L'informatica dopo la scuola: cosa aspetta ai futuri informatici?

Apriamo la mia area presentandomi: Sono Marco, abito nella provincia di Verona e sono un programmatore da 15 anni.

La mia istruzione è avvenuta all'interno dell'ITIS Guglielmo Marconi, istituto scelto a causa della mia grande passione per il mondo della tecnologia e informatica, in quel periodo agli esordi in Italia.

Terminati gli studi, dopo un periodo di stallo di un paio di anni, ho iniziato a lavorare in una piccola azienda di consulenza, dove andavo a personalizzare un CRM (Gestionale) in base alle esigenze del cliente. L'azienda, però, era troppo piccola ed è stata colpita dalla crisi di quegli anni. Ed essendo l'unico dipendente, mi è stato dato il benservito onde evitare il fallimento.

Tale licenziamento mi ha permesso di entrare in una società di informatica dove non si va a personalizzare, ma a creare da zero prodotti o nuovi componenti di un prodotto. Il target principale sarà quello bancario. È in questa azienda, una volta che vengo inserito dal cliente (sempre bancario) e dopo aver conosciuto il nuovo collega, che crescerò veramente.

Ma cosa ci aspetta, a noi programmatori, una volta che usciamo dalla scuola? Ci aspetta un mondo competitivo in un mercato ed in una società (quella italiana) che ancora sottovaluta il lavoro degli informatici (diciamoci la verità, quante volte ci è stato affibbiato il termine spregiativo di "premi tasti"?). Il commento classico di colui che avrà bisogno del vostro lavoro sarà il classico "ma mio cugino lo fa gratis", "ma che ci vuole? dovete premere due tasti in croce!".

Grazie a questo tipo di mentalità, veniamo trattati più come operai che come professionisti del settore. Ma non allarmiamoci. Fortunatamente le aziende che valorizzano i programmatori, ed i clienti che conoscono l'importanza di tale settore, ci sono e sembrano aumentare sempre di più.

Non è raro oramai, infatti, trovare aziende che sposano appieno lo smart working; che inseguono la tecnologia più redditizia del momento, il business più redditizio del momento; che puntano sul professionista e non sull'amicizia; che adottano uno stile di lavoro sempre più orientato al benessere e non alle ore effettive lavorate.

In conclusione. Il mondo della programmazione è un mondo affascinante. Una volta che diventa un lavoro può piacere o meno. Tutto dipende da diversi settori (azienda, ramo di business, clienti, ...).

Il mio consiglio che posso dare a voi futuri programmatori è: studiate, andate oltre ciò che fate a scuola, informatevi il più possibile. Vi darà una marcia in più. E se ne avete la possibilità, studiate il più possibile l'inglese. Non solo leggerlo e capirlo (fondamentale, visto che la documentazione principale è in inglese), ma anche comprenderlo e parlarlo. Vi permetterà di aprirvi ulteriori strade (l'estero è più attento al mondo dell'informatica).

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Marco
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