Hi everyone! 👋
Oggi parliamo di un argomento molto discusso e richiesto dai nostri studenti (ma soprattutto dai genitori) ovvero: Qual è l'età migliore per iniziare a seguire le lezioni di inglese? Se mio figlio inizia prima sarà poi più bravo in inglese?
Bene, let's dive right into the topic!
In una società che, oramai, presenta spinte verso l'efficienza e la competizione, nella quale i bambini e i ragazzi (spesso definiti "piccoli imprenditori" da psicologi e sociologi) sono immersi in così tante attività da non avere più neppure il tempo per essere semplicemente bambini e ragazzi... sorge la domanda: "A che età si fanno le prime lezioni di inglese?".
Nella mia esperienza di insegnante privato più volte mi sono trovato a dover frenare l’entusiasmo di genitori iper orientati alla corsa agli armamenti di lezioni di inglese, soprattutto quando le lezioni avrebbero dovuto incastonarsi con altri corsi di pianoforte, karate, calcio, equitazione, scalata dell'Everest... e no, non sto parlando di bambini diversi, spesso tutto questo peso viene imposto sulle spalle di un unico essere umano di 6 anni!
Il risultato? Bambini infelici ma super occupati, troppi stimoli e poca o nessuna passione, perchè l'interesse e la passione hanno bisogno di tempo per emergere, e per avere tempo bisogna anzitutto darsi tempo: "Per ogni cosa c'è il suo momento", diceva saggiamente qualcuno.
Le maggiori teorie sull'acquisizione della lingua, come ad esempio quella di Noam Chomsky, affermano che quella dell'acquisizione del linguaggio è un'abilità innata (questo non vale solamente per la propria lingua madre ma anche per le lingue di studio), si parla di LAD (Language Acquisition Device) proprio per riferirsi a questo meccanismo già implementato a livello neurale nell'uomo.
Se pensiamo al modo in cui abbiamo imparato la nostra lingua madre, beh, all'inizio di tutto si trattò tranne che di lezioni: abbiamo imparato attraverso la ripetizione, l'imitazione e poi, man mano, queste capacità e queste regole grammaticali sono state confermate nel tempo con la pratica e lo studio specifico, ma solo in un secondo momento.
Se prendiamo la teoria di Chomsky:
"Ogni individuo possiede un insieme di competenze innate per apprendere regole grammaticali verificate nel tempo con la pratica", possiamo estrapolare due riflessioni in merito:
1) Se le competenze sono innate, allora basta stimolarle: attività utili in tal senso potrebbero essere quelle di esporre il bambino - anche fin dalla tenera età - a stimoli in inglese di varia natura (cartoni animati o canzoni, anche in modo non strettamente sequenziale, magari la mattina mentre si fa colazione o nel pomeriggio a merenda o durante i suoi giochi) questo per cercare di riproporre un ambiente bilingue in cui il soggetto si trova spesso in contatto con una seconda lingua e acquisisce sempre più familiarità con quest'ultima. Una raccomandazione è che queste attività siano svolte in modalità di svago e ludica, NON con intento didattico!
2) Queste competenze, si diceva, "sono verificate nel tempo con la pratica" e aggiungerei con uno studio più sistematico. A questo punto subentra la scuola, una volta che il bambino è già entrato in contatto con la lingua straniera, ha creato delle piccole reti associative fra suoni, oggetti, contesti di utilizzo e via dicendo, questo è il momento di accedere ad uno step successivo: lo studio grammaticale propriamente detto, che man mano lo porti a sviluppare le competenze di base (lettura, scrittura, ascolto e conversazione).
E quindi le lezioni di inglese? Le abbiamo perse per strada? No, ma nella mia visione i due step di cui abbiamo appena parlato giocano un ruolo fondamentale per l'acquisizione delle competenze linguistiche, visto che poi lo studio scolastico della lingua accompagnerà lo studente fino ai 19 anni. Le lezioni private sono da vedere come un supporto e non come una prescrizione (della serie, "si inizia a questa età!"), salvo l'ambito lavorativo in cui, per pressioni di mercato e per esigenze di competitività, si è costretti a imparare l'inglese che lo si voglia o no.
Una analogia che rende meglio questo pensiero è quella con gli integratori alimentari: se un soggetto si alimenta in modo corretto e vario, in genere, non ha bisogno di ricorrere agli integratori o, peggio, ai farmaci!
Trovare un docente scolastico preparato e appassionato della propria materia qui è la chiave (così come anche l'impegno, lo studio e la disciplina da parte del ragazzo o della ragazza), in questo contesto sarà poi lo studente stesso - infervorato dall'entusiasmo dell'insegnante - a voler approfondire i concetti e, perchè no, a richiedere un supporto privato per andare al di là del programma scolastico. O, al contrario, avendo incontrato un docente poco preparato o poco motivato, si renderà necessario anche qui il ricorso ad un docente privato per colmare le lacune presenti.
Se questo fosse la tua situazione, le ripetizioni di inglese faranno al caso tuo!
Quindi, in sostanza, non esiste una prescrizione unica per tutti: “prima” non vuol dire per forza "meglio" e “dopo” non vuol dire per forza "ritardo", e parlo per mia personale esperienza di studente che odiava l'inglese e ora si ritrova ad amarlo e a insegnarlo.
Grazie per essere arrivati fino a qui nella lettura, vi auguro una vita piena di passioni e progetti ma soprattuto vi auguro di avere tempo, come nella stupenda poesia di Elli Michler.
Bye 😉