Per quale motivo siamo al mondo? Un metodo di studio che strutturi e rafforzi le motivazioni.

Tutti gli esseri umani per natura desiderano sapere. Scriveva Aristotele, nell'incipit del libro primo della sua "Filosofia prima". Sono diversi i modi in cui possiamo farlo, con il gusto, con la vista, con l'esperienza oppure con la ricerca delle cause prime. Altro modo è invece quello di conoscere mediante ognuno dei cinque sensi. Ciò che conta, è che l'essere umano anela la conoscenza. Ed esiste, per il sapere. Ed, il conoscere le cause delle cose, diventa ciò che <ci fa conoscere più di tutti i sensi, perché ci mostra molte differenze>, continua Aristotele, e diventa quindi il metodo prediletto. Ciò che egli nota è infatti che ogni forma di conoscenza è rilevante, ma che, la conoscenza delle cause degli eventi che accadono, è esattamente ciò che ci fa sapere il perché, di quegli eventi. E quindi ci permette di prevenirli, ed anche forse di evitare di venire raggirati, riguado quegli stessi eventi.

Gli altri modi infatti non conoscono, queste cause, conclude il passo lo stagirita. Però senza l'attuazione pratica, di queste, ossia senza il verificare se esse siano in pratica ciò che la teoria ci dice, è quel tipo di conoscenza che ci rende capaci non di evitare di essere raggirati ma di insegnare, riporta sempre Il Filosofo. Ossia la necessità di fare esperienza, di un concetto, di una teoria, oltre che di conoscerne la causa astratta.

E, ciò che abbiamo da notare, è che quanto richiedono le università e le scuole superiori italiane per ottenere il massimo dei voti è alle volte quell'approccio che tenga insieme questa esperienza delle materie da studiare con le cause, ma altre volte è semplicemente il primo, ossia del mandare a memoria lo studio teroico ed astratto delle cose.

Ed allora, qui, ci giunge in soccorso Heidegger, che ci ricorda come [parafraso]: comprendere qualcosa non sia mai un imparare mnemonicamente ma un appropriarsi dell'oggetto di studio, ossia un farne esperienza. Nel senso, e qui mi spiego, di trovare banalmente un esempio, trovare delle situazioni nella propria vita comune o quotidiana che ricalchi o in cui posso ritrovare la struttura della cosa da studiare. Perché se studio anche con i sensi, quindi anche vedendo una cosa e non solo immaginandola, posso davvero riuscire ad appropriarmene e quindi a farne l'esperienza che serve a comprenderla davvero. Ossia far mia la cosa che studio, di modo che resti per sempre con me. Che le cose imparate seguendo questo metodo sono quelle che ricordieremo sempre. 

Ossia, ritengo, così Heidegger spiega l'arcano in Aristotele: no, non esiste nessuna conoscenza astratta, che possa essere davvero compresa senza saperne fare applicazione, o anche solo esempio. Ossia non è possibile riuscire ad evitare i raggiri nel mondo o a "navigare a vista" se non si impara anche ad "far proprio" un concetto studiato. E quindi il metodo che propongo io, coem insegnante privato, è proprio quello di voler fare esempi, menttere in partica ed in modo anche semplice ciò che si studia. Altrimenti, in effetti, a cosa serve studiare, se poi non ci aiuta a guidare in maniera differente (e possibilmente più saggia) le nostre decisioni nella vita.

Ma per arrivare a ciò bisogna prima capire cosa ci motiva. Infatti, non tutti gli esseri umani nella loro vita desiderano sempre imparare alla velocità o nelle modalità che la scuola richiede e, per questa ragione, nel metodo che voglio proporre ritengo sia necessario innanzitutto individuare le ragioni per cui lo studente si senta di voler esistere, ossia le sue motivazioni, ed in seguito a ciò, aiutato a scovare le proprie motivazioni, si potrà inziare a procedere con l'applicazione del metodo. Perché può variare nelle modalità, ossia nella necessità di implementare una parte più rilevante di esempi e di esperienza oppure nel concentrarsi sulla comprensione dei concetti generali, per comprendere la materia studiata, ma il metodo per ottenere il massimo delle votazioni ed avere anche un'utilità di bagaglio di conoscenza per la propria vita è, ritengo, per forza questo. 

 

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