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Lettura a prima vista per lezioni di pianoforte

Il tema della lettura della musica appare di solito molto complesso a coloro che si avvicinano alle lezioni di pianoforte o altri strumenti per la prima volta e, considerando che la maggior parte delle metodologie didattiche utilizzate per l’insegnamento di tale abilità rende il compito pesante e noioso, accade spesso che l’allievo si ritrovi ad essere incolpato di non aver profuso abbastanza impegno nell’acquisizione delle capacità necessarie.

Impara subito!

È stato così anche per me: quando ho cominciato a suonare il pianoforte, non sono stato veramente ben indirizzato rispetto a “come leggere” e, per tale motivo, sono trascorsi molti anni prima che riuscissi ad avere una buona lettura a prima vista

Per questo, vorrei darvi, in questo breve articolo, alcune nozioni su come leggere le note sullo spartito e proporvi un po’ di idee su come migliorare lo studio della lettura a prima vista al pianoforte.

Perché abbiamo cinque linee e non sei o tre

La storia della scrittura musicale comincia senza linee: in principio, infatti, venivano segnati soltanto dei punti nello spazio, che servivano come indicazione del gesto melodico per i monaci cantanti; la funzione della scrittura, dunque, era all’inizio soprattutto di carattere mnemonico.

Poi, poco a poco, si sono aggiunte una, due, tre linee, fino ad arrivare a cinque...ma perché non si è continuato con sei, sette o otto linee? 

Direi che non esiste una risposta unica a questa domanda, ma che ci sono, da una parte, ragioni che attengono alla sfera prettamente musicale e, dall’altra, altre che fanno riferimento alla sfera della percezione e della cognizione in senso stretto. 

Per quanto riguarda il primo ordine di motivazioni, basti dire che, anzitutto, utilizzando cinque linee e gli spazi in mezzo ad esse si arriva a coprire approssimativamente un’ottava. Tale “distanza” era più che sufficiente per lo stile vocale dell'epoca: se, infatti,  si fosse posta la necessità di cambiare il registro, sarebbe bastato cambiare la chiave - per questo motivo abbiamo la distinzione tra le diverse chiavi e, dunque, la chiave di basso per i bassi, la chiave di contralto per le contralto e così via.

Il secondo ordine di ragioni, come anticipato, potrebbe rifarsi perlopiù a questioni di natura percettiva. Come sappiamo, il pentagramma ha una linea centrale - o punto di simmetria -, due linee esterne e due linee intermedie. Ora, in considerazione della nostra conformazione fisica, appare verosimile che la nostra relazione visiva con il numero cinque (cinque dita, cinque membra contando la testa, etc.), sia decisamente buona e che, dunque, per la nostra mente sia facile capire e riconoscere anche le cinque linee del pentagramma.

Sulla percezione e sulla nostra capacità di comprensione delle “forme”, mi soffermeró nel momento in cui spiegherò come si legge e qual è la correlazione tra ciascuna linea del pentagramma e la sua funzione, partendo dall’assunto che la memoria lavora meglio quando deve ritenere cose “significative”, ossia che hanno un senso per noi. 

Innanzitutto, la mia prima raccomandazione è quella di imparare sempre a leggere le due chiavi insieme, in modo da poterle comprendere come una cosa sola. La chiave di basso e la chiave di violino, infatti, funzionano come un sistema unico: entrambe sono “unite” per mezzo di una nota che nessuna delle due “possiede”, ossia una “linea addizionale", che corrisponde al “DO centrale” e che fa da frontiera tra una chiave e l’altra. 

In questo senso, avremo:

  • il DO centrale, o nota “frontiera”;

  • le linee centrali di ogni pentagramma, che corrispondono al SI per la chiave di violino e al RE per la chiave di basso;

  • le linee esterne di ogni pentagramma, che corrispondono al FA per la chiave di violino e al SOL per la chiave di basso;

  • le linee interne di ogni pentagramma, che corrispondono al MI per la chiave di violino e al LA per la chiave di basso;

  • le linee di chiave di ogni pentagramma, che corrispondono al SOL per la chiave di violino e al FA per la chiave di basso

  • le linee di controchiave - perchè speculari rispetto alle linee di chiave - di ogni pentagramma, che corrispondono al RE per la chiave di violino e al SI per la chiave di basso

  • infine, i DO estremi, ossia le note che si trovano aggiungendo due linee all'esterno di entrambi pentagrammi.

