Il metodo PPP per insegnare inglese

Letuelezioni
Valeria Nidoli

Gli insegnanti di lingua straniera possono avvalersi di diverse tecniche e tenersi aggiornati sulla ricerca dedicata al teaching o all’apprendimento. Avere accesso ad una gamma più ampia di tecniche di teaching non ha l’intento di sostituire tecniche tradizionali di insegnamento bensì di aiutarci a diversificare le nostre lezioni private e formulare lezioni più adeguate ai bisogni individuali degli studenti (pure all’interno di un gruppo!).

Oggi esploriamo una tecnica tradizionale del PPP (Presentazione, Pratica e Produzione) utilizzata nel mondo del teaching delle lingue straniere dagli anni '60 in poi e analizzeremo i motivi che ci possono spingere ad optare per alternative a questa tecnica.  

Inizia a dare lezioni private

Presentazione

L'insegnante mostra delle foto posizionate in sequenza temporale.

Il compito degli studenti è quello di decodificare il significato di ogni immagine utilizzando certe espressioni centrali nella lezione pianificata dall’insegnante come per esempio “espressioni incentrate sulla routine settimanale e sulle abitudini”.

Ad esempio: She’s a doctor. She gets up at 6 o’clock. She drives to the hospital at 10 am.

Insegnante isola certi componenti delle frasi costruite insieme durante la presentazione delle immagini. Ad esempio: L’insegnante isola il verbo get up e si focalizza sulla coniugazione della terza persona singolare he/she/it gets.

Pratica

Gli studenti ripetono la frase She gets up at 7 AM. A questo punto alcuni studenti possono intervenire individualmente per correggere degli errori individuati nell’attività di gruppo.

Produzione

Il fine del metodo PPP nell'insegnamento consiste nel chiedere agli studenti di applicare le regole apprese in frase formulate dallo studente a piacere. Ad esempio:

  • Lo studente produce delle frasi incentrate sulla propria routine settimanale utilizzando le espressioni apprese durante la lezione.

Quali sono gli svantaggi della tecnica PPP? La tecnica rimane incentrata sull’insegnante. Il presupposto è che gli studenti inizino il loro apprendimento da zero (come una tabula rasa) e che attraverso la costruzione di frasi come quelle affrontate nella fase della pratica arrivino ad una produzione immediata della conoscenza.

La teoria dietro questa tecnica non riflette necessariamente il modo in cui apprendiamo una lingua straniera e neppure il metodo in cui apprendiamo in generale secondo Lewis (1993). In risposta alla scarsa efficacia della tecnica PPP, Johnson (1982) ha offerto una “deep-end strategy”. Secondo Johnson gli studenti possono essere immediatamente immersi nella produzione immediata o “throwing students in at the deep end”.

In questo modo, l’insegnante può individuare immediatamente le lacune degli studenti durante la fase di produzione e ritornare alle fasi di presentazione e pratica quando è pertinente e a seconda delle esigenze individuali degli studenti.

Un paio d’anni più tardi, Johnson è stato supportato da Byrne (1986), il quale affermò che con la tecnica di Johnson sia gli studenti che gli insegnanti possono decidere in quale fase entrare nel processo di presentazione e pratica.

Similarmente, Harmer (2007) introduce la tecnica ESA, in accordo con il tentativo di “decentrare” la lezione dall’insegnante riportando i processo di apprendimento intorno agli studenti.

In conclusione, è importante valutare quando la tecnica PPP può essere utile come per gli studenti che non hanno conoscenze basilari della lingua inglese. Tuttavia, è importante non fossilizzare le lezioni su questa tecnica. Allo stesso modo, pure la tecnica ESA non dovrebbe essere presentata come l'unica tecnica efficace nelle nostre lezioni riorganizzando la tecnica ESA attraverso tecniche simili come la tecnica Boomerang o il Patchwork (per ulteriori informazioni su queste tecniche di ESA vi consiglio di approfondire su Youtube o sul Web).

Bibliografia:

Byrne, D. (1986) Teaching oral skills. Pearson Education.

Johnson, K. (1982) The deep-end strategy in communicative language teaching. In Johnson, K. (ed.) Communicative syllabus design and methodology Pergamon institute of English.

Harmer, J. (2007) How to teach English. Pearson Education.

Lewis, M. (1993) The lexical approach. Language teaching Publications.

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Valeria Nidoli
Content Specialist
Valeria è una web content strategist specializzata in SEO e tendenze IT. È italiana e vive a Barcellona dal 2018, dove lavora nel settore del marketing digitale da oltre quattro anni. Appassionata di culture e lingue straniere, parla fluentemente italiano, spagnolo e inglese, e sta perfezionando le sue competenze in francese e catalano. Con una solida esperienza nell'organizzazione e gestione di progetti, Valeria ama condividere il suo know-how attraverso lo storytelling, rendendo i contenuti digitali più coinvolgenti e mirati.
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