Nella vita di tutti i giorni utilizziamo tantissimi diminutivi, vezzeggiativi, dispregiativi, ecc... Senza rifletterci, eppure, certe volte, è così difficile saper dare una definizione di ciascuno.
Innanzitutto, quando si parla di diminutivi, vezzeggiativi, accrescitivi e dispregiativi, ci si può riferire a:
In entrambi i casi si verranno a costituire dei nomi o aggettivi denominati, appunto, alterati. Ciò che li accomuna è, infatti, la modalità di formazione o alterazione degli stessi, ovvero la seguente combinazione:
Inquadrata ora l'origine degli alterati, passiamo a distinguerne le diverse categorie.
I diminutivi intendono ridurre una qualità del sostantivo o aggettivo considerato; pertanto, usano suffissi quali:
Infatti, parole come lettino, bruttino, fuocherello, borsello ce ne danno un valido esempio.
Gli accrescitivi invece, denotano la volontà di sottolineare la grandezza del nome o aggettivo, perciò impiegano differenti suffissi:
Ne sono un esempio nomi come: fratellone, compagnone, amicone. Oppure aggettivi quali: bellone, allegrone, furbone.
Veniamo ora ai vezzeggiativi: essi si discostano dai diminutivi perché mirano a evidenziare l'aspetto grazioso, leggiadro o gentile di qualcosa/qualcuno, indipendentemente dalle dimensioni effettive esteriori. Essi sono caratterizzati da suffissi simili a quelli dei diminutivi, perciò, talvolta, risulta importante capire il contesto di utilizzo per evincerne il senso; fra questi troviamo:
Da cui risultano: carino, piccoletto, calduccio, casetta, borsetta, figlioccio...
Infine i dispregiativi si riferiscono negativamente a una persona, animale o cosa mediante i seguenti suffissi:
Furbaccio, figliastro, poetastro, ragazzaccio, risultano facilmente riconoscibili tra i vari alterati, grazie alla loro forte connotazione dispregiativa.