccoli più sarà per loro facile e naturale l’apprendimento.
Inoltre l’esposizione a un’altra lingua già da molto piccoli aumenta la probabilità che i bambini imparino questa seconda lingua senza accento, e che in futuro l’apprendimento di altre lingue risulti più facile.
Esporre i bambini, anche molto piccoli, ad altre lingue offre loro numerosi vantaggi e uno stimolo intellettuale permanente. È però importante che questo primo approccio ad una nuova lingua sia adeguato all’età del bambino. Infatti i bambini impostano le lingue solo grazie ad altre persone; se un bambino comincia con una persona, impara. Video e registrazioni sono invece quasi del tutto inutili entro il primo anno di vita.
Si può cominciare anche solo leggendo loro delle storie in inglese, aiutarli ad associare le parole alle immagini, canzoncine, giochi e tutto ciò che possa suscitare interesse. Successivamente, intorno ai 2-3 anni si può iniziare a lavorare più attivamente sul vocabolario e sulla capacità di listening tramite cartoni animati in lingua e musica.
A questo punto, verso i 5-6 anni si potrebbe cominciare a valutare la possibilità di iscrivere i bambini a veri e propri corsi di inglese più strutturati pensati proprio per l’apprendimento dei più piccoli e che al tempo stesso vadano di pari passi con l’insegnamento scolastico.
In conclusione, non esiste un’età specifica che sia migliore per cominciare a insegnare l’inglese ai bambini, ma possiamo definire una regola generale: prima è, meglio è!
Greta Ballabio