Gli italiani spesso si raccontano comode scuse per non impegnarsi abbastanza nell'apprendimento dell'inglese. Analizziamo un po' questi miti e cerchiamo di sfatarli.
➡️Spoiler: no, non hai bisogno di vivere a Londra per tre anni e no, il tuo accento non ti rende automaticamente ridicolo
Se c'è una cosa che noi italiani sappiamo fare bene, oltre a discutere di calcio e preparare il caffè, è quella di crearci scuse di ogni genere per non imparare l'inglese. Dopo vent'anni di "l'anno prossimo mi ci metto davvero", è arrivato il momento di fare i conti con i falsi miti dell'inglese che ci portiamo dietro come una zavorra linguistica.
La realtà: il cervello non ha una data di scadenza stampigliata sopra come lo yogurt.
Questo è probabilmente il re di tutti i falsi miti. Quante volte hai sentito (o detto): "Eh, ma ormai ho 40 anni, è troppo tardi"? Eppure la signora Maria, 65 anni, che ha iniziato con le app per parlare con i nipoti in America, ora guarda Netflix in inglese senza sottotitoli.
La verità è che gli adulti hanno vantaggi enormi rispetto ai bambini: maggiore disciplina, capacità di analisi grammaticale e, soprattutto, la motivazione concreta di utilizzare la lingua. I bambini imparano per istinto, voi potete imparare per strategia.
Consiglio pratico: smetti di usare l'età come scusa e inizia a usarla come vantaggio, non solo per l'inglese. Dopotutto, il caro vecchio detto "non si finisce mai d'imparare" non è solo un detto: è realtà!
La realtà: l'inglese appartiene al mondo intero, non solo agli anglofoni.
Questo mito è particolarmente italiano. Mentre un cinese parla inglese con il suo accento e nessuno si scandalizza, noi italiani ci vergogniamo se non suoniamo come Hugh Grant. Hugh Grant stesso non rappresenta tutti gli inglesi, figuriamoci tutti quelli che parlano inglese nel mondo.
Anche all'interno dei Paesi anglofoni esistono molti tipi di accenti diversi, come da noi in Italia del resto. Se l'accento non è troppo marcato e non compromette la comprensione, non fartene un problema.
L'inglese è una lingua franca parlata da miliardi di persone con accenti diversi. Un indiano, un nigeriano, un tedesco e un brasiliano che parlano inglese insieme si capiscono perfettamente, ognuno con il proprio accento. Il tuo "accento italiano" non è un difetto, è un'impronta digitale linguistica.
Esempio concreto: Arnold Schwarzenegger ha fatto carriera a Hollywood mantenendo il suo marcato accento austriaco. Pensi che sia stato un limite?
Cura la pronuncia, in cui spesso gli italiani fanno mezzi disastri. La pronuncia è importante, l'accento meno.
La realtà: Internet ha reso il mondo un villaggio globale, anche linguisticamente.
"Devo andare a Londra sei mesi" è il mantra di chi cerca la soluzione magica. La verità è che puoi creare un ambiente anglofono anche dal divano di casa. Podcast, YouTube, lezioni di inglese online, Netflix, videogiochi, social media, app di conversazione, intelligenza artificiale: hai più materiale autentico di quanto ne avessero gli studenti di 20 anni fa anche vivendo all'estero.
Inoltre, molti italiani tornano da esperienze all'estero parlando inglese quanto prima di partire, perché hanno passato tutto il tempo con altri italiani. L'immersione linguistica si crea con la mentalità, non con la geografia.
Esistono inoltre molte possibilità di tenere conversazioni in inglese sia in presenza che online; approfittane. Se vivi in una località turistica, interagisci con i turisti, scambia qualche parola, anche se non sono nativi inglesi, sarà comunque un'esperienza reale e non un esercizio in classe.
Strategia vincente: trasforma la tua casa in una bolla anglofona per almeno un'ora al giorno. Un esempio banale e facilissimo da applicare, che aiuta la comprensione scritta: impostate lo smartphone e/o il PC in lingua inglese, così sarete "costretti" a utilizzare l'inglese ogni giorno.
La realtà: i corsi di gruppo sono palestre linguistiche fantastiche, se sfruttati bene.
Gli svantaggi sicuramente esistono: orari fissi, magari non tutti gli allievi hanno lo stesso livello e le stesse esigenze e l'attenzione dell'insegnante va comunque condivisa. Tuttavia, nulla ti vieta di abbinare un corso di gruppo a delle lezioni individuali.