 

Posizione

Frontiera

Centro

Esterno

Interno

Chiave

Controchiave

DO Estremi

Chiave di Violino

DO

SI

FA

MI

SOL

RE

DO

Chiave di Basso

DO

RE

SOL

LA

FA

SI

DO

Memorizzando ciascuna linea secondo questo schema e tenendo, dunque, sempre in considerazione la sua funzione all’interno del sistema generale, se non dovessi ricordare a quale nota corrisponde una linea determinata, potrei domandarmi: quale funzione ha nel sistema?. In tal modo, troverei la risposta che cercavo, pensando: “è la linea centrale di chiave di violino, dunque è un SI!”

Per quanto riguarda gli spazi, invece, li impareremo per deduzione in relazione alle linee e, attraverso l’uso di un repertorio adeguato, fisseremo tutto nella nostra memoria.

Repertorio raccomandato per imparare a leggere la musica

Per i primi approcci alla lettura, sono solito utilizzare il Preludio 1 del primo libro del "Clavicembalo ben temperato” di J. S. Bach, che risulta essere un brano particolarmente adeguato poiché:

  1. il ritmo è costante.

  2. Le mani non suonano mai in simultaneità, ma in successione, evitando così il problema del coordinamento tra mano sinistra e mano destra.

  3. Si tratta di un brano armonico, fatto di arpeggi, che amplia la nostra percezione e ci permette di guardare al di là delle scale o dei gradi congiunti - ossia una nota dopo l’altra, come nel caso DO-RE-MI-RE-MI-FA-MI-FA-SOL-: in questo modo, potremo riconoscere ogni nota di per se stessa.

  4. In ogni battuta la posizione delle mani rimane fissa, per cui non mi devo preoccupare di spostare la mano e posso guardare più tranquillamente lo spartito mentre suono.

  5. Il disegno è reiterativo/ricorsivo: in ogni battuta si ripete lo stesso arpeggio due volte e questo arpeggio, nel contempo, ripete anche due volte il disegno che fa la mano destra. Ciò aiuta a fissare nella memoria la posizione di ciascuna nota nel pentagramma.

Come lavorare

  1. Divido il brano in blocchi di quattro battute e li studio separatamente - ad eccezione delle battute che vanno da  21 a 23 (blocco di tre battute).

  2. Prendo un blocco di quattro battute, leggo le prime cinque note di ogni battuta e le suono simultaneamente, come accordi, in modo da fissare le posizioni delle mani insieme. La mia raccomandazione è quella di abituarsi a suonare l’accordo e leggere il seguente quando ancora le mani sono posizionate sul primo e, soltanto dopo, guardare i tasti che dovrò suonare per l’accordo successivo, in modo da evitare movimenti inutili e controproducenti. Ripeto questa operazione finchè non ho memorizzato tutti gli accordi e posso suonarli ad occhi chiusi. 

  3. Applico il disegno di arpeggi corrispondente e dico ad alta voce le note mentre le suono guardando la tastiera.

  4. Faccio lo stesso con gli occhi chiusi, in modo da liberarmi dalla necessità di guardare la tastiera per suonare.

  5. Faccio lo stesso guardando lo spartito, seguendo ogni nota mentre suono e sforzandomi di non guardare giù - dato che nella fase precedente dovremmo aver imparato che non abbiamo bisogno di farlo. In questa fase è molto importante non mettersi a pensare quale nota è quella che sto suonando e lavorare, invece, sulla memoria. È il momento di fare un atto di fede e, partendo dall’idea che "già sappiamo le note”, pensare che adesso le stiamo solo riconoscendo sullo spartito, mentre alleniamo i nostri occhi a seguire i punti sulla carta. 

