• Come memorizzare le declinazioni per le...

Alcuni espedienti basilari per memorizzare le declinazioni in latino

Le declinazioni sono un argomento essenziale per comprendere e imparare il latino. Rosa, rosae, rosae: cosa c'è di più latino di questa filastrocca? Tuttavia, questo modo di dare a un nome tante funzioni diverse per poter comporre una frase, è ben lontano dal nostro; inoltre, non solo i casi di una declinazione sono 6 per il singolare e 6 per il plurale, ma per di più le declinazioni sono 5.

Come fare, allora, per memorizzare al meglio queste liste un po' strane e spigolose che sono le declinazioni?

Naturalmente, per rispondere a questa domanda, bisogna dire che non si può prescindere dallo studio per imparare tutto ciò, e dunque dalla lettura e dalla ripetizione a voce, sia durante lo studio a casa che durante le ore di ripetizioni di latino. In ogni caso, bisogna tener presente che, per ogni declinazione, vi sono dei nomi composti da una radice, che rimane immutata per ogni caso, e dalle desinenze - le ultime due o solo l'ultima sillaba del nome - che modificano il senso della parola all'interno della frase e che (di solito) sono ciò che deve realmente essere memorizzato. 

Ora, un primo espediente, per aiutarsi nella memorizzazione delle cinque declinazioni, è notare la vocale più presente nelle desinenze di ogni declinazione. Per esempio, per la prima declinazione abbiamo come vocale più presente la prima lettera dell'alfabeto, vale a dire la "a". Infatti, a eccezione del dativo e dell'ablativo plurali che terminano in "-is", la "a" si trova sempre: può trovarsi da sola come ultima lettera, o nella penultima sillaba, oppure infine insieme alla "e" per formare il dittongo finale "-ae", che si trova solamente nella prima declinazione. Rosa, rosae, rosae, appunto! Tuttavia, nel caso della "a" bisogna fare attenzione con i nomi neutri plurali, i quali al nominativo e all'accusativo terminano sempre con la "a". Questo discorso della vocale distintiva vale anche per la quarta declinazione, dove abbiamo un nome come "fructus, fructus, fructui", in cui appare subito quale sia la vocale dominante, cioè la "u": la si ritrova in tutti i casi della declinazione, sia singolari sia plurali (a parte eccezioni come "domus"). Lo stesso di può dire della quinta, laddove la "e" la fa da padrona, essendo presente in tutti i casi di questa declinazione: res, res, rei ecc. Per quanto rigurda la seconda e la terza declinazione (le più complesse, soprattutto la terza), purtroppo non ci sono vocali che le distinguano maggiormente dalle altre; anzi, ciò che le distingue è proprio questo alternarsi di tutte, o quasi, le vocali nelle proprie desinenze.

Un secondo espediente, invece, può essere quello di rendersi conto di alcune costanti che riguardano determinati casi, inteso come casi delle declinazioni ovviamente. Prendiamo per esempio l'ablativo singolare. In tutte le declinazioni, in questo "caso", il nome termina sempre con una sola vocale come ultima lettera: "rosa" (prima), "lupo" (seconda), "matre, patre, o corpore" (terza), "fructu" (quarta), "re" (quinta). Pertanto, si può esser certi che se finisce con una consonante non si tratta di un caso ablativo singolare. Inoltre, nel caso dell'ablativo plurale, abbiamo sempre "-is" nella prima e nella seconda declinazione, mentre "-ibus", "-ubus" e "-ebus" a partire dalla terza in poi (per riconoscere quale fra queste desinenze appartiene alla rispettiva declinazione basta ricordarsi delle "vocali dominanti": ora lo sapere). È vero che queste desinenze dell'ablativo plurale sono le stesse del dativo plurale; ma se ciò può creare confusione mentre si traduce, al contrario per memorizzare la declinazione e le sue desinenze può facilitare il compito, riducendo a due soli casi le possibilità corrette per queste desinenze. Un altro esempio è quello dell'accusativo, che termina sempre per "-m" al singolare e "-s" al plurale: in tutte le declinazioni. Qui va però notato che, nel caso di un nome neutro, l'accusativo singolare segue il nominativo singolare (generalmente è "-um"), mentre quello plurale, come indicato sopra nel caso della "a", termina appunto in "a" o "ia" come il nominativo plurale.

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Infine, come ultimo espediente, posso suggerire questo: se nel paragrafo precedente si diceva che trovare le costanti di determinati casi aiuti la memorizzazione, adesso, diversamente, vanno trovare le eccezioni. È facile infatti ricordarsi di un'eccezione! Ci sono infatti delle desinenze che si presentano solo per pochissimi e rari casi: abbiamo la desinenza "-em", valida per l'accusativo della terza e della quinta declinazione; il già ricordato dittongo "-ae", che si trova solo nella prima declinazione (genitivo e dativo singolari, nominativo plurale); il genitivo plurale "-uum", presente solo nella quarta declinazione; e per finire la desinenza "o", che si ritrova unicamente al dativo e all'ablativo singolari della seconda declinazione.

Bene! Adesso, dopo aver cercato di dare una mano con questi semplici consigli, che spero aiutino davvero a imparare e comprendere meglio le declinazioni del latino, e il latino stesso, vi auguro di non passare un noioso o un inutile studio con il latino, ma uno studio proficuo, fruttuoso. Come dicevano i latini: in labore fructus.

P.S. Studio fruttuoso... ma fruttuoso di che? Boh, i frutti, se ci saranno, saranno i vostri: come il pero ha le pere, e il melo ha le mele.

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