"Nei corsi di gruppo non si parla mai" è la lamentela classica. Il problema non sono i corsi di gruppo, è l'approccio passivo. Io faccio sempre parlare gli allievi in tutti i corsi sia di gruppo che individuali che tengo, siano essi di inglese, italiano o spagnolo, facendo interagire gli studenti il più possibile tra loro. Si chiama lingua per un motivo: devi usare quel muscolo che hai in bocca per parlare. I corsi di gruppo offrono qualcosa che nessuna app o lezione privata può dare: la pressione sociale positiva e la possibilità di imparare dagli errori altrui.
Quando senti un compagno di corso fare un errore che avresti fatto anche tu, il tuo cervello lo registra doppiamente. Inoltre, la "sana competizione" con i compagni può essere un motivatore potentissimo.
Trucco: nei corsi di gruppo, fai sempre il volontario per primo. È l'unico modo per trasformare l'imbarazzo in progresso. Ricorda: sbagliando s'impara.
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La realtà: la comunicazione batte la perfezione grammaticale 10 a 0.
Noi italiani siamo ossessionati dalla grammatica perché a scuola ci hanno traumatizzato con analisi logiche e coniugazioni. L'inglese però non è il latino: è una lingua viva che privilegia la comunicazione sulla forma.
Un madrelingua inglese capisce perfettamente "Yesterday I go to shop and buy bread" anche se grammaticalmente è scorretto. Non capisce affatto un italiano che dice "I have accomplished the acquisition of bread from the commercial establishment" solo perché grammaticalmente perfetto ma innaturale. Pensa a quando eri piccolo e stavi imparando la tua lingua madre: l'italiano. Non sei mica nato con il bollino dell'Accademia della Crusca, eppure parlavi...
Regola d'oro: prima impara a farti capire, poi preoccupati di essere corretto. Ciò non vuol dire ignorare del tutto la grammatica e gli errori, vuol solo dire dare una certa priorità, specie nelle fasi iniziali e in alcune situazioni, alla comunicazione e allo sviluppare le competenze, rispetto al conoscere tutte le regole a memoria alla perfezione ma bloccandosi nel parlare (e nello scrivere) perché sempre in dubbio: "ci vuole la S finale qui?", "ma è meglio la forma continuos o la simple in questo caso?"... Si dice che la pratica vale più della grammatica. È vero. Una non esclude l'altra però. Per imparare la grammatica, serve fare tanta, tanta pratica. Falla!
La realtà: la costanza batte l'intensità, ma anche la flessibilità ha il suo ruolo.
Questo mito crea ansia inutile. Se salti un giorno (o una settimana) non riparti da zero. Il cervello non è un secchio bucato: consolida le informazioni anche durante le pause. A volte, dopo una pausa, torni persino più fresco e motivato.
L'importante è non usare la flessibilità come scusa per procrastinare indefinitamente. Allenati sì e fai spesso pratica ma l'apprendimento non è come il respiro: se ti fermi un po', di sicuro non muori. Un approccio "sprint e recupero" può essere più sostenibile di uno studio quotidiano forsennato.
Occorre trovare una giusta via di mezzo. Se hai poco tempo, non aspettare di averne di più, sai benissimo che forse non succederà mai. Meglio anche solo 10-15 minuti al giorno, anche sparsi nel corso della giornata, che aspettare di avere un paio d'ore consecutive al giorno o alla settimana. Come si dice in inglese: "easy does it", chi va piano va sano e va lontano.
Approccio consigliato: punta alla costanza, ma non farti venire i sensi di colpa per i giorni di pausa.
La realtà: le app sono ottimi strumenti, ma non sono bacchette magiche.
Duolingo, Babbel e simili sono fantastici per iniziare e mantenere l'abitudine, ma pensare di diventare fluenti solo con le app è come pensare di diventare chef guardando solo video di ricette. Ti manca l'ingrediente fondamentale: la pratica conversazionale.
Le app eccellono nel vocabolario e nelle strutture base, ma non possono simulare la pressione di dover rispondere in tempo reale a un essere umano imprevedibile.
Scopri le migliori app per imparare l'inglese in questo articolo.
Un'alternativa molto utile è usare l'intelligenza artificiale per fare pratica, anche di conversazione. Ha i suoi limiti ma ha il vantaggio di essere disponibile 24 ore su 24 e di potersi adattare al tuo livello e alle tue esigenze.
