Insegnare e trasmettere. Vi siete mai chiesti quanto possa essere appassionante?

Negli ultimi tempi, almeno per quanto riguarda la situazione italiana, la quale costituisce l'unica realtà all'interno della quale sono calato e di cui posso avere un'idea precisa e accurata, il mestiere dell'insegnante sembra aver perso quel valore che molti vi riconoscevano. Anzi, la professione dell'insegnante non ha perso il valore, né il suo significato, ma ha perso il riconoscimento di cui gode la stessa figura all'estero. Figure di primo piano nella sfera della politica, dello spettacolo (per es. Roberto Vecchioni, cantante ed insegnante), del contesto accademico invitano a riconsiderare il ruolo che nasce per "formare giovani menti", le stesse che sostituiranno le generazioni precedenti in un futuro non troppo lontano, e non per plasmarle a proprio piacimento, ma piuttosto fare in modo che ricevano una solida cultura e sviluppino un tipo di ragionamento critico e logico attraverso cui poter smascherare falsi miti e credenze. 

È sufficiente leggere un giornale, guardare ogni tanto i notiziari alla televisione, informarsi chiedendo ad amici e cari che ne siano a conoscenza per sapere che quello italiano è, probabilmente, solo un caso particolare. Per portare alla conoscenza di tutti un altro caso particolare, qualche tempo fa, probabilmente un mese soltanto, ho letto un articolo in cui veniva presentato il sistema educativo vigente in Finlandia: sebbene molti ironizzino sulla diffusione tra gli abitanti di questa nazione nordica della pratica del suicidio, come se ciò fosse direttamente correlato all'istruzione, il governo di Helsinki offre a tutti i cittadini del paese un sistema educativo completamente gratuito, permettendo ai "futuri adulti" di fruire di spiegazioni svolte efficacemente, essere guidati nel percorso scolastico da insegnanti formati periodicamente, offrendo loro tutto il materiale necessario ad espletare le attività di allieva ed allievo. 

Ogni nazione attiva delle politiche diverse in materia di istruzione e formazione: indifferentemente dalla modalità con cui esse vengono messe in atto e configurate, il valore dell'insegnamento è pressoché innegabile, almeno nell'ottica del sottoscritto e di decine di centinaia di saggisti e scrittori. Il mercato del lavoro chiede sempre più spesso gradi maggiori di specializzazione, che vengono spesso raggiunti attraverso un percorso universitario, che non necessariamente deve comprendere l'abbinamento della laurea triennale a quello della laurea magistrale, ma che a volte può essere realizzato attraverso l'unione della prima ad un Master di I Livello. Nel caso in cui si nutra interesse per il mondo della formazione accademica, è richiesto il conseguimento del titolo di PhD (Dottorato di Ricerca), e via discorrendo. Ma la formazione, a differenza di quello che può emergere, non deve essere orientata solo al sostentamento economico: essa migliora le nostre conoscenze, affina certe competenze, ma allarga anche il nostro obiettivo sul mondo. Non è la "classica frase da filosofi", che si fermano e si concedono il lusso del pensiero. Ed il mestiere dell'insegnamento arricchisce colei o colui che lo esercita in egual misura: insegnare vuol dire confrontarsi, trasmettere e discutere la materia scelta, non solo quella per cui si sia ricevuta l'abilitazione, ma quella verso la quale si ha una certa "spinta". Smettiamola di pensare che l'insegnamento sia limitato ad una sfilza di nozioni "vomitate" sugli alunni e ricopiate scompostamente su quaderni colorati prima di essere buttati nell'inceneritore o nella pattumiera.

Infine, la formazione non si dovrebbe accantonare: questo concetto è valido a qualsiasi età, per persone appartenenti a qualsiasi ceto sociale, di qualsiasi orientamento sessuale, politico, religioso, ecc. Nonostante non tutti i Governi degli Stati nazionali o sorrette da altre forme di potere non condividano la bontà intrinseca dell'istruzione, è necessario anche considerare le premesse su cui si fonda il singolo stato, senza dimenticarsi dei processi che hanno portato lo stesso all'organizzazione interna che lo struttura, delle scelte che molti hanno preso nei secoli che ci precedono.

 

 

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