Ci sono poesie per imparare l'italiano?

Se volessimo imparare l'italiano, dovremmo partire dal presupposto che da bambini la cosa che più ci insegnano sono le filastrocche. Ritengo queste un ottimo allenamento per "sciogliere" la lingua, esattamente come si vuole sia il processo di un bambino. Impareremmo a parlare bene, appoggiandoci alla sonorità delle parole.

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Dal momento che l evoluzione della poesia, nel corso di tutta la letteratura, ha visto l'evolversi della lingua in tutte le sue sfaccettature, dovremmo conoscerne o averne letto almeno una per periodo storico, per avere una visione chiara di come si sia arrivati all'italiano che correntemente parliamo.

Ovviamente l impresa corrisponderebbe ad uno studio minuzioso filologico. Per tanto non avendo ancora gli strumenti per tale analisi, ritengo interessante partire dalle più comuni filastrocche, che spesso sono impregnate di significati, che oltrepassano il significante. Un esempio potrebbe essere la raccolta di Gianni Rodari, Filastrocche lunghe e corte. Gianni Rodari, Roberto Piumini, sono nomi che nel loro tempo hanno reso possibile l'apprendimento dell'italiano attraverso l utilizzo di metafore e rime. 

 L'OMBRELLO

Filastrocca per quando piove:

Chi sta in casa non si muove,

Io che a casa divento tetro

Esco e il tetto mi porto dietro...

 

Un piccolo tetto di stoffa nera,

Con tante stecche messe a raggera

O che fenomeno simpatico

Vedere un tetto con il manico!

Cosí me ne vado bello bello

Fischiettando sotto l'ombrello!

 

Il commento di questa filastrocca, estremamente semplice, ci induce a riconoscere diverse funzioni semantiche, oltre che figure retoriche e strutturali, tipiche della poesia. Impareremmo a riconoscere tutto ciò che vediamo intorno a noi, ponendolo sotto una luce diversa.

D'altra parte, ma nessuno avrebbe pensato che un ombrello è un "tetto". E difatti, la magia della filastrocca, che non tratta temi sociali, non si fa portavoce di realtà più grandi, meta cognitive, ci porta attraverso parole semplici a confrontarci con l uso della parola stessa. 

Nell' uso corrente, ogni parola sembra messa lì, perché l'ha fatto qualcuno e diventa consuetudine. Ma nello studio approfondito, ogni singola parola ha un significato principale, ne attraverso l'uso meta cognitive dei significati, può spingerci oltre ogni limite linguistico.

Rinnovando l' invito a leggere le filastrocche, quelle divertenti, semplici, brevi, che diventano musica per le orecchie, e allenamento per la mente, ricordo anche una filastrocca del secondo autore citato .

MICA MALE, IL MARE

mica male, il mare,

Se uno sa nuotare.

Ed è falsa la farsa, se la risata è scarsa.

Il mulo non è muro, se non diventa duro.

Il velo non è vero, 

Se non molto leggero. 

Il falò non farò,

Se legna non avrò.

La rana non è lana,

La rima non è lima,

Il burro non è bullo,

Le more non sono mole, 

Il carro non è un callo,

Le suore non son suole.

La erre non è elle:

Però son sorelle.

ROBERTO PIUMINI, RIDI, RIDI, BOMPIANI.

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Questa è la dimostrazione più appropriata per sostenere la tesi di quanto fin qui argomentato.

Con un semplice gioco di parole, l'autore della poesia ci insegna significati e significanti, differenze, assonanze e consonanze. Ci mostra quanto siano vicini i suoni di alcune parole, di quanto lavoro meccanico ci sia dietro la produzione di alcuni suoni. Proprio tutto ciò che ci servirebbe sapere per imparare l'italiana.

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Dora
Piccola riflessione sullo studio della lingua attraverso la poesia. Lo studio delle filastrocche, la letturaContattare
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