Uso strategico: usa le app come riscaldamento e rinforzo, non come unica fonte di apprendimento.
La realtà: i sottotitoli sono una palestra per orecchio e occhi insieme. Per esperienza pesonale, aiutano eccome!
"Con i sottotitoli non impari niente" è una frase che fa rabbrividire ogni poliglotta. I sottotitoli sono come le rotelle della bicicletta: servono finché servono, poi le togli gradualmente. Cadrai ancora qualche volta ma ormai sei sulla strada giusta per imparare e diventare autonomo.
Inizia con sottotitoli in italiano, poi passa a quelli in inglese, infine toglili del tutto. Il problema poi non si pone: puoi riattivarli ogni volta che vuoi. Se un passaggio non ti è chiaro, torna indietro e riascolta e magari attiva i sottotitoli. Non c'è mica da vergognarsi. Ogni fase ha il suo valore. Anche i sottotitoli in italiano ti abituano alla musicalità e ai suoni dell'inglese.
Progressione consigliata: italiano → inglese → niente. Non aver fretta di bruciare le tappe. Prima s'impara a camminare e poi a correre.
La realtà: il contesto è il tuo migliore amico linguistico.
Molti italiani si bloccano alla prima parola sconosciuta, come se fosse un muro invalicabile. Pensaci: quante volte capita anche in italiano di non conoscere una parola specifica, ma di capire il senso generale dal contesto? Neanche nel dizionario più completo di una lingua qualsiasi ci sono tutte le parole di quella lingua. Non fissarti sui particolari, potrai affrontarli in seguito.
L'inglese ha una struttura che favorisce la comprensione anche con vocabolario limitato. Non devi essere un dizionario ambulante, non lo è nemmeno un interpreste di simultanea professionista, figuriamoci uno studente. Devi essere un detective linguistico: essere capace di comprendere la visione complessiva e unire i puntini.
Strategia: allenati a indovinare il significato dal contesto prima di ricorrere al dizionario.
La realtà: sono varianti diverse della stessa lingua, punto.
Questo snobismo linguistico è tutto italiano. L'inglese britannico non è "più elegante" o "più corretto" di quello americano, così come il romanesco non è superiore al milanese. Sono varietà geografiche della stessa lingua.
Non solo, nel corso degli anni hanno avuto influenze reciproche.
Sceglie quella con cui hai più contatto o che ti piace di più, ma non farti problemi esistenziali se mescoli "colour" e "color" nella stessa frase, a meno che tu non stia sostenendo un esame o scrivendo un testo da pubblicare.
Abituati fin da subito a immergervi in TUTTE le realtà dell'inglese, a far pratica con ortografie, pronunce, accenti e vocaboli diversi, ben al di là del semplice confronto UK vs. US.
Consiglio pragmatico: concentra l'energia sulla fluenza, non sulla purezza linguistica, che è una pia illusione.
Il più grande ostacolo all'apprendimento dell'inglese non è la difficoltà della lingua, ma la paura di sembrare ridicoli. Eppure, ogni errore che fai parlando inglese ti porta più vicino alla fluenza di ogni ora passata a studiare in silenzio. Ciò vale per qualsiasi cosa si voglia imparare nella vita: la timidezza non è una strategia vincente per raggiungere i propri obiettivi.
Gli anglofoni non ti giudicano per l'accento o gli errori: sono troppo occupati a cercare di capire cosa stai dicendo, esattamente come fai quando qualcuno ti parla in italiano stentato. Col tempo, acquisirai confidenza e scioltezza ma solo se in quel tempo farai pratica, non basta aspettare e per magia si migliora.
Fai pratica e buttati. L'unico errore di cui devi davvero preoccuparti è quello di non buttarti mai.
Conclusione: è ora di smetterla con le scuse.
L'inglese non è un club esclusivo per geni linguistici. È uno strumento di comunicazione che miliardi di persone usano ogni giorno, ognuna con i propri limiti e imperfezioni. Il tuo "inglese imperfetto" è infinitamente più utile del tuo "inglese inesistente".
Smetti di aspettare il momento perfetto, il corso perfetto, l'età perfetta. Inizia oggi, con quello che hai, da dove sei. Il tuo inglese futuro ti ringrazierà.
E ricorda: anche Shakespeare aveva un accento.