  6. Se ho problemi a seguire le note mentre suono o voglio semplicemente rinforzare ancora di più la mia conoscenza dello spartito, posso prendere quest’ultimo e con una matita segnare ogni nota e dirla, senza suonarla al pianoforte. Posso ritornare sulle note che mi costa ricordare, dire le note del pezzo partendo dall’inizio o dalla fine o saltare in maniera random tra le note che già conosco, al fine di testare la mia memoria.

  7. Ripeto quanto fatto al punto 5 con metronomo lento (croma a 60, cioé un battito a 60 ogni due note) e, pian piano, aumento la velocità, fino ad arrivare a 80.

Nota: è importante ricordare che lo scopo di questo esercizio è imparare a leggere lo spartito e non imparare a suonare il Preludio: per questo, dobbiamo essere pazienti e non prendere scorciatoie - come scrivere il nome delle note sullo spartito - solo pensando di poter suonare prima e più facilmente il brano. Alla fine, potremo anche suonarlo, ma il premio consisterà nel conoscere tutte le note dello spartito…e, dunque, nella possibilità di imparare tanti altri brani con maggiore facilità.

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Che ci insegnano questo preludio e questo modo di studiare in merito alla lettura?

  • Da giù in su, da sinistra a destra: il disegno di questo Preludio è ideale per insegnare ai nostri occhi come seguire lo spartito. Io raccomando sempre di leggere la partitura dal basso verso l’alto (cioè dalla nota più grave alla più acuta) e da sinistra a destra. Ci succederà, infatti, che, quando ci troveremo dinanzi a brani in cui le mani suonano in simultaneità - ad esempio, quando la mano sinistra suona un accordo mentre la mano destra una nota della melodia - occorrerà leggere da giù in su tutte queste note insieme, per poi continuare da sinistra a destra, se la melodia della mano destra continua da sola.

  • Dividi et impera: nel paragrafo 3, ho proposto diversi passi per affrontare uno ad uno i problemi della lettura a prima vista. Organizzando il lavoro per step, prima “capiamo cosa è”, “qual è la struttura”; poi, impariamo a memoria questa struttura; affrontiamo il problema di non guardare mentre suoniamo; impariamo a guardare lo spartito e seguirlo mentre suoniamo; e, infine, impariamo a fare tutto questo efficientemente, cioè, a tempo. Invece di affrontare tutte le difficoltà nello stesso momento, le lavoro singolarmente con pazienza, in un processo di costruzione graduale della mia conoscenza. 

  • Il valore di suonare ad occhi chiusi: imparare a suonare ad occhi chiusi sarà particolarmente importante nel nostro percorso di studio, sia perchè, ormai liberi dalla necessità di guardare giù, ci permetterà di seguire lo spartito in maniera continua, sia perchè, facendoci prestare maggiore attenzione alla percezione del nostro corpo e, dunque, aiutandoci a sviluppare la nostra "propriocezione", ci permetterà di acquisire una buona tecnica pianistica. Inoltre, dobbiamo ricordare che suonare ad occhi chiusi, costringendoci a cercare i nostri punti di riferimento, ci fa costruire una “topografia” del pianoforte: i tasti neri, ad esempio, sono disposti in gruppi di due e di tre e, con la loro collocazione, ci permettono di determinare la posizione dei tasti bianchi - per esempio, sappiamo che tra due tasti neri c’è sempre il RE. In questo modo, anche solo accarezzando con le mani i tasti neri, posso determinare la posizione in cui mi trovo sulla tastiera 1.

Un possibile esercizio per pianoforte, ad occhi chiusi, è quello di cercare uno specifico tasto bianco, prima con  una mano e poi con l’altra, soltanto accarezzando i tasti neri. Ad esempio, cerco tutti i SOL nel lato destro della tastiera con la mano destra, poi nel lato sinistro con  la mano sinistra e, infine, nei due lati simultaneamente, partendo dal centro e muovendo le mani da questo verso l’esterno (e viceversa).

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Pablo
Pianista e Compositore, laureato in "Arti Musicali con specializzazione in Composizione" alla U.N.A. (ARG) con più di 10 anni di esperienza nell'insegnamento del pianoforte, della teoria musicale, di analisi e composizione.Contattare
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