“Cosa vuoi fare da grande?” Quando ci ponevano questa domanda da bambini, le risposte più gettonate erano il poliziotto, il medico, il pilota o, addirittura, l’astronauta.
Tuttavia, crescendo, le passioni cambiano, e con esse i nostri sogni e i nostri progetti futuri. Alcuni si appassionano alla tecnologia, altri al disegno, altri ancora – molti – alle lingue straniere. E quando studi lingue e qualcuno ti chiede “cosa vuoi fare dopo gli studi?” La risposta non è mai così scontata, anzi!
L’insegnante, l’interprete, la traduttrice, il mediatore, la guida turistica, l’hostess di volo… Sono solo alcune delle diverse professioni legate all’apprendimento delle lingue.
Studiare lingue, insomma, apre tante porte e spesso, questo, causa ancora più confusione.
Se studi lingue e ti piace il contatto con il pubblico, probabilmente la carriera da interprete è quella che fa per te. Se hai una mente aperta, ti piace girare il mondo e conoscere nuove culture potresti, invece, pensare a una professione legata al settore turistico. Se sei estremamente competente nella tua materia e sei in grado di trasmettere con facilità le conoscenze acquisite, probabilmente sogni di diventare un insegnante!
Purtroppo, però, non sempre la distinzione è così netta e prendere una decisione non è mai così facile come sembra.
Il problema più grande è proprio il fatto che ci hanno insegnato che se studi infermieristica diventi infermiere, se studi ingegneria diventi ingegnere, se studi architettura diventi architetto e così via...
Ma non ci hanno mai insegnato chi o cosa diventi se studi lingue.
Insegnante? Interprete? Traduttore? Entrambi? Ma perché, c’è differenza tra i due?
In più, studiare solo lingue ormai non basta più. Le aziende cercano ragazz* super skillat* con competenze settoriali, tecniche, digitali e trasversali sempre più specifiche.
La domanda che ci sorge spontanea è: se, ad esempio, un’azienda agricola è alla ricerca di un nuovo membro multilingue da introdurre nel suo team, cosa sta cercando esattamente? Un laureato in lingue con competenze in materie agrarie, o un laureato in agraria con competenze linguistiche?
Sembra esattamente la stessa cosa ma non lo è. E spesso, gli studenti, sono costretti a prendere due o più lauree per avere una preparazione che soddisfi appieno le richieste aziendali.
Io, ad esempio, ho studiato Lingue e Letterature Europee ed Extraeuropee e, solo dopo aver lavorato per un’azienda come Responsabile del Reparto Estero, mi sono resa conto di avere uno spiccato interesse per l’ambito commerciale. Cosa ho fatto? Semplice, mi sono rimessa in discussione e ho iniziato a seguire dei corsi per specializzarmi in internazionalizzazione, commercio estero, trasporti e pagamenti per integrare, alle già acquisite conoscenze linguistiche, quelle economico-commerciali e avere così un profilo più in linea con le richieste di queste aziende sempre più internazionalizzate e digitalizzate.
Tutto questo per dire che, a differenza di ciò che ci hanno inculcato da piccoli, non bisogna per forza avere un unico scopo nella propria vita e, anche quando lo si ha, se ci si rende conto che esso non è più in linea con le nostre attitudini può - anzi DEVE! - essere tranquillamente cambiato in corso d’opera, senza alcun rimorso o senso di colpa!
Avere tante passioni, non sapere cosa fare della nostra vita o cambiare periodicamente il nostro "ciclo" non è un problema, anzi! Analizzare tutti i nostri punti di forza e le nostre inclinazioni; dedicarci a ogni attività, passione o interesse con tanta dedizione, perseguire l’eccellenza in ogni impresa in cui decidiamo di imbarcarci e apprendere il più possibile da ognuna di esse ci permetterà di manifestare il nostro potenziale a 360° ed essere la versione migliore di noi stessi!