Il problema delle scuole di oggi, degli insegnanti e della poca empatia

Parlando da ex studentessa e ora da insegnante mi sento di dover esporre ciò di cui nessuno parla molto sugli insegnamenti e sui traumi che alcuni professori possono lasciare sugli alunni nel corso della loro vita, non accorgendosi di ciò.

Quando facevo le superiori, avevo un'insegnante di italiano che non valorizzava mai le mie conoscenze, comprese interrogazioni e compiti. Non riuscivo a capire come fosse possibile ripetere per filo e per segno tutto ciò che essa mi richiedesse, per poi prendermi un politico 7 che poteva diventare al massimo un 8.

Sei un insegnante privato?

Per anni mi sono sentita sbagliata, incapace, benchè io fossi presuntuosamente consapevole di essere all'altezza, sopratutto per la mia intelligenza e per la mia veocità di apprendere le cose.

Alla fine mi sono diplomata, e guarda caso il voto che mi ha rovinato la media finale del diploma è stata proprio la prova di italiano. Sono andata avanti con la mia vita, ho iniziato l'università, impaurita, con poca autostima, e con mia grande sorpesa la mia media era sempre superiore al 29. Ho preso tanti 30 e lode e li ho avuto una rivelazione.

Non ero io sbagliata, avevo solo sbagliato posto, un posto che non mi valorizzava per quello che ero, magari correlato ad un pizzico di preferenza. Il mio messaggio quindi è abbastanza chiaro.

Credo che il professore o insegnante che sia, non sia un lavoro adatto a chiunque. Per insegnare ci vuole ben altro che una conoscenza oggettiva della materia. Ci vuole empatia, ci vuole complicità, e sopratutto ci vuole l'assenza di preferenze fra gli alunni, o meglio, la preferenza seppur ci sia, non dovrebbe mai influire sui giudizi dei compiti degli alunni.

Gli alunni sono persone, che hanno bisogno di sentirsi gratificati qualora ci fosse un qualcosa per cui premiarli. Ci vuole sprono, ci vuole dolcezza, sempre.

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