Spesso mi sono chiesta cosa mancasse alla didattica per essere "assorbita e metabolizzata" agevolmente dagli studenti.
In questi anni mi sono resa conto che rendere le lezioni interattive e coinvolgenti è il punto di forza per far si che si possa imparare velocemente. I primi 5-10 minuti faccio un "warm Up", uso giochi di parole in francese per attirare l'attenzione su cosa si andrà a studiare.
Mi avvalgo di materiale in lingua originale per avviare un dialogo aperto sul quale andare a lavorare, mettendo in evidenza durante l'ascolto, la sintassi, i verbi, i vocaboli nuovi, i modi di dire. Alla fine della lezione è bene fare un recap, per verificare cosa si è imparato di nuovo, e come poterlo usare in un contesto reale.
Chiedo sempre agli studenti cosa ne pensano della lezione svolta, cosa vorrebbero approfondire e cosi mi produco in lezioni sempre più mirate alle loro esigenze. Questo vale per studenti adulti che hanno una attenzione e una predisposizione diversa da quella dei bambini o adolescenti, che invece, hanno bisogno di stimoli diversi e lezioni più impegnative, dove tramite il gioco imparano senza rendersene conto.
Per i bambini preferisco un approccio ludico. Organizzo dei giochi da tavolo in lingua, oppure giochi tipo Memory, dove devono ritrovare gli oggetti, che chiedo ovviamente in francese. In questo modo i più piccoli ascoltano il suono e ripetono in modo corretto le parole e le associano agli oggetti. Parliamo di bambini che stanno imparando a scrivere, per cui diventa difficoltoso assorbire subito il nuovo vocabolario, ma associandolo visivamente, riescono istintivamente a scriverlo e leggerlo.
Meglio il premio o la punizione? La punizione (intesa con un voto basso) non è utile come un incoraggiamento. Ai miei alunni, di qualsiasi età, non ho mai detto “sbagli” ma mi sono sempre limitata a riprendere la frase o la parola e ripeterla nel modo corretto, senza commentare evidenziando l’errore. Trovo che enfatizzare l’errore sia controproducente.
Personalmente incoraggio i ragazzi, anche quando riprendo la parola pronunciandola in modo corretto, poi loro la ripetono spontaneamente sforzandosi di dare il meglio, e io mi compiaccio con loro. L’atteggiamento positivo fa si che trovino lo stimolo ad andare avanti e a dare il meglio. Questo approccio funziona benissimo ed è vincente. Ho riscontrato in studenti del liceo, demoralizzati dai loro esiti scolastici, un cambiamento radicale e una voglia di imparare che avevano perso.
La frase che li accomuna il più delle volte è “ il/la prof non spiega” oppure “spiega troppo velocemente, ha già fatto 3 unità in due settimane”. Il problema è che i professori hanno classi di 25/30 alunni e devono portare avanti un programma entro la fine dell’anno. Non si può pensare che in queste condizioni possano soffermarsi troppo sulle esigenze del singolo alunno, da qui il problema che, non avendo tutti lo stesso passo, si resta indietro e a buon bisogno ci si trova con i debiti a fine anno.
Il mio consiglio è se entro i primi due mesi dell’anno si nota una certa fatica nello stare dietro alle lezioni in classe, di ricorrere subito a un insegnante preparato che possa affiancare lo studente per renderlo autonomo nel tempo. Purtroppo, arrivano da me che già sono parecchio indietro rispetto alla classe, e bisogna correre e mettere toppe per evitare il peggio. Mentre dovrebbe essere un affiancamento per aiutare a capire con facilità le lezioni, e magari consolidare quanto svolto durante le lezioni in classe.
Rosy